Anche il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, è intervenuto alla manifestazione organizzata dal Movimento 5 stelle, in sostegno a Sigfrido Ranucci, vittima di un attentato.
“Non sappiamo chi siano gli autori, possiamo immaginarci il movente, basta vedere Report a quante persone ha pestato i piedi e a quanti ne pesterà – ha esordito Travaglio – Credo che il movente siano le domande indiscrete e le notizie proibite. Questo è bene precisarlo proprio perché l’isolamento dei giornalisti, di Ranucci e di Report, non viene dalla politica. Quando il politico mal sopporta il giornalista per il giornalista è una medaglia, i politici dovrebbero temere l’informazione. Il problema è quando l’isolamento arriva dai colleghi io ricordo quando Assange è rimasto per 13 anni recluso. Io ho letto tanti nostri reputati colleghi che lo trattavano come se fosse una spia, semplicemente perché faceva il nostro mestiere molto meglio di tanti di noi”. “Il problema non è Gasparri con la carota e il cognac, il problema è che quando un giornalista o un gruppo di giornalisti infastidiscono il potere. Il potere sa benissimo che se rifiuterà di parlare con loro ci saranno altri che prenderanno il loro posto – ha spiegato ancora – Il problema in Italia è l’autocensura, quelli che si censurano da soli perché sanno quanto è lungo il loro guinzaglio. Noi di isolamento in questi anni nei confronti di Report ne abbiamo visto tanto”.
Travaglio ha quindi proposto una “legge Ranucci”, riprendendo una proposta fatta nel 2020 da Primo Di Nicola. “Una proposta di legge contro le liti temerarie, una legge di un solo articolo che dice che il giornalista può essere condannato per aver diffamato qualcuno solo se è in malafede o se ha agito per colpa grave, non per una svista o un errore – ha precisato Travaglio – E poi dice che se tu, privato cittadino o potente, chiedi un milione a un giornalista che dici che ti ha diffamato, hai il diritto di chiederlo perché non deve esistere la licenza di diffamare o calunniare. Ma questa legge stabilisce che se qualcuno ci chiama e ci chiede un milione di risarcimento danni e perde perché avevamo ragione noi, quel signore deve risarcire noi per la misura di almeno la metà della cifra che ha chiesto. Così qualcuno che va in giro a vantarsi di aver chiesto soldi, ci penserà due volte. Perché se poi perde almeno la metà la deve lasciare lì a titolo di risarcimento”.
“Io sono pieno di denunce e Sigfrido credo ancora di più – ha concluso quindi il direttore del Fatto – Io non credo che questa legge, che è sacrosanta, verrà approvata in questa legislatura, spero però che i presidenti delle Camere la portino almeno in votazione. Io voglio vedere ed essere in prima fila il giorno in cui ognuno dei 600 parlamentari dovrà mettere la sua faccia per dire si o no a questa legge che io chiamerei ‘Legge Ranucci’. La vogliamo in votazione e vediamo chi vota sì e no”.