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Siena Awards Photo Festival, vince il dolore di Gaza: un’immagine che ci parlerà per i secoli a venire

Ali Jadallah vince con un'immagine potente dalla Striscia di Gaza, mentre Steve McCurry riceve una laurea honoris causa
Siena Awards Photo Festival, vince il dolore di Gaza: un’immagine che ci parlerà per i secoli a venire
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L’Unesco definì questa città, che non avrebbe poi granché da invidiare alla stessa cugina-rivale Firenze, “un capolavoro di dedizione e inventiva, in cui gli edifici sono stati disegnati per essere adattati all’intero disegno della struttura urbana”. Ed è in un contesto simile, di per sé incantato, che è andata in scena lo scorso weekend l’undicesima edizione del Siena Awards Photo Festival, tra i più influenti rendez-vous mondiali dedicati alla fotografia contemporanea. O meglio, l’evento (fondato e diretto da Luca Venturi) non si è certo concluso qui, visto che da qui a fine novembre saranno visitabili dieci mostre tra Siena e la vicina Sovicille.

Protagonisti alcuni tra i principali eredi dell’arte di Man Ray e Cartier-Bresson. Convitati di pietra, scenari straordinari: palazzi storici e musei, ex distillerie e chiese sconsacrate, scuole d’arte e borghi rinascimentali. Nel Medioevo Siena era potente quanto Parigi, e si percepisce tuttora nella bellezza dei suoi monumenti, nell’architettura generale e nei dettagli, nella magnificenza sui generis di Piazza del Campo (illuminata per l’occasione da un videomapping d’autore), nel turismo quasi di massa che affollava le sue strade nell’ultimo fine settimana di settembre. Siena e le sue 17 contrade che si sfidano, dal 1644, nell’iconica giostra equestre del Palio.

Nel suo mirabile centro storico abbiamo visto aggirarsi, in allegra incognita, il foto(guest)star Steve McCurry, intento a immortalare indisturbato momenti di ordinaria estasi urbana senese. Tra un ricciarello e due pici al ragù. Era tra l’altro fresco di una laurea honoris causa conferitagli dall’università locale. Siena che da undici anni ospita questi omonimi Awards, tre concorsi di lignaggio internazionale per partecipanti e giurati. Il Siena International Photo Awards, per professionisti, amatori e studenti; il Creative Photo Awards, per scatti d’arte; e il Drone Photo Awards per la fotografia aerea.

E dopo giornate di talk e incontri con svariati pesi massimi del “cavalletto” contemporaneo (tra premi Pulitzer e glorie del National Geographic) sono stati rivelati, in una cerimonia degna di un Grammy, i nomi dei vincitori. Sono una marea, impossibile elencarli tutti. Vi diciamo solo che il riconoscimento come Best Author è andato al fotoreporter pakistano-americano Adrees Latif, per il progetto Dispatches from U.S.-Mexico Border: Refuge Along An International Boundary: una testimonianza rigorosa e drammatica sulle dinamiche umane e sociali legate alla migrazione lungo la frontiera tra gli Stati Uniti e il Messico. “Le sue fotografie vanno oltre il reportage, offrendo uno sguardo profondo e umano sulle difficoltà e le speranze di chi cerca un futuro migliore – ha motivato la giuria – La sua narrazione non solo informa, ma coinvolge ed emoziona lo spettatore, trasformando l’attualità più urgente in immagini di valore senza tempo”.

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Il vincitore assoluto del Sipa (Siena International Photo Awards) è stato invece il palestinese Ali Jadallah con Leaving home: un’immagine scattata il 14 giugno 2024 a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza. Tre persone che riemergono dalle macerie della loro abitazione dopo un attacco. Un’istantanea che restituisce, con inaudita forza visiva, la violenza della distruzione e al contempo la resistenza pervicace della dignità umana. Quella degli aggrediti. Degli umiliati. Degli offesi. Questa foto, così carica di eloquenza storica e di punctum per dirla con Roland Barthes, ci parlerà anche tra centinaia d’anni.

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Photo credits: @Siena Awards Photo Festival

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