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Francia, Lecornu blocca la riforma delle pensioni “fino alle presidenziali 2027”. Il premier tende la mano ai socialisti per ottenere la fiducia

Il fedelissimo del presidente Emmanuel Macron prova a superare l'impasse politica, ma resta da capire come verranno reperiti i fondi necessari a risanare i conti pubblici francesi
Francia, Lecornu blocca la riforma delle pensioni “fino alle presidenziali 2027”. Il premier tende la mano ai socialisti per ottenere la fiducia
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La riforma delle pensioni in Francia è sospesa fino a dopo le prossime elezioni presidenziali, che si terranno nel 2027, parola del primo ministro Sébastien Lecornu. Ora la possibilità di ottenere la fiducia si avvicina per il nuovo governo del fedelissimo del presidente Emmanuel Macron, nominato premier due volte nell’arco di dieci giorni. L’annuncio della sospensione, infatti, sembra voler tendere la mano ai socialisti, che non fanno parte dell’esecutivo, e potrebbe essere il passo decisivo per permettere al Lecornu bis il via libera dall’Assemblea. Ma una volta raggiunta la fiducia, al governo francese resterà da capire dove reperire i fondi necessari per rimettere in salute i precari conti pubblici di Parigi.

L’annuncio della sospensione è stata data dallo stesso Lecornu, durante il suo discorso all’Assemblea nazionale. A questo punto il voto del Partito socialista, numeri alla mano, sarebbe decisivo per la sopravvivenza del governo. Anche se, nonostante la concessione all’opposizione di sinistra, sia gli ecologisti sia i comunisti dichiarano di voler votare la sfiducia. Al contrario dei socialisti: il capogruppo dei loro deputati, Boris Vallaud, ha annunciato dai banchi del Parlamento che il suo partito non voterà la bocciatura: “È una vittoria per migliaia di francesi, il riconoscimento di una battaglia e il primo passo verso il blocco di questa riforma e la sua abrogazione”, ha detto. Se tutti i 69 deputati del Ps fossero compatti nel non votare la sfiducia, resterebbero una ventina di voti di vantaggio al governo per andare avanti.

Ad inizio settembre l’allora premier, Francois Bayrou, poi sfiduciato, aveva chiesto l’approvazione di un piano di risparmi da 44 miliardi, indispensabile per ridurre il deficit e il debito pubblico (attualmente vicini al 6% e 113% del Pil). Ora Lecornu propone un piano da 35 miliardi di euro di risparmi: “Non sarò il primo ministro del dissesto dei conti pubblici”, ha detto all’Assemblea, aggiungendo che il deficit “deve essere inferiore al 5% del Pil”.

Il Lecornu bis è nato domenica sera, sotto la pesante minaccia delle mozioni di sfiducia. Il Partito socialista, per non aggiungere il loro voto di sfiducia a quelli del Rassemblement National di Marine Le Pen e de La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, aveva chiesto la “sospensione completa e immediata” della riforma che aumenta gradualmente l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Oltre al rallentamento dell’aumento dei contributi necessari per lasciare il lavoro. Se Lecornu non avesse fatto questa concessione, il governo sarebbe caduto nei prossimi giorni, al primo voto sulla mozione di sfiducia presentata dalla sinistra unita.

Finora la riforma delle pensioni era ritenuta intoccabile da Macron, che la considerava l’atto più caratterizzante della sua presidenza. Ma da quando venerdì Lecornu è stato richiamato per un secondo tentativo di formare un governo, hanno iniziato a circolare voci di aperture su questo punto decisivo, per non scivolare verso un nuovo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni anticipate. “Il declino non è certo, e nemmeno il progresso”, ha detto il primo ministro francese. “Voglio portare a termine la mia missione a determinate condizioni – aggiunge -. Propongo di andare avanti”, ha concluso.

Per il leader de La France Insoumise, se la riforma pensionistica dovesse essere fatta nel 2027 sarebbe “ancora peggio”. “Ora tutti faranno finta di non aver sentito che la sospensione della riforma ha un limite fissato”, ma “poi riprenderà il suo corso”, ha sottolineato Melenchon.

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