La pace dei ‘cuori impuri’ non reggerà a Gaza ma la svolta storica – kairòs – c’è stata eccome!
Genova 10-10-2025 – Tutto l’Occidente “politico”, protetto dagli arsenali più sofisticati del mondo, ha mostrato la sua inutilità di fronte alla forza della debolezza di tutto l’Occidente “sociale”, disarmato e pacifico, non strumentalizzabile dalla presenza nei cortei di qualche squilibrato, frutto permanente dell’imbecillità, che, come è noto, è sempre incita. Il primo Occidente si nutre di parole, di potere, illudendosi di essere forte e decisivo, mentre, in realtà, agisce sempre per convenienza e interesse elettorale. Il secondo Occidente non dispone di eserciti o di potere strumentale, ma di volontari, donne e uomini che generosamente, pur sapendo di rischiare, offrono i propri corpi alla violenza per stanarla, mettendola in evidenza. È l’insegnamento di Socrate, di Gesù, di Gandhi, di Martin Luther King e di tutti i non-violenti della storia che agli occhi della cronaca sono sconfitti, ma all’esame della Storia sono gli unici portatori di senso e di qualità.
Due anni di bombardamenti, di uccisioni di bambini e bambine (il futuro) e di vecchi e vecchie (la memoria) in fila per pane e cibo; due anni di distruzione totale, abisso di morte e apocalisse senza fine, con lo scopo di distruggere Gaza “fisicamente” e conseguente corredo di inquinamento, per decenni, di uranio e di residui di bombe esplose e non esplose “ancora”. Netanyahu non ha spezzato la “Sumūd ”, “Resistenza/ Perseveranza permanente” inerme di un Popolo caparbio, fuso con la terra, sangue e ossa del corpo di ogni palestinese, pronto a farsi ammazzare per difendere il suolo da cui sorgono gli alberi, il cibo, l’acqua e le radici della propria esistenza.
Non è l’ideologia della terra come possesso, ma l’osmosi vitale della linfa tra corpo umano/animale/vegetale e terreno ospitante. Gli alberi di ulivo, infatti, giovani o centenari sono lasciati in eredità per testamento, perché capaci di mantenere famiglie intere. Per questo l’esercito d’Israele, dal 1976 fa precedere i carri armati dalle ruspe per sradicare ulivi, bananeti, carrubi e quanto produce frutto, ciascuno “secondo la propria specie”. Lo sradicamento di un ulivo, nella cultura palestinese, è equiparato a un omicidio.
Di fronte a questa realtà, sconosciuta ai Soloni, ai Meloni, ai Tajani e compagnia, che pontificano dalle poltrone di potere o a servizio effettivo di esso, è difficile far capire la posta in gioco che c’è a Gerusalemme e in tutta la Palestina. Come, per ultimo, il governo Netanyahu ha voluto risolverla, “una volta per tutte” (soluzione finale del “non-Popolo” palestinese di Gaza e di Cisgiordania). L’Occidente “politico”, il cui massimo rappresentante, il decadente e irridente Donald Trump, gioca al Premio Nobel per ingrassare il proprio super ego-palmato, dimostrando il proprio livello di dignità (senza aggettivi), osannata da una corte di adulatori prezzolati, ha perso su ogni fronte e a qualsiasi livello.
Chi si ferma alle apparenze, morirà senza capire cosa stia succedendo, ma chi va in profondità intelligente (“intus-lègere = leggere in profondità, oltre ogni apparenza), rifugge dalla cronaca che dura meno di un giorno e s’immerge nel “kairòs – l’occasione/la svolta storica” che passa una sola volta. Il fallimento di una società sta tutto qui, quando i suoi componenti si fermano a Instagram, Tik-Tok-Tuk-Tac, Meta, X, ecc. ecc., svolazzando come farfalle sotto l’arco di Tito.
Gli ebrei, per la festa delle luci (Hanukkàh) dicono: “nes gadòl hayà sham – un miracolo grande è avvenuto là”, facendo memoria della riconsacrazione dell’altare del tempio di Gerusalemme nel 164 a.C., dopo la dissacrazione per mano del governo selèucida, cui si ribellò il sacerdote Mattatia dell’antica famiglia ebraica degli Asmonèi. Ebbe origine la ribellione che sfociò in una cruenta rivolta. È lecito fare una analogia (non un parallelo) con quello che sta accadendo a Gaza e Cisgiordania. Israele, custode privilegiato dello “Zikkaròn – Memoriale», su cui si fonda la sua intera storia civile e religiosa, non dovrebbe mai dimenticare il suo passato, che invece, non da oggi, sta seppellendo sotto i propri carri armati e bombe. Le macerie di Gaza e Cisgiordania, dove i coloni non fanno meno atrocità che a Gaza, sono il sacrario della “memoria storica” di Israele, seppellita per sempre insieme alla “hesèd”, la “tenerezza, píetas, amore, compassione”.
Trump è un segugio di interessi e affari: egli ha sempre sposato, a prescindere, Netanyahu e disprezzato i Palestinesi che voleva incenerire. È stato travolto dalle piazze d’Europa e degli Usa: fiumi in piena di giovani, vecchi con deambulatori, bambini in carrozzina con i genitori, tutti solidali con il Popolo Palestinese. Le masse spontanee, non organizzate, sono risorte dalla rassegnazione, provocando il terrore dei governi suoi amici e il loro isolamento. La Flotilla- Sumūd, ha sconfitto l’esercito di Israele davanti alle Tv del mondo. Temendo l’isolamento, dopo il fallimento economico dei dazi, solo per suo interesse, ha imposto a Netanyahu di prendere atto della sconfitta e di cambiare registro.
La pace trumpiana non reggerà perché nata da “cuori impuri”, ma la svolta storica, il “kairòs” c’è stata. Eccome se si è vista! Spetta ai Giusti e ai Poveri rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili, i senza voce: o il Diritto è indivisibile per ciascuno o non è per alcuno. Come dice il profeta: cieli nuovi e terra nuova.
Non vi accorgete che una “Stella è spuntata in Giacobbe” per posarsi sulla culla di Betlemme, che è la mangiatoia di macerie di Gaza e Cisgiordania, meta di pellegrinaggio non più dei Magi, ma dei Popoli di tutto il mondo che hanno preso domicilio a Gaza e accompagnato la Flotilla-Sumūd, certi di mutare i carri armati, bombe e droni in falci e aratri per aprire il ventre della terra perché torni a generare figli e a nutrire i bambini e bambini superstiti di Gaza, di Israele e di Cisgiordania per un nuovo ordine mondiale, dove il fiume della Giustizia scorra parallelo al torrente della Pace per confluire nella foce della Vita condivisa nella terra indivisa.