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Mosca e Damasco nemiche-amiche: dopo 13 anni su fronti opposti, un ex qaedista ha varcato la soglia del Cremlino

Il nuovo presidente siriano Ahmed al Sharaa è stato accolto da Putin: "Esistono relazioni bilaterali e interessi condivisi e rispettiamo tutti gli accordi". La Russia dunque manterrà così i suoi avamposti nel Paese
Mosca e Damasco nemiche-amiche: dopo 13 anni su fronti opposti, un ex qaedista ha varcato la soglia del Cremlino
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Due giorni fa un ex qaedista ha varcato la soglia del Cremlino. Il nuovo presidente siriano Ahmed al Sharaa è stato accolto da Putin a Mosca, la città dove vive, lontano dai riflettori, il defenestrato Bashar Al Assad, alleato a cui la Federazione ha dato asilo dopo la caduta avvenuta dieci mesi fa (e a cui ha assicurato un esilio dorato in uno dei distretti più lussuosi della capitale). Quello tra al Sharaa e Putin è stato un incontro su cui, fino a pochi mesi fa, nessuno avrebbe scommesso, un vertice che nessuno avrebbe nemmeno immaginato, forse preparatorio per nuove alleanze e intese strategiche, finalizzate alla ricostruzione della Siria, distrutta dopo oltre una decade di conflitto.

Durante la guerra durata tredici anni, erano su barricate opposte a combattere l’uno contro l’altro. Oggi però le nuove autorità di Damasco non vedono più in Mosca una nemica, ma una potenziale alleata, necessaria per consolidare legittimità internazionale. “Stiamo cercando di ripristinare e ridefinire in modo nuovo la natura di queste relazioni affinché ci sia indipendenza per la Siria, una Siria sovrana, e anche la sua unità territoriale, integrità e stabilità in termini di sicurezza”. Al-Sharaa ha promesso a Putin di voler “ripristinare e ridefinire i legami” con Mosca, assicurandogli che il suo governo rispetterà gli accordi in vigore tra i due Paesi: “Esistono relazioni bilaterali e interessi condivisi che ci legano alla Russia, e rispettiamo tutti gli accordi stipulati con essa”. Il Cremlino dunque manterrà così i suoi avamposti nel Paese, base di Hmeimim a Latakia e la base navale a Tartous.

L’ultimo presidente di Damasco non si chiama più Abu Mohammed al-Julani, nome de guerre con cui guidava la branca siriana di al Qaeda. Ha compiuto un atto per alcuni di trasformismo, per altri di pragmatismo e anche ai microfoni dei media statunitensi ha riconosciuto che “La Russia ha relazioni strette e di lunga data con la Siria” e che “la Siria dipende in parte dalle forniture russe, oltre ad alcuni vecchi interessi strategici”. La linea che seguirà con Putin è quella delle trattative; la volontà politica di entrambi gli attori sembra quella del compromesso per il ripristino del dialogo. Mosca non ha ceduto né al clima di tensione che poteva generarsi, né alla richiesta del nuovo numero uno della Siria: secondo indiscrezioni di alcuni media, il nuovo presidente ha chiesto l’estradizione Bashar al Assad, ma invano.

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