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Più anziani e insoddisfatti dello stipendio: i docenti italiani nei dati Ocse Talis

Interrogati sulle proprie fonti di stress, circa la metà dei docenti ha lamentato il carico di lavoro
Più anziani e insoddisfatti dello stipendio: i docenti italiani nei dati Ocse Talis
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Sempre più anziani e insoddisfatti del proprio salario. Poco apprezzati dalla società e stressati per il carico di lavoro. Eppure convinti del proprio mestiere, che il più delle volte non cambierebbero. In Italia gli insegnanti promuovono la scuola, ma con riserva: bene la qualità dell’istruzione, meno bene il resto. E secondo l’indagine internazionale OCSE TALIS (Teaching And Learning International Survey), i cui risultati italiani sono stati presentati oggi 15 ottobre, uno dei nodi principali si trova fuori dalle mura scolastiche: solo il 14% dei docenti pensa che la società li apprezzi. Un dato ancora più critico se si guarda alla politica: a ritenere che le proprie opinioni siano apprezzate dai decisori politici sono solo 6 docenti su 100 (la media OCSE è del 16%).

Chi insegna in Italia? – I docenti non sono giovani. E perlopiù non sono uomini. Con un’età media di 48 anni e quasi un insegnante su 2 che ha più di cinquant’anni, l’Italia è tra i Paesi Ocse con il corpo docente più anziano. Se si guarda al dato medio dei Paesi, infatti, emerge un quadro più bilanciato: il 37% dei docenti ha più di 50 anni, e il 10% ne ha meno di 30 (in Italia solo il 3). Per quanto riguarda il genere, il 77% degli insegnanti sono donne, percentuale maggiore rispetto alla media OCSE del 70% e ad altri Paesi europei, come la Spagna, dove è il 66%.

Preparazione – Il 70% degli insegnanti ritiene la propria preparazione elevata. Molti docenti, inoltre, riferiscono di essere stati seguiti nell’inserimento: tra gli insegnanti che sono entrati di recente nella loro attuale scuola, il 62% ha partecipato ad attività di inserimento formale o informale, con un tasso di partecipazione che è aumentato di 42 punti percentuali dal 2018 al 2024.

Lo stipendio – Ciò che poco soddisfa i docenti, invece, è il riconoscimento salariale: solo 2 docenti su 10 sono soddisfatti del proprio stipendio, un dato che non è cambiato negli anni e che è di molto inferiore alla media Ocse del 39%. Del resto, secondo i dati Ocse “Education at a glance 2025”, non è solo una percezione: nella scuola secondaria di primo grado, ad esempio, la differenza tra lo stipendio degli insegnanti italiani e la retribuzione media europea è di 7.143 dollari ( -13,6%), mentre alle superiori di secondo grado la differenza è di 7.484 dollari (-13,8%), sempre al di sotto di paesi come Germania, Francia e Spagna.

Carico di lavoro – Interrogati sulle proprie fonti di stress, circa la metà dei docenti ha lamentato il carico di lavoro. Soprattutto quello amministrativo, cioè il lavoro di supporto alle attività didattiche e gestionali della scuola da un punto di vista burocratico e organizzativo: il 56% dei maestri e professori italiani pensa che sia un onere eccessivo. A questo si aggiunge l’impegno extra-scolastico, soprattutto di preparazione e correzione dei compiti: a ritenerlo eccessivo, è il 48% dei docenti.

Percezione sociale – Se da un lato i docenti ritengono il proprio lavoro importante (e non lo cambierebbero per un altro), dall’altro denunciano una poca considerazione sociale. In Italia, il 14% degli insegnanti è “d’accordo” o “molto d’accordo” sul fatto che gli insegnanti siano apprezzati nella società (minore della media OCSE del 22%). Detto in altre parole, significa che più di 8 docenti su 10 non credono che la società apprezzi il loro ruolo e il loro lavoro. E solo 6 docenti su 100 credono che i politici li ascoltino.

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