Il mondo FQ

A cent’anni dalla nascita di Tazio Secchiaroli, la mostra Tazio100 ripercorre gli scatti più celebri del fotografo

A cent’anni dalla nascita di Tazio Secchiaroli, la mostra Tazio100 ripercorre gli scatti più celebri del fotografo
Icona dei commenti Commenti

Proprio cent’anni fa, nell’inverno del 1925, nasceva, a Roma Centocelle, in una famiglia proletaria di origine marchigiana, il grande fotoreporter Tazio Secchiaroli (il padre, muratore, morì quando Tazio aveva 14 anni e la madre dovette mantenere anche le due sorelle più piccole).

Dopo una dura gavetta vissuta arrangiandosi come poteva (garzone, fattorino…), Tazio ricevette in regalo dalla zia una fotocamera con la quale cominciò a girare il quartiere, immortalando amici e parenti finché, finita la guerra, si rese conto che per lui essere un fotografo non era solo un modo di raccogliere qualche soldo, ma un destino irrinunciabile, e si accanì a scattare immagini per le strade di Roma finché non venne notato da un amico fotoreporter professionista, Sergio Strizzi di Publifoto, già attivo nel cinema, che lo introdusse nell’agenzia V.E.D.O.

In pochi anni Secchiaroli diverrà uno dei fotografi italiani più acclamati del secolo scorso. La sua foto dello spogliarello della ballerina turca Aïché Nana (al secolo Kiash Nanah), scandalosa per il 1958 (restò con i soli slip) e scattata da Secchiaroli (che aveva già una propria agenzia, la Roma’s Press Photo) al Rugantino di Trastevere (al suo posto piazzarono una banca…), ha fatto il giro del mondo: un’immagine densa di significati che andavano ben oltre la nudità della ballerina.

Si festeggiava, infatti, quel 5 novembre, il compleanno di Olghina di Robilant, giovane regina della mondanità romana, ed era presente un bel pezzo della nobiltà capitolina, ma, soprattutto, quell’episodio fornì a Federico Fellini parecchi spunti per La dolce Vita, girato due anni dopo, oltre a segnare temporalmente la genesi della Dolce Vita reale. La Nanà si beccò due mesi con la condizionale, ma, grazie alla pubblicità dell’evento, si conquistò la presenza in una decina di non memorabili film.

Per la cronaca, al Rugantino c’erano anche altri fotografi ai quali, però, fu sequestrata la pellicola, ma quella di Secchiaroli, ceduta nascostamente a un amico, si salvò. E le sue immagini divennero un successo internazionale.

Secchiaroli, scomparso nel 1998, si era ritirato dalla professione già a metà degli anni 80: “La fotografia come ogni arte richiede una carica vitale e la mia si era esaurita. Così ho deciso di smettere”, disse allora. Ma restano le sue mostre, decine di mostre in cui è stato celebrato. Ora, in occasione del suo centesimo anniversario, un’altra rassegna fotografica si tiene a Milano (Glenda Cinquegrana Art Consulting, via Settembrini 17, dal 9 ottobre al 13 dicembre).

Tazio 100, questo il titolo dell’esposizione organizzata dal figlio David e dalla biografa Giovanna Bertelli, è – spiegano gli organizzatori – “suddivisa in tre sezioni: una sul lavoro del paparazzo, fra inseguimenti e fughe, la Roma della Dolce Vita e del Rugantino; una che si focalizza sui ritratti ai volti più iconici del cinema internazionale e italiano come Claudia Cardinale, Brigitte Bardot, David Hemmings, Marcello Mastroianni, e i registi, da Federico Fellini, a Michelangelo Antonioni, a Pierpaolo Pasolini; una dedicata a Sophia Loren, attrice e donna”.

Loren della quale, dal 1963, Secchiaroli divenne il fotografo personale ritraendola, su precisa richiesta della diva, quando Richard Avedon fu incaricato di fotografarla per lanciare Arabesque di Stanley Donen, o meglio, fotografò Avedon (che non la prese bene) mentre ritraeva la Loren che, dopo la morte di Tazio, dichiarò: “Se ne va uno dei più grandi fotografi del mondo del cinema. Per me che per tanti anni sono stata accarezzata, esaltata e giudicata dal suo obiettivo, se ne va un carissimo amico, un collaboratore fedele a cui devo molto. Caro Tazio, ci hai lasciati in un mondo che, ormai, non ti piaceva più, ma resterai sempre vivo nei nostri cuori e nella nostra memoria”.

Sarebbe, però, sminuente ricordare Secchiaroli solo per i suoi scatti rubati (i bisticci fra tra Anita Ekberg e Antony Steel, le incazzature dell’ex-re Faruk o gli inseguimenti di Walter Chiari, solo per citare le più note fra le tante paparazzate). Le sue foto sui set (e fuori set) che frequentò assiduamente, sono uniche, inimitabili. In particolare, quelli di Fellini che lo acquisì quasi come reporter ufficiale: e, se molto il regista riminese diede a Tazio, altrettanto diede Tazio a lui.

Fu anche un grande del fotogiornalismo, Secchiaroli: foto giovanili della vita quotidiana per le vie del centro, al luna park o in periferia, sulla via Casilina, alla Torraccia documentano le condizioni del pre-boom. Ricordava il figlio Davide dopo la scomparsa del padre: “La casa è piena di foto inedite di mio padre: bambini affamati ripresi nel dopoguerra […]. Da anni non scattava più foto, ma ogni tanto prendeva in mano qualcuna delle sue macchine fotografiche e la carezzava”. “Un rivoluzionario con la Rolleiflex in mano”, come lo definì il suo allievo ed erede Rino Barillari.

Photos: courtesy David Secchiaroli

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.