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Sanzioni sul petrolio russo, l’inviato di Putin per gli affari economici negli Usa per ricucire i rapporti tra Mosca e Washington

Kirill Dmitriev è a Miami per "continuare il dialogo basato sul rispetto degli interessi della Russia". La governatrice della Banca centrale di Mosca, Elvira Nabiullina: "È difficile prevedere l'impatto delle sanzioni Usa"
Sanzioni sul petrolio russo, l’inviato di Putin per gli affari economici negli Usa per ricucire i rapporti tra Mosca e Washington
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Kirill Dmitriev, il rappresentante del Cremlino per la cooperazione economica con l’estero, si trova negli Usa per partecipare a dei colloqui ufficiali con l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff. L’obiettivo è il disgelo tra tra Mosca e Washington, due giorni dopo il passo indietro di Donald Trump rispetto all’idea di incontrare Vladimir Putin per trattare il cessate il fuoco in Ucraina. E soprattutto dopo l’annuncio del tycoon di voler imporre nuove sanzioni alle società petrolifere russe, Rosneft e Lukoil.

L’arrivo di Dmitriev negli Stati Uniti è stato confermato da lui stesso su Instagram, dove ha postato un’immagine della rotta del suo aereo in volo sugli Usa. Nelle prossime ore, ha scritto Axios, Dmitriev incontrerà Witkoff a Miami. Dmitriev, cresciuto negli Stati Uniti, con studi a Stanford e Harvard ed ex manager di Goldman Sachs, è colui che con lo stesso Witkoff ha spinto di più negli ultimi mesi per un riavvicinamento tra i due Paesi. La scorsa settimana, dopo la telefonata di due ore e mezza fra Putin e Trump, Dmitriev ha lanciato l’idea di costruire un tunnel sotto lo Stretto di Bering che colleghi la Russia agli Usa, intitolandolo ai due presidenti.

Il rappresentante del Cremlino ha annunciato che incontrerà anche altri “diversi membri dell’amministrazione” Trump per discutere di “come continuare il dialogo basato sul rispetto degli interessi della Russia“. L’inviato di Putin ha anche denunciato i tentativi dei Paesi europei, “compresa la Gran Bretagna, di far fallire il dialogo diretto tra il presidente Putin e il presidente Trump”.

Sulle sanzioni a Rosneft e Lukoil, che secondo notizie dei media potrebbero indurre i due principali acquirenti di petrolio russo, Cina e India, a ridurre le importazioni, si è espressa anche la governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina. Si tratta di “un fattore negativo esterno”, ma al momento “è improbabile che qualcuno possa prevedere con precisione l’impatto”, ha detto. “Molto dipenderà da come il Paese si adatterà”, ha aggiunto la responsabile dell’istituto regolatore, che oggi ha abbassato dal 17% al 16,5% il tasso di riferimento. Una mossa non legata alle ultime sanzioni ma attesa da tempo, dopo che una serie di rialzi a partire dal 2023 aveva portato il tasso fino al record del 21% per cercare di arginare l’inflazione.

Tuttavia la Banca centrale ha avvertito che “le aspettative inflazionistiche rimangono alte”, e per questo “manterrà le condizioni monetarie tanto strette quanto necessario per riportare l’inflazione all’obiettivo” del 4%. Una notizia non buona per l’economia russa, alle prese con un forte rallentamento dopo la crescita record intorno al 4% dei due anni precedenti, alimentata anche dagli investimenti nel settore della Difesa. Nabiullina prevede per quest’anno un incremento del Pil limitato tra lo 0,5% e l’1%.

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