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“Inclusione scolastica? Serve un cambio di rotta immediato, per garantire lavoratori e studenti”: il parere della Cub

Il sindacato di base: "Nel nuovo testo di riforma dell'assistenza scolastica ai bambini disabili è stato eliminato ogni riferimento all’internalizzazione. Una scelta molto grave, che spegne la sola prospettiva concreta di stabilizzazione del personale e di riconoscimento del valore sociale ed educativo del servizio"
“Inclusione scolastica? Serve un cambio di rotta immediato, per garantire lavoratori e studenti”: il parere della Cub
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“Basta. Ho deciso, do le dimissioni. Amo il mio lavoro, ma così non si può vivere”. È questa la frase che, sempre più spesso, i sindacati sentono pronunciare da operatori e operatrici dell’inclusione scolastica. Parole che raccontano tutta la frustrazione di chi ha scelto una professione fondamentale e delicata, ma si ritrova intrappolato in un sistema che lo penalizza ogni giorno di più.

“Nel mese di ottobre arriva la prima busta paga dell’anno scolastico, dopo tre mesi di sospensione estiva senza stipendio né tutele. Un cedolino spesso più che dimezzato, perché, si sa, l’avvio dell’anno scolastico è raramente a tempo pieno e le cooperative pagano solo le ore effettivamente lavorate, in barba ai contratti di lavoro – spiegano dalla Cub Scuola – Dall’inizio dell’anno ci vengono segnalate importanti riduzioni delle ore assegnate agli alunni e alle alunne con disabilità, soprattutto nei casi di nuove certificazioni. Di conseguenza le cooperative propongono (e a volte impogono) riduzioni dell’orario di lavoro oppure assegnano più studenti, anche in scuole diverse. Così gli operatori e le operatrici si trovano orari di lavoro spezzettati, costretti a spostarsi da una scuola all’altra, con utenti diversi”.

Insomma, una assoluta precarietà, nella quale non è garantita nemmeno la regolarità della retribuzione, visto che si possono perdere ore di lavoro per qualsiasi motivo: assenze del bambino/a, assemblee o scioperi del personale scolastico, allarme maltempo, interventi di derattizzazione. Questa situazione incide pesantemente non solo sulle condizioni di lavoro, già povere e precarie, delle lavoratrici e dei lavoratori, aumentando i livelli di stress, fino al rischio burnout, sia sulla qualità del servizio e sul diritto all’inclusione degli interessanti, bambini e ragazzi.

“È paradossale e inaccettabile che proprio gli operatori incaricati di seguire i minori con le maggiori difficoltà, per i quali sono richieste competenze specifiche e un elevato livello di coinvolgimento professionale, siano quelli più penalizzati. Questi alunni e alunne, a causa delle loro condizioni, hanno spesso una presenza scolastica più irregolare, rendendo ancora più precaria la posizione di chi dovrebbe seguirli con continuità”, continua il sindacato di base ricordando che “le speranze riposte nell’approvazione del DDL 236 del 2022, che prevedeva la statalizzazione del servizio, sembrano definitivamente naufragate, a seguito dell’accorpamento delle tre proposte di legge (DDL nn.236, 793 e 1141), il cui iter legislativo, peraltro, langue in Senato. Nel nuovo testo, infatti, è stato eliminato ogni riferimento all’internalizzazione. Una scelta, a nostro avviso molto grave, che spegne la sola prospettiva concreta di stabilizzazione del personale e di riconoscimento del valore sociale ed educativo del servizio”.

La Cub chiede quindi “un cambio di rotta immediato che garantisca condizioni di lavoro stabili e dignitose e l’accesso all’istruzione delle persone con disabilità. L’internalizzazione del servizio è l’unica via per garantire continuità, qualità e giustizia per lavoratori, famiglie e studenti”.

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