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Piano per Gaza, Trump ringrazia i paesi arabi e bacchetta quelli europei: “Alcuni sono stati stupidi a riconoscere la Palestina”

I toni tra Washington e la galassia degli Stati mediorientali sono di distensione e collaborazione. Otto Stati arabi "sottolineano l’importanza della partnership con gli Usa per garantire la pace nella regione"
Piano per Gaza, Trump ringrazia i paesi arabi e bacchetta quelli europei: “Alcuni sono stati stupidi a riconoscere la Palestina”
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Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto. Tutti allineati nel salutare con favore il piano per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza presentato ieri da Donald Trump e Benjamin Netanyahu. ” Vorrei ringraziare i leader dei Paesi arabi e musulmani per il loro sostegno”, ha detto il presidente degli Stati Uniti in conferenza stampa con il primo ministro israeliano alla Casa Bianca. E l’Europa? “E’ stata molto coinvolta”, ha aggiunto il presidente Usa. Che però non ha risparmiato una bacchettata ai Paesi, anche europei, “che hanno stupidamente riconosciuto la Palestina“.

I toni tra Washington e la galassia degli Stati mediorientali sono di distensione e collaborazione. Con una nota congiunta rilasciata nella serata di ieri dai ministri degli esteri, gli 8 paesi arabi “sottolineano l’importanza della partnership con gli Stati Uniti per garantire la pace nella regione” e affermano “la loro disponibilità a impegnarsi in modo positivo e costruttivo con gli Stati Uniti e le parti per finalizzare l’accordo e garantirne l’attuazione, in modo da garantire pace, sicurezza e stabilità per i popoli della regione”, si legge nella dichiarazione.

Il piano, che ora attende il pronunciamento di Hamas, è lo stesso, con qualche correzione, già presentato un anno fa alle Nazioni Unite da Ayman Safadi, capo della diplomazia di Amman, con l’adesione di 58 tra stati musulmani e arabi. Sul piano pratico il nuovo endorsement conferisce al piano una dimensione regionale che mira a isolare Hamas anche sul terreno politico, perché l’obiettivo è spingere il movimento islamista ad accettare il compromesso senza che questo sia percepito come una resa. E la pressione politica e diplomatica esercitata dagli alleati arabi rappresenta uno snodo fondamentale per rendere attuabile la tregua. Il progetto, inoltre, affida esplicitamente ai Paesi arabi, in collaborazione con istituzioni internazionali, il compito di finanziare la ricostruzione.

Gli Stati arabi, inoltre, sono chiamati a svolgere un ruolo di ponte nella fase di transizione politica. L’idea è che, dopo un periodo di amministrazione internazionale, Gaza torni sotto il controllo dell’Autorità Palestinese. Un passaggio che, per avvenire in modo ordinato e credibile, richiede la regia e le garanzie della regione. Il presupposto del piano è chiaro, quindi: senza l’appoggio attivo dei Paesi arabi — come garanti, mediatori e finanziatori — qualsiasi schema di ricostruzione e stabilizzazione rischierebbe di restare lettera morta.

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