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Manovra, l’associazione delle banche dice no a tasse straordinarie: favorevole a soluzioni “concordate” come nel 2024

Prosegue la trattativa tra gli istituti di credito e il governo in vista del Consiglio dei ministri di stasera. La Lega vuole 5 miliardi. Tajani minaccia il voto contrario
Manovra, l’associazione delle banche dice no a tasse straordinarie: favorevole a soluzioni “concordate” come nel 2024
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Mentre il governo discute sul testo della legge di Bilancio, con Forza Italia contraria a tassare gli istituti di credito, dall’Associazione bancaria italiana arriva un segnale distensivo, ma solo a metà. Il comitato esecutivo dell’Abi, riunito lunedì sera, “ha approvato all’unanimità di proseguire in via straordinaria nei contributi poliennali al Bilancio dello Stato, nella stessa logica concordata lo scorso anno, per il rilancio dell’economia e per la solidarietà sociale”. L’Abi è favorevole ad una soluzione “concordata” come quella del 2024, con l’anticipo di liquidità allo Stato in più anni: ma respinge ipotesi di tassazioni straordinarie. Tuttavia le discussioni con il Mef e le strutture tecniche proseguiranno sulla base dei colloqui bilaterali svolti già ieri.

La Lega chiede 5 miliardi, le banche tacciono sulle cifre

Lo si legge in una nota dell’associazione in merito al contributo chiesto dal governo alle banche nella manovra finanziaria. La Lega di Salvini vuole portare nelle casse dello Stato circa 5 miliardi. Ma nel comunicato Abi non vi è traccia delle cifra che le banche intendono pagare. Solo la disponibilità a versare il contributo, “nella stessa logica” del 2024. L’associazione sottolinea come il comitato esecutivo abbia “approvato all’unanimità la relazione del direttore Marco Elio Rottigni, incaricato degli approfondimenti relativi all’accordo dello scorso anno sull’ulteriore contributo delle banche al Bilancio dello Stato per il rilancio dell’economia”.

La proposta del governo e l’ostracismo di Fi

Il negoziato tra governo e i vertici dell’Abi è tutt’ora in corso, in vista del Consiglio dei ministri di stasera: il contributo dunque ci sarà, resta l’incognita sull’ammontare. L’ipotesi allo studio è uno sconto sulla tassa che il governo impose nel 2023. Ma al tempo nessuna banca pagò, letteralmente, perché Forza Italia s’impuntò e fu varato l’escamotage per dribblare il contributo. L’imposta divenne “volontaria”: bastava destinare il doppio delle risorse alle “riserve di capitale” per non pagare. Importante fu il ruolo della famiglia Berlusconi: Mediolanum avrebbe dovuto sborsare miliardi per onorare il pagamento della tassa.

Ora invece il governo propone agli istituti di distribuire ai soci, sotto forma di dividendi, i 6,2 miliardi accantonati all’epoca. In cambio la tassa sarà scontata intorno al 26%, a patto che diventi obbligatoria. Aggiungendo al contributo (ridotto) la tassazione dei dividendi, si arriva a circa 3 miliardi. Ma la Lega vorrebbe arrivare a 5 miliardi: ne mancano 2 e le banche sarebbero restie ad allargare i cordoni della borsa, forti dell’appoggio del vicepremier Antonio Tajani e Forza Italia. Il leader azzurro ha minacciato di non votare alcuna tassa sugli extraprofitti se dovesse arrivare in Cdm. Il testo della Manovra è ancora in discussione sul tavolo della maggioranza. Oggi in Consiglio dei ministri arriverà solo il Documento programmatico di bilancio, ossia l’ossatura in numeri della legge da inviare a Bruxelles.

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