Sugli affitti brevi Tajani e Salvini vengono ignorati: la manovra bollinata conferma l’aumento della cedolare secca
La Ragioneria generale dello Stato ha bollinato il ddl di Bilancio. La versione finale del testo, che ora sarà inviato alla presidenza della Repubblica per la firma del capo dello Stato e poi alle Camere, conferma l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26% contro il quale si sono scagliate Forza Italia e la Lega. La tassa piatta resterà al 21% solo nel caso in cui “nell’anno di imposta non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare”. Cioè se il proprietario affitta da privato a privato, senza il supporto di Airbnb, Booking o altri portali.
Si tratta ormai di casi molto rari. E infatti il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, impegnato a difendere chi vive di rendita e sui proventi paga una flat tax invece che la normale Irpef, resta sul piede di guerra: “Non essendo in sostanza cambiato nulla rispetto alla bozza, ci aspettiamo che i due vicepremier confermino il loro impegno all’eliminazione della norma”, attacca, svelando il bluff di Matteo Salvini e Antonio Tajani che si erano detti pronti alle barricate pur di fare saltare il mini ritocco alla cedolare introdotta da Silvio Berlusconi. Salvini ad Agorà Rai Tre ha ripetuto che l’aumento “non ci sarà” e se resta nel ddl “in Parlamento verrà cancellato“. “Siamo contrari, faremo emendamenti”, ha annunciato a sua volta Raffaele Nevi, portavoce di FI. “Per noi la norma deve rimanere così come è adesso”, gli fa eco il presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri. Ma il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, difende la scelta: “Uno degli elementi che in questi ultimi anni hanno contribuito ad accrescere la difficoltà a trovare alloggi, soprattutto nelle grandi città, è risultato essere l’incremento di casi di affitti brevi, soprattutto a fini turistici”, ha spiegato al question time alla Camera: “Per questo – ha sottolineato – si è ritenuto di inserire nel disegno di legge di bilancio un’apposita disciplina in materia fiscale avente oggetto le locazioni concluse tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici”.
L’Associazione italiana Gestori affitti brevi, lobby del comparto, a sua volta si lamenta. “La nuova formulazione del testo non cambia la sostanza del precedente. Tutti i contratti di locazione breve sono conclusi tra proprietari e conduttori per il tramite di portali e intermediari online. L’effetto rimane una patrimoniale su mezzo milione di famiglie italiane colpevolizzate perché proprietarie di una seconda casa da cui ricavano un reddito integrativo. Chi ha riscritto il testo o non conosce la materia o è in malafede”. Segue lamentazione sulla “stangata che impoverisce le famiglie, paralizza il mercato e penalizza il valore del patrimonio immobiliare, vero asset degli italiani. Abbastanza da far prendere il rischio a molti proprietari di ricorrere al nero“.
Sulla stessa linea l’associazione dell’ospitalità diffusa Confesercenti: “È noto a tutti che quasi il 100% degli affitti brevi passa attraverso piattaforme online che già oggi agiscono come sostituti d’imposta. Di conseguenza, la riformulazione proposta non produrrà alcun effetto concreto: è semplicemente un gioco delle tre carte, una correzione di forma che non modifica la sostanza: una stangata da oltre 100 milioni di euro, così come confermato dalla relazione tecnica alla manovra”, commenta Claudio Cuomo, presidente di Aigo. “La soluzione è un’altra: accompagnare il comparto con incentivi e sostegni oggi, così da ottenere più gettito e più emersione domani, senza costruire ulteriori passaggi ‘bancomat’ per spremere risorse dal comparto”, conclude.
Non poteva mancare la presa di posizione di Airbnb. Matteo Sarzana, country manager di Airbnb Italia, mette becco sulle scelte del legislatore sostenendo che “imporre ulteriori oneri fiscali solo online dove peraltro i pagamenti sono già tracciati e la cedolare applicata renderebbe la situazione ancora più difficile per la classe media” visto che “il 58% degli host afferma che Airbnb permette loro di far fronte all’aumento del costo della vita”.
Dalla nuova norma arriveranno soldi in più per lo Stato: il governo prevede un maggiore gettito di 102,4 milioni annui a regime. Nella Relazione tecnica che accompagna la misura, si stima che il 90% di chi affitta su piattaforme continui a servirsene per esigenze di semplificazione e rapidità. Per questo la norma (che riguarda appunto solo chi usa i portali) comporterà – si legge nella Relazione – “effetti finanziari positivi a regime in misura pari a circa 102,4 milioni di euro su base annua” a partire dal 2028. Resta invariata la disposizione introdotta dalla legge di bilancio 2021 per cui la cedolare secca sulle locazioni brevi può essere applicata solo se se si affittano massimo quattro appartamenti. Oltre quella soglia, l’attività si considera svolta in forma imprenditoriale e non accede al regime della cedolare.