Società

Sempre meno bambini: nel 2024 solo 369.944 nuovi nati. E l’età per andare in pensione nel 2050 salirà a quasi 69 anni

Il numero medio di figli per donna raggiunge il minimo storico e continua ad aumentare l'età media al primo nato. Abruzzo e Sardegna le regioni con i dati peggiori, solo in Valle d’Aosta e Trentino le nascite sono in positivo

L’Italia continua a fare i conti con una crisi demografica che non accenna a rallentare. Nel 2024 le nascite sono state 369.944, in calo del 2,6% sull’anno precedente con una contrazione di quasi 10mila unità. E, in base ai dati provvisori del periodo gennaio-luglio, il 2025 potrebbe essere decisamente peggiore con 13mila nati in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le regioni con il calo maggiore sono state l’Abruzzo (-10,2%) e la Sardegna (-10,1%). Sul lato opposto dello spettro la Valle d’Aosta (+5,5%) e le Province autonome di Bolzano (+1,9%) e di Trento (+0,6%). In generale in tutto il Paese si diventa madri sempre più tardi. Gli effetti si fanno sentire sull’intera popolazione: senza giovani in grado di versare i contributi per pagare le pensioni, l’uscita dal lavoro continuerà ad allontanarsi. L’Istat, in base alle stime della Ragioneria Generale dello Stato, prevede un aumento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia a 68 anni e 11 mesi nel 2050 (dai 67 anni attuali) e a 70 anni nel 2067.

Per Marco Furfaro, responsabile Contrasto alle diseguaglianze e Welfare nella segreteria nazionale del Pd e capogruppo in Commissione Affari Sociali, “il governo Meloni si riempie la bocca di parole come ‘famiglia’ e ‘natalità’, ma poi non fa assolutamente nulla per chi vorrebbe crearne una”. Per Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità, il trend “mette a rischio la sostenibilità sociale ed economica della nostra nazione”. La senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva, definisce il quadro “drammatico”. “Dopo tre anni di governo – afferma – è la dimostrazione più evidente della totale assenza di politiche per la famiglia”.

Sempre meno figli per donna

Come emerge dal report sulla natalità, il numero medio di figli per donna si attesta a 1,18, un valore in calo rispetto a quello osservato nell’anno precedente, pari a 1,20 e inferiore al minimo storico di 1,19 figli per donna del 1995. Si è quindi ben al di sotto del valore massimo del nuovo millennio, pari a 1,44 figli per donna toccato nel 2010. Anche il dato sulla fecondità è in diminuzione sia per effetto del calo attribuibile alle donne italiane sia per quello che compete alle straniere e colpisce tutto il territorio nazionale. Nel 2024 il numero medio di figli per queste ultime è di 1,79. Un valore più elevato di quello delle donne italiane pari a 1,11, ma in calo sia rispetto al valore di 1,82 del 2023 sia, in misura più marcata, rispetto a quello di 2,31 del 2010. Si alza l‘età media al parto delle madri, che raggiunge i 32,6 anni in lieve rialzo sull’anno precedente (32,5), ma in crescita di quasi tre anni rispetto al 1995. Se si considera solo il primo figlio, le donne in Italia diventano madri per la prima volta a quasi 32 anni. La scelta di avere figli a età sempre più adulte è strettamente legato alla riduzione generale della fecondità: più si ritardano le scelte di genitorialità, più si riduce l’arco temporale a disposizione per la realizzazione dei progetti familiari.

L’allungarsi dei tempi di formazione, le condizioni di precarietà del lavoro giovanile e la difficoltà di accedere al mercato delle abitazioni sono i principali fattori che tendono a posticipare l’uscita dal nucleo familiare di origine e costringono a rinunciare alla genitorialità o posticiparla.

Sempre più anziani al lavoro

Come effetto collaterale l’istituto di statistica, nel focus dedicato alle previsioni sulla forza lavoro, stima un significativo incremento della partecipazione al mercato del lavoro tra le persone nelle fasce di età più avanzate. Al 2050 il tasso di attività dei 65-74enni salirà al 16%, dall’11% nel 2024. Nei prossimi decenni – spiega -la quota di anziani di 65 anni e più sul totale della popolazione potrebbe aumentare da meno di uno su quattro individui (24,3%) nel 2024 a più di uno su tre nel 2050 (34,6%). Contestualmente la quota di persone di 15-64 anni scenderà al 54,3%, dal 63,5% del 2024. La speranza di vita alla nascita – ricorda l’istituto statistico – è prevista in aumento per entrambi i sessi: secondo lo scenario mediano nel 2050 raggiungerà per i maschi 84,3 anni (dagli 81,7 del 2024) e per le femmine 87,8 anni (dagli 85,6 del 2024). L’aumento della sopravvivenza è generalmente affiancato a un miglioramento generale delle condizioni di salute.

In calo i nati in coppie non sposate

Nel 2024, come già osservato l’anno precedente, i nati da coppie non coniugate registrano una diminuzione, sebbene in misura inferiore rispetto ai nati da coppie coniugate. I figli nati fuori dal matrimonio si attestano a 159.671, diminuendo dello 0,8% sul 2023. I nati all’interno del vincolo coniugale, pari a 210.273 nel 2024, diminuiscono invece del 4% rispetto all’anno precedente. Anche a fronte di una riduzione assoluta, l’incidenza dei nati da coppie non coniugate continua comunque a crescere: 43,2% nel 2024, +0,8% sul 2023 e +23,5% sul 2008.

In dettaglio, ad aumentare rispetto al 2023 è la quota di nati da genitori che non sono mai stati coniugati – dal 35,9% del 2023 al 36,9% del 2024 – mentre scende di poco le nascite da coppie in cui almeno un genitore proviene da una precedente esperienza matrimoniale – dal 6,5% del 2023 al 6,2% del 2024 -. È il centro Italia, con il 49,6%, ad avere a quota più elevata di nati da genitori non coniugati, seguito dal Nord 42,8%, mentre il Sud registra il dato più basso 40,3%, ma in crescita dell’1,8%. I dati indicano la tendenza a non considerare il matrimonio come una condizione necessaria per avere figli. Tra le madri fino a 24 anni di età, per esempio, la quota di nascite da genitori mai coniugati rappresenta il 57,3% del totale, contro il 38,5% di quelle di età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 30,2% tra le madri di età superiore ai 34 anni.

L’analisi rileva anche l’incidenza della novità legislativa sul doppio cognome paterno e materno. Nel 2024 sono stati il 6,7% dei nati, in aumento di 4,3 punti percentuali sul 2020. Il fenomeno si presenta in misura maggiore nel Centro-Nord: qui, nel 2024, si registrano percentuali oltre l’8% (8,6 nel Nord e 8,3 nel Centro), mentre il Mezzogiorno si attesta al 6,4%.