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Caso Almasri: la Camera salva Nordio, Piantedosi e Mantovano dal processo. Meloni presente in aula per blindare i suoi ministri

I tre agirono "per un preminente interesse pubblico" e per questo la Camera deve negare l’autorizzazione, ha detto in aula Pietro Pittalis, relatore in Giunta per le autorizzazioni
Caso Almasri: la Camera salva Nordio, Piantedosi e Mantovano dal processo. Meloni presente in aula per blindare i suoi ministri
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Niente colpo di scena. La Camera ha votato contro il processo nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e del sottosegretario Alfredo Mantovano sul caso della scarcerazione del generale libico Almasri. In aula, per l’occasione, arriva anche la stessa presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: una conferma pubblica della posizione dell’intero esecutivo che blinda i tre membri indagati. La maggioranza è compatta. Tre voti distinti (come previsto dal regolamento) e tre risultati uguali: no all’autorizzazione a procedere del Tribunale dei ministri nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano. Le accuse erano a vario titolo di favoreggiamento, peculato per Piantedosi e Mantovano mentre al ministro della Giustizia veniva contestata anche l’omissione di atti d’ufficio. Da giorni parlamentari e ministri di maggioranza erano stati “precettati”: obbligo di presenza per evitare (tra essenze e scrutinio segreto) di mettere a rischio il salvataggio dei due ministri e del sottosegretario.

Meloni lascia l’aula dopo il voto – La premier prende parte al voto, si complimenta dell’esito con i due ministri e il sottosegretario. Alla prima lettura dei risultati, quelli su Nordio, la premier dà una pacca sulla spalla del ministro della Giustizia, che risponde con un baciamano. Concluse le tre votazioni lascia subito l’aula di Montecitorio, mentre dai banchi del centrodestra continuano gli applausi. Qualche momento di tensione quando Riccardo Ricciardi del M5s, intervenendo sull’ordine dei lavori, ha invitato Meloni a “tornare in Aulapiù spesso. “Chiedo alla Meloni – ha detto mentre dai banchi del centrodestra il vocio è diventato presto una protesta – di tornare in Aula non solo per salvare i suoi ministri dal processo per aver salvato con i soldi pubblici uno stupratore, ma di venire più spesso, visto che non è venuta quando glielo abbiamo chiesto per parlare del genocidio, per parlare dei nostri concittadini della Flotilla, per parlare dei dazi che stanno soffocando famiglie e imprese. Torni in aula per parlare di cose vere”.

I numeri – Autorizzazione a procedere negata per il ministro Nordio con 251 sì e 117 no. Per Piantedosi, invece, i sì sono stati 256, i no 106. Infine il voto riguardante il sottosegretario Mantovano ha registrato 252 sì e 112 no. I deputati erano chiamati ad esprimersi (con voto segreto) sulla relazione della Giunta che ha proposto di negare per tutti e tre l’autorizzazione a procedere. Quindi per negare l’autorizzazione era necessario votare sì, e quanti volevano concederla dovevano votato no. Secondo i numeri alcuni deputati delle opposizioni – o comunque non appartenenti alla maggioranza di governo – hanno votato contro l’autorizzazione a procedere per Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano. I gruppi di maggioranza hanno infatti 242 deputati a cui se ne aggiungono tre del gruppo misto. Da considerare che non tutti i deputati del centrodestra erano presenti. In favore del ministro dell’Interno aveva annunciato il proprio voto favorevole solo Italia Viva.

Nordio: “Tribunale dei ministri ha fatto strazio delle norme” – “Da modesto giurista lo strazio che il Tribunale dei ministri ha fatto delle norme più elementari del diritto è tale da stupirsi che non gli siano schizzati i codici dalle mani, ammesso che li abbiano consultati”, ha commentato il ministro Nordio, in Transatlantico, appena uscito dall’Aula. Il voto, ha aggiunto il guardasigilli “è andato numericamente oltre a quella che era l’aspettativa della maggioranza parlamentare. Il che significa che anche da parte di alcuni dell’opposizione vi è una riluttanza ad affidare alle procure della Repubblica delle competenze che dovrebbero essere squisitamente politiche”. Un pensiero anche alla sua capo di gabinetto, sotto inchiesta per false informazioni al pm: “Speriamo che il capitolo Bartolozzi si chiuda così come questo”.

“Hanno agito per interesse pubblico” – I ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano agirono “per un preminente interesse pubblico” nella vicenda, e per questo la Camera deve negare l’autorizzazione a procedere nei loro confronti, ha detto in aula Pietro Pittalis, relatore in Giunta per le autorizzazioni a procedere sulla vicenda e che ha invitato l’Assemblea a confermare il No della Giunta. In conclusione della sua relazione Pittalis ha anche affermato che l’autorizzazione a procedere debba essere chiesta alla Camera anche per la capo di gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi, in quanto “coindagata laica” nel processo.

Le opposizioni: “Bugie e menzogne in Parlamento” – Mentre la maggioranza fa quadrato sui membri del governo indagati, dalle opposizioni continuano le critiche e le accuse. “Siete venuti in Parlamento a costruire una strategia della bugia e della menzogna. Ci saremmo aspettati che Nordio fosse venuto qui per chiedere scusa al Parlamento per le bugie che ha proferito al Parlamento, è ancora in tempo ministro”, ha detto in aula Angelo Bonelli, che nel corso del suo intervento sul caso Almasri ha mostrato alcune foto di uomini e donne torturate. “Le ha mai viste queste immagini? È inutile che volti la testa, gliele hanno fatte vedere? Sono uomini e donne torturati e voi avete liberato questo uomo: vergognatevi”, ha detto Bonelli rivolgendosi a Nordio. “Oggi la maggioranza vuole affermare che vi era un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o un preminente interesse pubblico in quella liberazione. No, non c’è”, ha dichiarato la deputata M5s Enrica Alifano: “Il pericolo per l’incolumità degli italiani in Libia era estremamente eventuale e fumoso. Tantomeno – ha aggiunto – era configurabile il pregiudizio agli interessi economici dell’impianto Eni. Consegnare Almasri alla Corte Penale Internazionale avrebbe ribadito che l’Italia aderisce a un sistema di valori che non tollera l’impunità di un criminale di quella portata. Questo rappresenta la forza dell’Occidente europeo”, ha concluso. “Non si è trattato di un errore tecnico ma di una scelta politica consapevole, maturata ai massimi livelli dell’esecutivo, in violazione degli obblighi internazionali dell’Italia”, ha detto in aula Antonella Forattini, deputata del Partito Democratico: “Concedere l’autorizzazione a procedere non significa emettere una condanna, ma riaffermare un principio fondamentale: nessun ministro è al di sopra della legge. La giustizia internazionale – ha aggiunto – non è un optional, ma un dovere morale e giuridico. In democrazia, la forza dello Stato non risiede nella paura, ma nella fedeltà alla legge e alla Costituzione”.

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