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Dal 2026 sale a 10 euro l’esenzione fiscale dei buoni pasto elettronici: i vantaggi per i lavoratori

Oggi la soglia esentasse per quelli elettronici è di 8 euro. Nell’arco di dodici mesi un dipendente si ritroverà in tasca 440 euro in più
Dal 2026 sale a 10 euro l’esenzione fiscale dei buoni pasto elettronici: i vantaggi per i lavoratori
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Circa 440 euro in più nelle tasche dei lavoratori. È questo l’impatto economico dell’esenzione fiscale a 10 euro dei buoni pasto elettronici, che stando al comunicato di palazzo Chigi entrerà in legge di Bilancio. Il ticket ha un’importante funzione di integrazione del reddito: nell’arco di un anno per una famiglia può arrivare a valere 1.760 euro. Considerando la soglia esentasse attuale di 8 euro e una media di 220 giornate lavorative nel corso di un anno si arriva proprio a quella cifra. Con la soglia dei 10 euro si arriva ad un importo annuale pari a 2.200 euro: nell’arco di dodici mesi sono 440 euro in più.

Buoni pasto, cosa cambia

Per comprendere quale impatto abbiano i buoni pasto sulla busta paga dei lavoratori dipendenti, è necessario premettere che questo strumento è sottoposto a tassazione Irpef in capo allo stesso dipendente. Non generano reddito imponibile fino a 4 euro quando sono in formato cartaceo o 8 euro quando sono elettronici. La novità è quella di aumentare l’esenzione fiscale dei buoni pasto elettronici a 10 euro dal 2026.

Attenzione, però, la norma non servirà, in modo automatico, a cambiare il valore dei buoni pasto elettronici. Ma solo a rendere questo strumento più interessante per i datori di lavoro e per i dipendenti. In altre parole il valore spendibile del ticket sarà sempre lo stesso, ma non si dovranno pagare le tasse su questo benefit per un importo pari a 10 euro. Quindi due euro in più rispetto a quanto si è abituati oggi (parliamo solo del formato elettronico).

Ticket, a cosa servono

Vero e proprio benefit aziendale, i buoni pasto servono ad integrare il reddito dei lavoratori dipendenti. Per le famiglie con un reddito compreso tra i 25.000 euro ed i 50.000, sono sostanzialmente una mensilità in più ogni anno. Come abbiamo visto in apertura, una soglia esentasse di 10 euro permetterà ad un contribuente di arrivare a risparmiare fino a 2.200 euro di imposte.

Secondo un recente studio effettuato da Teha Group, The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Edenred che è un grande gruppo del settore, la misura ha un costo per lo Stato che oscilla tra i 75 ed i 90 milioni di euro, ma farebbe aumentare i consumi tra 1,7 e 1,9 miliardi di euro, permettendo di incassare un maggior gettito Iva compreso tra 170 e 200 milioni di euro. Le casse pubbliche riuscirebbero a portare a casa tra i 95 ed i 110 milioni di euro in più

Quanti sono i lavoratori interessati dalla novità

L’aumento della soglia esentasse dei buoni pasto interesserà 3,5 milioni di lavoratori, dei quali 2,8 lavorano nel privato e 700mila nel pubblico. A beneficiare della novità sarebbero anche 250mila società che acquistano ogni anno i servizi e 170 mila esercizi convenzionati tra i quali ci sono bar, ristoranti e gastronomie.

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