Quello di Trump e N. non è un piano ma il delirio della “Realtà Diminuita”
Quello che mi ha colpito ieri c’entra poco o nulla col merito delle proposte che Trump e N. hanno effettivamente messo in questo presunto “Piano”. Un elemento molto, ma molto più preoccupante.
Mi ha impressionato la visione superficiale, falsa, cartonata che soprattutto Trump ha espresso seriamente, dunque forse credendoci o pensando che qualcuno potesse crederci. Una visione in cui la realtà umana, fatta di problemi, odio, dolore, sofferenze, dignità, storie secolari, differenze, diritto, vendetta, perdono, ragione, rancore, senso, era del tutto assente. Un colpo di spugna paradossale: “Paesi tutti d’accordo, situazione favorevole, via d’uscita trovata. Siamo a un passo dalla soluzione totale definitiva per tutto il Medio Oriente. Ce l’abbiamo fatta. Tra pochi istanti faremo una pace lunga. Anzi, eterna”.
Ecco la “semplificazione” del pensiero tecnocratico egemone che spesso cito accoratamente. Una risposta semplice (anzi semplicistica) a un problema complesso non già sciogliendo le difficoltà con soluzioni anche ardite (che sarebbe atteggiamento dentro la complessità) e immaginando un percorso-nel-tempo necessario, ma riducendo i problemi attraverso un metodo: la sottovalutazione di tutto, in un tempo “zero”, fiduciosi che disegnando uno scenario risolto, questo scenario si avvererà e immediatamente.
Ecco dove io dispero per il futuro: la rimozione della Complessità e del Tempo fidando solo nella capacità autoavverante di una realtà illusoria. Una sorta di “Realtà Diminuita” ad uso di un’umanità sciocca. L’ultimo, finale passo verso il baratro del capitalismo novecentesco.
Così si va dritti al sogno di cartapesta. Si va verso il delirio, che genererà, che anzi già genera, scollamento dalla realtà, perdita di orizzonte, alienazione culturale e antropologica totale. Questo atteggiamento, assumibile solo avendo denaro (“ci sono molti Paesi che hanno molti soldi, e i soldi fanno accadere le cose”) costituisce un “modello” di percezione e di interpretazione che porta al “de-lirio”, etimologicamente, dal latino, “uscire dal solco (lira)”. Uno stato mentale in cui i pensieri e le idee “escono” da un percorso di razionalità o da un’idea consolidata, portando a un’alterazione della coscienza e a una manifestazione di convincimenti erronei, incompatibili con la realtà circostante.
Solo che chi delira, di solito, resta nella minoranza, perché intorno a lui tutti continuano a non delirare e lo emarginano. Qui invece, per come è strutturata la comunicazione, per i mezzi in campo, per i soldi (“che fanno accadere le cose”) e per il ritardo evolutivo critico già in essere nella maggioranza della popolazione (almeno occidentale, ma non solo), chi delira si porta dietro tutti spostandoli facilmente dal senso delle cose verso una non-realtà. Parlo di noi.
Credo che ieri sera sia terminata definitivamente un’epoca e ne sia iniziata una nuova. Intendo dire, ufficialmente. Da stamattina il mondo si divide formalmente, effettivamente, in “Alienati Deliranti”, che vengono già (e ancor più verranno) risucchiati nel delirio e nel gorgo che ne conseguirà, e “Resistenti”, cioè chi in quel delirio farà di tutto per non cadere, pronto a tutto per non perdere il senso delle cose, della realtà. Della vita.
Non sono mai stato così preoccupato come stamattina.
Guardo verso l’Anatolia e penso a come dare corpo, prima ancora del previsto, a ciò che sto studiando e progettando da tempo.
