Sistema Sorrento, l’ex sindaco Coppola: “Incastrato per non aver accontentato un imprenditore, erano loro ad avvicinarmi”
“Il Sistema Sorrento? Era il sistema degli imprenditori. Non ero io a cercarli, erano loro che mi avvicinavano. E sono stato incastrato da un imprenditore perché non lo avevo accontentato su un altro appalto”. Dopo aver dribblato col silenzio gli interrogatori di garanzia, l’ex sindaco di Sorrento Massimo Coppola ha finalmente parlato. Ha prima trascorso un’estate in cella a leggere e rileggere le carte dell’accusa di ben due ordinanze di custodia cautelare per induzione indebita e corruzione. Poi si è difeso. Agli inquirenti ha suggerito alcuni allargamenti al raggio di azione delle indagini in corso. E col parere favorevole della Procura di Torre Annunziata guidata da Nunzio Fragliasso, ha ottenuto gli arresti domiciliari nel Lazio.
Assistito dagli avvocati Bruno Larosa e Gianni Pane, Coppola è stato interrogato a Poggioreale agli inizi di settembre più volte. Almeno tre volte. Il pm Giuliano Schioppi gli ha rivolto molte domande. E ora sta lavorando ai riscontri sulle dichiarazioni. L’ex primo cittadino ha provato a smontare l’accusa all’apparenza più granitica: la mazzetta dell’imprenditore delle mense Michele De Angelis intascata nel ristorante sui colli di Casarlano, scovata dalla Finanza nel suo zaino pochi minuti dopo la conclusione della cena di maggio. La prospettazione inquirente è quella del sindaco che tartassava di richieste di tangenti l’imprenditore, dopo che questi aveva vinto un bando cucito su misura. Coppola l’ha disegnata diversamente: il bando, a suo dire, era identico a quello aggiudicato dall’imprenditore durante l’amministrazione precedente, modificato in un solo articolo per renderlo conforme alla legge in vigore.
Ed allora perché l’uomo della coop Prisma è andato a cantare in Finanza, contribuendo ad organizzare l’arresto in flagranza di reato? Coppola la spiega così: non era stato accontentato nell’ambizione di realizzare un’attività di buvette nell’area dell’ex eliporto Le Tore. Il sindaco gli avrebbe spiegato che l’operazione non era normativamente possibile, che le intenzioni dell’amministrazione comunale erano altre. E i controlli alle mense scolastiche ordinati da Coppola non erano strumenti di pressione per costringerlo a pagare puntualmente tangenti, ma risposte a un allarme delle mamme sorrentine dopo che a Massa Lubrense – dove l’imprenditore era titolare di un altro appalto di refezione – erano state ritrovate delle larve nella pasta servita ai bambini. I controlli di Sorrento, peraltro, si erano chiusi positivamente.
Coppola ha sostenuto di aver trovato e gestito un ‘sistema’ che non era legato alla politica, ma all’imprenditoria. Non avvicinava, dice, ma era avvicinato. Poi gli aspiranti appaltatori venivano smistati a Raffaele Guida detto Lello il Sensitivo per la definizione dei dettagli sulla mazzetta (l’importo, la percentuale). Un sistema molto radicato, secondo un episodio raccontato dal sindaco al pm: provò a ‘raccomandare’ un imprenditore a lui vicino per farlo lavorare in un altro comune della costiera sorrentina, ma l’ex primo cittadino di questo comune lo allontanò, per poi dire a Coppola, in sintesi: “Con questo che mi hai mandato non voglio avere a che fare, statti attento, si è presentato con una busta piena di soldi, io non li ho presi e l’ho allontanato”.
Ma infine, perché gli imprenditori cercavano Coppola? Soprattutto: perché lui accettava di avere contatti e di raccogliere denaro? C’era una convergenza di interessi. L’ormai ex sindaco ha fatto capire che i soldi servivano anche a tenere aperti due fronti. Uno era quello del pagamento delle spese legali per il ricorso intentato dalla famiglia Morelli sull’ineleggibilità di un altro candidato sindaco: bisognava resistere, ché se accolto, l’amministrazione sarebbe stata sciolta. L’altro era quello delle ambizioni politiche di Coppola: fieno in cascina per finanziare la campagna elettorale del 2026. Ed essere rieletto con un consenso il più plebiscitario possibile. E poi, chissà, spiccare il volo verso cariche più alte.