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Maltrattata e drogata per costringerla al matrimonio combinato: arrestati a Rimini i genitori. L’inchiesta dedicata Saman Abbas

I due coniugi, ora agli arresti domiciliari, sono accusati di maltrattamento in famiglia e costrizione ed induzione al matrimonio della figlia appena maggiorenne. La ragazza si trova ora in una comunità protetta. "Voglio tornare in Italia. Se resto qui mi uccidono", diceva la vittima
Maltrattata e drogata per costringerla al matrimonio combinato: arrestati a Rimini i genitori. L’inchiesta dedicata Saman Abbas
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Sono stati arrestati a Rimini i due genitori che avevano costretto la figlia a un matrimonio combinato in Bangladesh, loro Paese d’origine. Le indagini, avviate nello scorso febbraio, hanno ricostruito la vicenda che si è svolta tra novembre 2024 e aprile 2025: i coniugi avrebbero costretto la giovane ad accettare un matrimonio combinato con un connazionale da loro scelto, celebrato in Bangladesh il 17 dicembre 2024. L’operazione è stata chiamata Saman 2, la giovane pakistana uccisa dalla famiglia nel 2021 per cui è stata condannata la famiglia a pene fino all’ergastolo.

Lo scorso dicembre, il padre di 55 anni e la madre di 42 anni avevano costretto la loro figlia, appena diciottenne al viaggio con la scusa di visitare la nonna malata. I due avevano combinato, invece, l’incontro con un uomo di dieci anni più vecchio di lei, appartenente a una famiglia facoltosa. La ragazza si era più volte rifiutata, ma una volta giunta a Dacca, i parenti le avevano sottratto i documenti e la carta di credito. Controllata, minacciata e maltratta era stata costretta a sposarsi e ad assumere farmaci per favorire la gravidanza e sopportare i continui abusi.

Proprio sfruttando il desiderio dei parenti di una rapida maternità, la ragazza era riuscita a convincere i genitori a rientrare in Italia, per poter ritrovare la serenità perduta. La giovane era però riuscita a mettersi in contatto con un centro antiviolenza in Italia e con i carabinieri. Atterrata, così, all’aeroporto di Bologna, la ragazza è stata subito presa in custodia dai militari e portata in una località segreta. I genitori sono stati rintracciati e posti agli arresti domiciliari a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Come riporta Open, i genitori sono accusati dal pm Davide Ercolani di maltrattamento in famiglia e costrizione ed induzione al matrimonio. Poiché i reati sono stati commessi all’estero, il provvedimento restrittivo era stato richiesto dalla Procura della Repubblica di Rimini con il supporto del ministero della Giustizia.

La giovane arrivata in Italia all’età di 7 anni, nel dicembre del 2024 era stata costretta con una scusa a un viaggio in Bangladesh dove le avevano, invece, combinato l’appuntamento con l’uomo, di 10 anni più grande, che sarebbe dovuto diventare suo marito. Innamorata di un 23enne connazionale residente a Forlì, la ragazza si era più volte rifiutata, ma una volta giunta a Dacca, i parenti le avevano sottratto i documenti e la carta di credito. “Se non ti sposi, mi suicido”, le diceva il padre che poi suggeriva alla madre di legarla al letto e romperle braccia e gambe per non farla scappare. “Sei una poco di buono, ci stai rovinando”, le urlava la mamma. I parenti, zii e cugini, avevano poi contribuito a creare sulla giovane una pressione emotiva enorme.

Costantemente controllata, minacciata e percossa, alla fine si era piegata al matrimonio combinato. Costretta ad assumere farmaci per dormire e stare calma, ma anche per favorire la gravidanza, lei era riuscita a non restare incinta prendendo di nascosto la pillola anticoncezionale. Grazie ad un’amica si era poi messa in contatto telefonicamente con il consultorio del dipartimento salute donna di Rimini e con una volontaria di un centro anti violenza. Alla volontaria dall’altra parte del mondo, aveva iniziato a raccontare con messaggi quello che le stavano facendo e documentando tutto con foto.

“Voglio tornare in Italia. Se resto qui mi uccidono”, diceva. Sono stati mesi delicati e difficili, durante i quali grazie all’interessamento della rete dei volontari, dei carabinieri e della Procura si è tentato di salvaguardare la salute della ragazza per creare le condizioni del rientro a Rimini. Una possibilità si era palesata, quando tre mesi dopo il matrimonio, viste le difficoltà di rimanere incinta della figlia, i genitori avevano acconsentito di tornare per un po’ in Italia. E così, quando la famiglia è atterrata all’Aeroporto di Bologna ad aprile scorso, la ragazza è stata immediatamente presa in carico dai carabinieri e portata in una località segreta. All’arresto dei genitori si è arrivati solo mercoledì sera perché i reati più gravi erano stati commessi all’estero. Il pm ne aveva chiesto l’arresto e la detenzione in carcere il 27 maggio scorso, il gip però aveva potuto emettere solo un’ordinanza di divieto di avvicinamento alla parte offesa con braccialetto elettronico, dopodiché la Procura aveva chiesto al ministro della Giustizia di poter procedere nei confronti degli indagati per cui ieri sera i due genitori, rintracciati nell’abitazione di residenza, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sono difesi dall’avvocata Valentina Vulpinari. .

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