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Garlasco, Tortora e tutti i processi celebrati in tv: la giustizia è una cosa seria

Il problema non è solo la curiosità della gente, ma la responsabilità di chi tratta questi argomenti e la alimenta
Garlasco, Tortora e tutti i processi celebrati in tv: la giustizia è una cosa seria
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Leonardo Sciascia scrisse che il castello accusatorio a carico di Enzo Tortora era destinato a sgretolarsi come un castello di sabbia. Lo scrisse in uno dei momenti più bui della magistratura italiana. Quello che tutti ricordano come il simbolo dell’errore giudiziario più clamoroso del nostro tempo. Sciascia sentiva il dovere, come intellettuale e come cittadino, di difendere pubblicamente Tortora dall’ingiustizia che stava subendo per opera di magistrati che stavano sbagliando ma che non lo avrebbero mai ammesso. Erano emerse fin da subito le incongruenze negli elementi raccolti a suo carico, le menzogne di pentiti interessati, l’opportunismo che si celava dietro certe accuse.

Sciascia era amico di Tortora e su di lui non aveva dubbi. Riteneva doveroso prendere le sue difese ma anche difendere il principio di giustizia. Insieme a lui pochi coraggiosi intellettuali e colleghi alzarono la voce, mentre altri si unirono alla gogna mediatica.

Il caso Tortora torna alla mente ogni volta che un processo si trasforma in uno spettacolo. Dove una indagine entra in tv e viene sezionata nei talk show. Dove le fughe di notizie diventano prassi e il segreto di indagine viene sacrificato in favore della cronaca. Oggi Garlasco, ieri Avetrana, domani un’ennesima tragedia che verrà data in pasto ai programmi televisivi.

Il problema non è solo la curiosità della gente, ma la responsabilità di chi tratta questi argomenti e la alimenta: giornalisti che si improvvisano giudici, opinionisti che ricostruiscono verità alternative. Così il processo viene celebrato fuori dall’aula di tribunale e la giustizia perde di significato.

Sciascia aveva capito quanto fosse fragile la verità giudiziaria e quanto effimera fosse quella mediatica. Nonostante tutto, a distanza di tanti anni, non abbiamo ancora imparato che la reputazione di una persona si distrugge con un click ed è sempre più difficile ricostruirla. Anche dopo che la tempesta mediatica è passata.

La giustizia è una cosa seria. La lettura degli atti di indagine, il materiale probatorio raccolto e rivalutato dopo tanti anni, sono tutti argomenti che vanno trattati fuori dal contesto mediatico. Non si rende un servizio divulgando al pubblico e all’opinione pubblica una informazione frutto di tante, troppe, interpretazioni.
“Speriamo che non sia davvero un’illusione”, scriveva ancora Sciascia all’indomani della morte dell’amico. Che non fosse stato vano il sacrificio di chi sperava che dalla sua vicenda la giustizia e il Paese ne avessero tratto insegnamento.

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