Il mondo FQ

“Ho paura, mi vuole annientare”, la denuncia di Erica Patti per il permesso premio all’ex che uccise i due figli

L'uomo, nel 2016, è stato condannato all'ergastolo perché nel 2013 uccise i due figli. I bambini furono soffocati a letto e poi l'uomo, che era stato denunciato per stalking dalla moglie, diede fuoco alla casa
“Ho paura, mi vuole annientare”, la denuncia di Erica Patti per il permesso premio all’ex che uccise i due figli
Icona dei commenti Commenti

I giudici della Corte d’appello di assise di Brescia nel febbraio 2016 motivarono la pena dell’ergastolo scrivendo che quella di Pasquale Iacovone fu “una vendetta disumana”. Era il 16 luglio 2013 quando l’uomo uccise a Ono San Pietro, nel Bresciano, i due figli Andrea e Davide. I bambini, 7 e 11 anni, furono soffocati a letto e poi l’uomo diede fuoco alla casa. A poco meno di 10 anni da quella sentenza potrà uscire in permesso premio. Erica Patti, la mamma di quei due bambini uccisi, che aveva denunciato più volte il marito per stalking prima della tragedia, da mesi denuncia questa possibilità è sconvolta e impaurita. Al Corriere della Sera dice di essere ripiombata nella “paura: quella di non sapere quando può uscire l’assassino dei tuoi figli. Peraltro, non esistono nemmeno misure restrittive particolari in questi casi: penso a un braccialetto elettronico, a un divieto di avvicinamento, per esempio. Questo mi inquieta moltissimo”.

“L’imputato spinto da rancore ed odio inaudito verso la moglie da lui tormentata e molestata per oltre un anno, aveva deliberato di imporre un’ultima definitiva sofferenza. Uccidere i figli ed assaporare il gusto tremendo di vederla soffrire in modo indescrivibile di fronte corpi straziati carbonizzati degli stessi” hanno scritto i giudici nella motivazioni per la pena a Iacovone, rimasto ustionato nel rogo che volontariamente appiccò in casa simulando il suicidio. “Agevolato dal sonno dei due figli Iacovone li ha barbaramente soffocati e poi è iniziata una lunga opera di spandimento della benzina per procurare l’incendio”. Per i giudici, “non si è trattato quindi di un momento di esasperazione improvviso, ma di una lucida e consapevole azione finalizzata a mascherare ciò che era successo”.

Ed è per questo che la donna, che si era separata dall’uomo, ha paura di essere uccisa: “Non ha finito. Io sono convintissima che tornerebbe. Perché lo scopo della sua vita è questo, annientare me. Oltretutto non ha mai dato segni di pentimento, nemmeno in forma ufficiosa o privata, mai. E questo contribuisce ad alimentare il mio terrore”. La donna chiede tutele in quanto vittima: “Dovremmo essere partecipi nel contraddittorio finalizzato al rilascio del permesso premio, esprimendo i motivi per i quali non vogliamo che questa persona esca. Attenzione, io non dico no a prescindere ai permessi, ci mancherebbe, il nostro carcere, da Costituzione, deve tendere alla riabilitazione, ma in certi casi, come un omicidio del genere, no. Ho vissuto prima, nel terrore, e vivo la stessa condizione oggi: non posso accettarlo. Non è giusto che io debba perennemente girarmi e guardarmi le spalle per paura di trovarmelo dietro”.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione