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Giornata mondiale dell’alimentazione, le storie di povertà nei Paesi ‘ricchi’: “Salto il pasto per pagare le medicine”

L'indagine di 'Terra!' nel quartiere Tufello di Roma, tra le testimonianze di donne, adolescenti e anziani alle prese con rinunce, vergogna ed esclusione sociale
Giornata mondiale dell’alimentazione, le storie di povertà nei Paesi ‘ricchi’: “Salto il pasto per pagare le medicine”
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La povertà alimentare non significa solo soffrire la fame in senso stretto, ma può essere un frigorifero mezzo vuoto, la rinuncia alla qualità per risparmiare, la vergogna di chiedere aiuto per un pacco di pasta, una tavola vuota. È presente anche nei Paesi ad alto reddito, Italia compresa perché è il riflesso di una precarietà più ampia. In occasione della Giornata mondiale per l’alimentazione, l’associazione Terra! pubblica, con il supporto di Periferia Capitale – Fondazione Charlemagne, il report ‘Quando il cibo non basta’, un’analisi che esplora la povertà alimentare e la sua evoluzione in Italia e dà voce a donne, anziani e adolescenti intervistati, che vivono la povertà alimentare anche come una forma di esclusione. Persone residenti nel III municipio di Roma, nel quartiere Tufello, tra i territori socialmente più vulnerabili della città. Qui le famiglie devono fare i conti con bassi salari, prezzi alti, carenze del welfare, ma anche mancanza di tempo, relazioni e salute. E il cibo diventa la variabile di aggiustamento: le donne risparmiano sulla spesa per pagare affitto e bollette, mentre agli anziani può capitare di saltare un pasto per comprare le medicine e gli adolescenti si abituano alla rinuncia e, in alcuni casi, all’esclusione. “Affrontare la povertà alimentare vuol dire ripensare il modo in cui produciamo, distribuiamo e viviamo il cibo. Occuparsene – spiega Eleonora Cavallari, condirettrice di Terra! – vuol dire intrecciare due piani che il più delle volte restano separati: trasformare il modello agroindustriale e tutelare i diritti delle persone, riconoscendo che il cibo non è solo merce, ma relazione, cultura e possibilità di futuro”. Il report racconta anche il contributo al dibattito sul tema che arriva dal Consiglio del Cibo di Roma, una consulta cittadina istituita nel 2021.

L’altra faccia della povertà alimentare – Il punto di partenza è nei dati: in Italia i salari reali sono fermi da oltre trent’anni, il costo della vita è cresciuto del 30% negli ultimi cinque, e oltre un terzo delle famiglie non riesce più a far fronte a spese impreviste. In questo contesto, il quartiere Tufello è attraversato da numerose criticità: supermercati e negozi di prossimità in calo e pochi mercati rionali, presenza significativa di anziani (oltre il 25% è over 65) e di residenti di origine straniera, dispersione scolastica in crescita. Qui, però, il servizio del portierato sociale intercetta bisogni sommersi ed esistono reti solidali come l’emporio solidale della Croce Rossa, quello del centro sociale Astra e le iniziative parrocchiali. “Una vera e propria ‘infrastruttura di prossimità’ che sostiene le persone in difficoltà, anche se spesso in modo frammentato e non sempre coordinato” spiega Terra!. L’indagine è stata realizzata attraverso quattro focus group, condotti con gruppi diversi di persone: due con donne adulte, uno con persone anziane e uno con adolescenti, sia italiani che di origine straniera.

Le donne alle prese con le strategie di risparmio, ma anche rinunce e vergogna – Per le donne intervistate il cibo è rifugio emotivo nei momenti di stress, luogo di memoria e trasmissione culturale, ma anche spazio di sacrificio, rinuncia e vergogna. Lo raccontano le testimonianze: “Io rinuncio a tutto per mio figlio”,“Non ho comprato il cioccolato per acquistare i noodles a mia figlia”. Per molte donne, mangiare è un problema quotidiano di bilanci e sacrifici, oltre che un indicatore delle disuguaglianze: “Con un solo stipendio non ce la facevamo”,“Mangiare bene costa”. Le strategie di risparmio sono obbligate: cercare offerte, ridurre frequenze, sostituire prodotti industriali con alternative fatte in casa (“Vado spesso appresso alle offerte… la mozzarella lì la paghi metà prezzo”). A tutto questo si somma la costante mancanza di tempo: orari spezzati, carichi familiari, lavoro irregolare frammentano i ritmi alimentari. Quando il reddito non basta, il cibo arriva anche da reti esterne, formali e informali: empori solidali, parrocchie, vicinato. “Ma accedere a questi aiuti non è mai solo una questione pratica. Molte donne – spiega Terra! – raccontano sentimenti contrastanti: gratitudine, ma anche vergogna, disagio, senso di colpa (“Mi vergognavo… io sono giovane, devo andare a chiedere la roba?”)”.

Gli anziani e l’alimentazione. Salute, trasporto e accessibilità sono ulteriori barriere – “Quando si è soli, passa la voglia di mangiare”. Uno degli anziani intervistati spiega così quanto il cibo non sia solo un fatto alimentare. Ma le storie di over 65 raccolte mostrano come le difficoltà economiche si intrecciano con solitudine, deterioramento della salute, perdita del partner, barriere fisiche e logistiche. In queste voci si coglie una contraddizione: da un lato la consapevolezza di ciò che sarebbe ‘giusto’ o ‘salutare’, dall’altro l’impossibilità concreta di seguire indicazioni nutrizionali che non tengono conto della realtà. “Quando entrano pochi soldi, si taglia prima sulla qualità, poi sulla quantità” spiega Terra!. E la distanza tra ciò che si vorrebbe e ciò che si può fare prende spesso la forma di una cucina troppo piccola, di un frigorifero vuoto, di una spesa rimandata: “La bistecca con l’insalata… io devo pagare l’immondizia, l’acqua… ecco come faccio?”. Gli alimenti freschi diventano un lusso, i surgelati una scelta sostenibile. Per alcuni, anche la mensa diventa un punto di riferimento. Non solo per il pasto: “Aiuta, perché uno si rende conto di non essere solo in questa situazione”. Ma la mensa resta un luogo difficile da frequentare per molti italiani anziani, trattenuti dalla vergogna e dal timore di essere giudicati. La fatica non è solo economica. Per molti, fare la spesa significa affrontare pesi, salite, spostamenti complicati (“Per prendere quattro cose ci metto tre ore… autobus, salita”).

I vissuti alimentari dell’adolescenza – Le storie che Terra! ha ascoltato con il gruppo di adolescenti raccontano che il cibo non è mai solo nutrizione, ma diventa linguaggio identitario, terreno di confronto con gli adulti e spazio di sperimentazione con i coetanei. Espressioni come “mi arrangio”, “Io voglio quella cosa, ma so che mio padre dice di no, quindi non glielo chiedo” o “mangiamo sempre le stesse cose” raccontano rinunce interiorizzate e un’autonomia spesso solitaria. Il cibo entra anche nei momenti di gruppo: partite, compleanni, uscite al ristorante. Emergono, però, i limiti economici: “Usiamo Too Good To Go. Una volta ci siamo fatti la cena con 5 euro”, “Non vado al ristorante perché non ho i soldi”. E il ricorso a circuiti solidali alimenta la vergogna e abbassa l’autostima. Il cibo riflette così la condizione sociale.

La povertà alimentare. Ieri, oggi e domani – Saltare la pizza con gli amici, rinunciare al pranzo di lavoro, non invitare nessuno a casa perché manca il cibo, sono gesti quotidiani che diventano barriere invisibili. Per questo, sottolinea Terra!, “affrontare la povertà alimentare richiede un cambio di prospettiva radicale: non basta rispondere all’emergenza con misure tampone, occorre riconoscere il cibo come diritto fondamentale”. Secondo l’associazione per garantire autonomia alimentare non bastano gli aiuti, ma servono politiche di sostegno diretto al reddito, integrazioni comunali per famiglie vulnerabili, agevolazioni mirate per l’acquisto di beni alimentari e strumenti di contrasto al lavoro povero. “In assenza di un cambiamento della cornice istituzionale nazionale, le esperienze locali si prendono la scena” spiega Eleonora Cavallari. Il report racconta infatti il contributo del Consiglio del Cibo di Roma, consulta cittadina regolamentata nel 2023, guidata da Fabio Ciconte, presidente di Terra!, che raggruppa 147 realtà agricole, del sociale, della ristorazione, dell’educazione, molto diverse tra loro, divise in tavoli di lavoro, tra cui quello dedicato alla povertà alimentare. Nel report, Terra! definisce alcune strategie di intervento e formula alcune raccomandazioni alle istituzioni nazionali e comunali di Roma. Il primo passo? “L’approvazione della delibera per la prevenzione e il contrasto della povertà alimentare e la promozione del diritto al cibo, elaborata congiuntamente dal Consiglio del Cibo e dalle Commissioni capitoline Politiche sociali e Ambiente”. Ma anche l’istituzione delle ‘Case del cibo’, il rafforzamento e la moltiplicazione di luoghi di prossimità, il potenziamento della produzione locale e della distribuzione del fresco e l’ampliamento delle fasce Isee per l’iscrizione alle mense scolastiche.

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