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Non ci sarà pace senza verità e giustizia. Chi è complice del genocidio deve risponderne

Un gruppo di giuristi, di cui sono tra i primi firmatari, ha predisposto e depositato un esposto alla Corte penale internazionale contro il governo italiano e l'ad di Leonardo
Non ci sarà pace senza verità e giustizia. Chi è complice del genocidio deve risponderne
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L’accordo, il cessate il fuoco, la tregua, non sappiamo ancora ciò che sarà, ma sicuramente sono stati accolti con sollievo perché si possa iniziare a porre fine a sofferenze immani a cui è sottoposto con crudeltà estrema il popolo palestinese. Speriamo quindi che regga il cessate il fuoco, che i prigionieri politici tornino a casa e che gli aiuti umanitari arrivino massicciamente.

È evidente che non ci potrà essere pace senza verità e giustizia. Quindi non si può che ritenere imprescindibile che debba essere il popolo palestinese a decidere il proprio futuro sul suo territorio e con la creazione dello Stato di Palestina. Non possono essere altri, chiunque essi siano, a decidere del futuro democratico di un popolo. Sceglieranno le donne e gli uomini della Palestina da quali partiti farsi rappresentare. Non è materia occidentale, di nessuno che non sia palestinese. Così come la ricostruzione della distrutta Gaza non può essere occasione di speculazione capitalistica con obiettivi affaristici e mafiosi. Così come è assolutamente doveroso che chi ha commesso un genocidio, crimini di guerra e contro l’umanità debba risponderne, secondo il diritto internazionale, innanzi ai Tribunali competenti.

Ed è per questo che un gruppo di giuristi, di cui sono tra i primi firmatari, ha predisposto e depositato un esposto alla Corte penale internazionale contro il presidente del Consiglio del governo italiano Giorgia Meloni, il ministro della difesa Guido Crosetto, il ministro degli esteri Antonio Tajani e l’amministratore delegato di Leonardo spa Roberto Cingolani. Le motivazioni dell’esposto risiedono nel fatto che alla luce del diritto internazionale e del diritto italiano la consumazione del delitto di genocidio, di crimini di guerra e di violazioni della legge italiana non viene commessa solo dai vertici dello Stato d’Israele ma anche da chi è complice e che pur avendo l’obbligo giuridico non ne ha impedito l’evento.

Per quanto riguarda la posizione delle persone verso le quali abbiamo chiesto un’indagine della magistratura italiana ed internazionale riteniamo che vi siano plurimi elementi da cui dedurre una responsabilità che, ovviamente, non spetta a noi accertare. Per quanto mi riguarda sono già complici, senza ogni ragionevole dubbio, da un punto di vista morale, politico ed istituzionale. Vedremo se sussisteranno anche responsabilità giuridiche e penali in particolare.

Dagli elementi che abbiamo raccolto, con ricerche particolarmente approfondite, si sono potuti ricostruire fatti dai quali emerge che le persone sopra indicate, nelle qualifiche da loro ricoperte, abbiano compiuto condotte, commissive ed omissive, finalizzate a dare concreto sostegno economico, militare, tecnologico, logistico al governo e alle forze armate israeliane contribuendo, quindi, allo sterminio del popolo palestinese ed alla fuga in massa dalla loro terra.

La pace non vuol dire distruzione di un popolo e quindi solo per questo fine delle ostilità militari. La pace bisogna raggiungerla con tenacia e pazienza con un accordo che attui il diritto internazionale e che si fondi su verità e giustizia perché il “diritto fino ad un certo punto” è solo un abominio che sta nella testa dei nostri governanti secondo i quali esiste solo la legge del più forte che si fonda sulla menzogna e sull’ingiustizia.

Il nostro ruolo è quello di dare un contributo per rendere possibile e concreta l’azione giudiziaria penale che voglio ricordarlo, nel nostro paese in particolare, è anche obbligatoria ai sensi dell’articolo 112 della Costituzione.

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