“Le cose come stanno”, il libro per ragazzi che non addolcisce la pillola su razzismo, sessismo, emergenza climatica e guerra
Un manuale scritto per ragazzi ma utile per tutti. Si intitola “Le cose come stanno” (edito People, 2025) ed è firmato da Eliana Cocca, insegnante alle superiori e blogger del fattoquotidiano.it, con le illustrazioni di Giovanna Buonocore (Giobi). Non è un libro scolastico nel senso classico: assomiglia piuttosto a una guida rapida alle contraddizioni del nostro tempo, raccontate con il linguaggio giovanile ma con la solidità dei dati.
La cornice è chiara fin dall’inizio: “Un libro diviso per capitoli in cui gente diversa racconta cosa c’è da sistemare nella società, senza dire bugie, senza addolcire la pillola”. I temi scelti – razzismo, sessismo e stereotipi di genere, aborto ed eutanasia, emergenza climatica, guerre e rabbia – sono affidati a voci adolescenti che li vivono in prima persona. Così Kamil, 14 anni, nato in Italia da genitori nigeriani, apre il capitolo sul razzismo: “Da piccolo pensavo che fosse una roba storica. Poi alle medie ho capito che a un razzista importa solo di che colore sei”.
L’idea del libro, racconta Cocca, “è nata un paio di anni fa, a scuola. Mi accorgevo che i ragazzi avevano voglia di parlare di questi temi, ma mancavano loro gli strumenti: dati, informazioni, materiali. A noi docenti viene chiesto un ruolo formativo, ma non c’è tempo per affrontare tutto. Ho pensato servisse uno strumento che condensasse queste questioni e permettesse di parlarne con cognizione di causa”.
Proprio il tono diretto ritorna in tutti capitoli. Per esempio in quello sul sessismo, affidato a Karen, 15 anni: “Siamo la metà della popolazione, se ci arrabbiassimo tutte insieme… potrebbe tremare il pianeta”. Non mancano le parti più dure – con avvisi di trigger warning– in cui si affrontano violenza di genere, body shaming e femminicidi. La narrazione non si limita alle esperienze individuali: mette in fila eventi storici, leggi, numeri, dalla colonizzazione all’Olocausto, dal referendum sul divorzio alla legge 194, fino al genocidio a Gaza.
Il capitolo forse più “oggettivo” è quello dedicato all’ambiente. Qui i dati scientifici sono centrali: emissioni, rapporti dell’IPCC, alluvioni e incendi sempre più frequenti. Ma anche in questo caso a parlare è un adolescente che si confronta con l’angoscia di un futuro che sembra già compromesso. “Non volevo mentire ai ragazzi. Non dico che va tutto bene. Do tutti i dati, spiego qual è la situazione. Ma aggiungo che non è finita: c’è ancora spazio per agire” spiega Cocca.
Tra i temi più difficili c’è la guerra. Cocca non ha esitato a citare i conflitti in corso: dall’Ucraina a Gaza, dove parla esplicitamente del genocidio in atto. “Sono argomenti che la scuola tende a evitare perché subito percepiti come divisivi. Ma se non ne parliamo, lasciamo i ragazzi in balìa di slogan e propaganda. Invece serve dare loro strumenti: date, fatti, ricostruzioni storiche. Solo così possono farsi un’opinione autonoma”.
Cocca spiega di aver scelto di dare voce a personaggi adolescenti “perché non volevo un libro in cui l’adulto spiega e il ragazzo ascolta. Ho incontrato tanti studenti che si infiammano su certi temi e ho voluto dare loro una voce. Così il lettore non sente l’insegnante che fa lezione, ma un coetaneo che racconta quello che sa”.
Il merito del libro è la capacità di fondere cronaca, storia e linguaggio generazionale, senza perdere precisione. Cocca e Giobi non indulgono in pedagogia, anzi: scelgono un tono ironico, a volte tagliente. “Il maschio alpha deve nascere con un pacchetto muratore/elettricista/idraulico installato nel cervello”, si legge nel capitolo sul sessismo.
Cocca sottolinea l’importanza della conclusione: “Dopo aver elencato tutto ciò che non funziona, restava la domanda: e adesso cosa faccio? Ho voluto un capitolo finale sulla rabbia, intesa come energia da trasformare in azione. Gli adolescenti vivono ansia e sfiducia nel futuro: serviva uno spazio per dire loro che non tutto è perduto. Non con il gesto individuale – comprare meno fast fashion aiuta ma non risolve la crisi climatica – ma con la dimensione collettiva: il voto, le manifestazioni, lo schierarsi”.
Un passaggio che rimanda anche al ruolo della scuola come luogo di comunità: “Libri così possono aiutare a riscoprire la forza del fare insieme. Nella didattica serve più laboratorio, più lavoro di gruppo, meno individualismo. È l’idea che si salva chi lotta anche per chi non può, e che l’apprendimento stesso è più forte se condiviso”.
Il libro, insiste l’autrice, non intende fornire risposte: “Non è un testo che dice ‘questa è la tua posizione’. È un libro che dà strumenti, che mette sul tavolo i fatti, la storia, i dati. Poi ciascuno si confronta e si forma un’opinione. Questo per me è fare politica nella sua accezione più naturale: discutere partendo da basi solide. Gli adolescenti hanno bisogno di questo: tra tre anni voteranno, ed è fondamentale che abbiano strumenti per pensare in modo critico, non solo slogan”.