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Papa Leone: “Passi verso la pace a Gaza. Sono addolorato per i palestinesi e preoccupato per l’antisemitismo”

Il Pontefice durante l'Angelus si augura che le trattative possano portare presto al cessate il fuoco. Poi esprime "preoccupazione per l’insorgenza dell’odio antisemita nel mondo come purtroppo si è visto a Manchester"
Papa Leone: “Passi verso la pace a Gaza. Sono addolorato per i palestinesi e preoccupato per l’antisemitismo”
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Si affaccia su piazza San Pietro per l’Angelus domenicale e, dopo essersi già espresso positivamente sul piano di Trump, Papa Leone torna a parlare di pace per la Striscia. “Continuo ad essere addolorato per l’immane sofferenza patita dal popolo palestinese a Gaza. In queste ultime ore, nella drammatica situazione del Medio Oriente, si stanno compiendo alcuni significativi passi in avanti nelle trattative di pace che auspico che possano al più presto raggiungere i risultati sperati“. Il Pontefice ha chiesto a “tutti i responsabili di impegnarsi su questa strada”, “di cessare il fuoco” e di “liberare gli ostaggi”. Ha poi esortato all’unità affinché “gli sforzi in corso” possano portare alla fine della guerra e alla pace “giusta e duratura”. Nel suo intervento però Prevost esprime anche la sua “preoccupazione per l’insorgenza dell’odio antisemita nel mondo come purtroppo si è visto con l’attentato terroristico a Manchester avvenuto pochi giorni fa“.

Una parte del suo intervento è stata poi dedicata ai migranti. “Sono tante le missionarie, i missionari, ma anche i credenti e le persone di buona volontà, che lavorano al servizio dei migranti, e per promuovere una nuova cultura della fraternità sul tema delle migrazioni, oltre gli stereotipi e i pregiudizi. Ma questo prezioso servizio interpella ciascuno di noi”. Leone ha sottolineato che “oggi si apre nella storia della Chiesa un’epoca missionaria nuova. Se per lungo tempo alla missione abbiamo associato il ‘partire’, l’andare verso terre lontane che non avevano conosciuto il Vangelo o versavano in situazioni di povertà, oggi le frontiere della missione non sono più quelle geografiche, perché la povertà, la sofferenza e il desiderio di una speranza più grande, sono loro a venire verso di noi”. Quindi “non si tratta tanto di ‘partire‘, quanto invece di ‘restare’ per annunciare il Cristo attraverso l’accoglienza, la compassione e la solidarietà: restare senza rifugiarci nella comodità del nostro individualismo, restare per guardare in faccia coloro che arrivano da terre lontane e martoriate, restare per aprire loro le braccia e il cuore, accoglierli come fratelli, essere per loro una presenza di consolazione e speranza”, ha concluso Papa Leone.

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