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“Gravi violazioni della libertà religiosa per due terzi della popolazione mondiale”: il rapporto

I dati emergono dal documento della Fondazione "Aiuto alla Chiesa che soffre". La libertà religiosa è declinata in 24 Paesi, mentre la discriminazione per la propria fede riguarda 1,3 miliardi di persone
“Gravi violazioni della libertà religiosa per due terzi della popolazione mondiale”: il rapporto
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È bastata una scintilla perché in Pakistan la folla inferocita prendesse d’assalto la casa dove abitava Miriam (nome di fantasia), per prelevare suo nonno, accusato di blasfemia, e sottometterlo a un processo sommario. Lui è uscito in occasione della Turba, rievocazione storica della Passione di Cristo: voleva farli ragionare, difendersi dall’accusa, ma venne trovato “riverso a terra, coperto di sangue”. Aveva i denti rotti, il naso fratturato e le ossa spezzate”, racconta Miriam, che era fuggita per mettersi al sicuro. “Poco dopo, è morto per le ferite riportate. Nel giro di pochi giorni è morta anche mia nonna, consumata dal dolore”. L’assedio alla casa di Miriam è l’emblema dell’intero rapporto 2025 sulla Libertà religiosa nel mondo, pubblicato dalla Fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, secondo il quale circa due terzi della popolazione mondiale, cioè 5,4 milioni di persone, vive in Paesi in cui “si verificano gravi violazioni della libertà religiosa”: +5% rispetto al biennio precedente. Tali violazioni possono manifestarsi “in forme evidenti, come omicidi, incarcerazioni o la distruzione e confisca di luoghi di culto” oppure attraverso modalità più subdole, come “ostacoli burocratici, censura, divieti all’educazione religiosa e discriminazioni sociali”, è quanto afferma Regina Lynch, presidente esecutivo di Aiuto alla Chiesa che soffre internazionale, che sottolinea come la libertà religiosa non sia “un privilegio”, ma “un diritto fondamentale” sancito dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Il volume, di 1.200 pagine, il più corposo mai pubblicato, è stato presentato all’Agostinianum di Roma, dove il segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin si è detto preoccupato in quanto “le violazioni della libertà religiosa aumentano di anno in anno” e ha esortato governi e comunità ad “astenersi dal costringere qualcuno a violare le proprie convinzioni profondamente radicate”. Si accende l’allarme per le persecuzioni, che colpiscono 4,1 milioni di persone, soggette a “violazioni sistemiche gravi, tra cui violenze, arresti e repressione” in 24 Paesi, tra cui Cina, India e Nigeria. Nella maggior parte dei casi in esame, il 75%, la situazione è addirittura peggiorata.

Preoccupa anche la discriminazione religiosa, che affligge con 1,3 miliardi di persone a rischio, cioè il 17% della popolazione mondiale, specialmente in Paesi come Egitto, Etiopia, Messico e Turchia dove “i gruppi religiosi affrontano restrizioni sistematiche al culto”, oltre a “emarginazione e ineguaglianza legale”.

Il declino della libertà religiosa è presente in altri 24 Paesi – tra cui Cile, Indonesia, Kenya e Russia -, dove vivono 750 milioni di persone, cioè il 9,3% della popolazione mondiale. Nei suddetti Paesi si verificano “segnali preoccupanti, come il rafforzamento dell’autoritarismo, l’indebolimento delle garanzie giuridiche e l’acuirsi dell’intolleranza religiosa”, esplicita il rapporto, che individua nei governi autoritari “la principale minaccia alla libertà religiosa” attraverso “sorveglianza capillare, norme restrittive e repressione del dissenso”. Entrano in gioco anche l’Intelligenza artificiale e le reti di sorveglianza, “sempre più impiegate per monitorare, tracciare e sanzionare l’espressione religiosa”, oltre a “strumenti digitali” adoperati a fini di censura.

Segue la violenza jihadista, che “si intensifica, si adatta e destabilizza” dal Sahel al Pakistan, colpendo “sia cristiani sia musulmani che rifiutano l’ideologia estremista”. Altra minaccia consistente è il crimine organizzato, che colpisce istituzioni religiose e leader ritenuti scomodi ai loro scopi di controllo territoriale – specie in Haiti, Messico e Nigeria -. Pesano anche i conflitti in corso in Ucraina, Sudan, Myanmar e Gaza con sfollamenti di massa, chiese devastate e attacchi contro gruppi religiosi. Le donne sono poi tra i principali bersagli della persecuzione a sfondo religioso, sottoposte a “sparizioni, rapimenti, conversioni e matrimoni forzati” in Egitto e Pakistan, come accaduto ad Ariha Gulzar e Laiba Suhail, di dodici e dieci anni rispettivamente.

Ma gli episodi ostili accadono anche nei Paesi Ocse contro le tre principali religioni monoteistiche. Si contano almeno mille episodi anticristiani in Francia e circa 600 episodi di vandalismo contro le chiese in Grecia. In Francia i crimini d’odio antisemita hanno registrato un’impennata del mille per cento dopo il 7 ottobre 2023 mentre quelli anti-islamici del 29% e, nello stesso periodo, in Germania, gli episodi legati al conflitto mediorientale sono arrivati a 4.639 mentre nel 2022 se ne contavano appena 61. “Sinagoghe e moschee sono state prese di mira”, anche in Nord America e America Latina, sottolinea “Aiuto alla Chiesa che soffre”, che ha indetto una raccolta firme online a supporto di un documento rivolto al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, al presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e ad altre personalità, con il titolo “Difendiamo il diritto di credere: appello globale per la libertà religiosa”.

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