Nado Canuti, artista del coraggio. Mio cugino ne ha fatto un documentario
Mio cugino Daniele Farina ha realizzato da poco un documentario su Nado Canuti, Daniele è un fan di Sylvester Stallone ma per questo film ha scelto un ring diverso, il ring dell’arte e della vita. Non si vive di solo Rocky e “Adrianaaa”.
Chi è Nado Canuti? Pochi cenni biografici: nato a Bettolle (vicino a Siena) il 6 agosto del 1929, all’età di 14 anni, Nado, giocando a calcio con i suoi amici, trova un ordigno inesploso, con l’imprudenza della fanciullezza lo maneggia e l’ordigno gli esplode addosso: la mano sinistra vola via e anche alcune dita della mano destra. Viene subito portato in ospedale e salvato per miracolo. Nonostante la grave mutilazione Nado offre il suo coraggio alla Resistenza della Valdichiana, compiendo azioni di sabotaggio, e durante la Liberazione disinnesca le mine lasciate dai tedeschi per fare esplodere il centro di Bettolle.
Bene, questo è il fanciullo eroe, il mutilato che si trasforma nella dea Kalì, con tante mani immaginarie per salvare la sua infanzia, il suo paese natio. Gli anni passano e Nado diventa un artista, un pittore e uno scultore, un genio creativo, un genio prensile, trasformando il boato della sua mutilazione nella musica dell’espressione artistica. Si trasferisce a Milano e inizia la sua carriera, partecipa a numerose mostre, 70 personali e 150 collettive, le sue opere figurano in musei italiani e stranieri, in numerose collezioni pubbliche e private e in chiese e santuari, realizzando anche opere monumentali, ma queste cose può dirvele Wikipedia, quello che invece Wikipedia non potrà mai mostrarvi è il film documentario di mio cugino Daniele.
Il film va visto e sostenuto perché parla della nostra Storia e di un artista di valore, ma non solo, il film va visto perché è un film fatto con bravura, onestà, è un film limpido, puro e visionario, a tratti scintillante di mistero. La prima produzione di Nado è segnata dal dolore, dall’eco terribile della guerra, poi con la nascita del figlio Massimo nel 1971, Nado abbraccia anche la favola e il sogno, si apre alla speranza, ritrova il gioco ma senza ordigni, l’unica cosa che esplode è l’arte e questa volta quello che resta delle sue mani non è sofferenza ma gioia, le cicatrici si riaprono ma solo per accogliere il mistero.
Il film si avvale della colonna sonora di Morgan che ha messo il suo talento al servizio del progetto, sì, proprio Morgan che magari alcuni considerano un egolatra eccentrico, invece è un egolatra eccentrico ma sensibile, profondo e intelligente che ha saputo cogliere con le sue note la febbre creativa di Nado, restituendone il senso e l’essenza, e non è poco.
Riuscire a trovare i soldi per realizzare un film documentario non è mai facile, ma Daniele che ama Stallone si è allenato ogni giorno a bussare alle varie case di produzione, finendo spesso al tappeto ma rialzandosi sempre, come Rocky. Ha trovato una giovane casa di produzione (Artery Film) ed è riuscito anche ad ottenere un contributo, seppur minimo, dal ministero della Cultura. Ha coinvolto un fotografo internazionale come Eolo Perfido per la locandina, il produttore Marco Barusso per il mix audio, il tastierista Andrea De Paoli per delle musiche addizionali, tutti professionisti di livello, tutto quello che si merita il fanciullo eroe, l’artista Nado Canuti.
Ma come non menzionare il prezioso contributo del figlio Massimo e di mio fratello Roberto per la stesura, la raccolta e il montaggio delle interviste? Infatti li ho appena menzionati, menzione d’onore! Dove c’è Resistenza i Farina ci sono sempre. Tra l’altro noterete una certa somiglianza tra Nado Canuti e Giovanni Pesce (anche lui eroe della Resistenza, medaglia d’oro al valor militare, il famoso Visone che con la sua compagna di vita Nori Brambilla ci ha donato quella cosa che si chiama libertà, non dimentichiamolo mai).
Gli eroi si assomigliano tutti in fondo. Rischiano la propria vita per un ideale, ma non solo, per noi, mortali comuni e non comuni, assetati di vita. Ma c’è un eroismo anche nell’arte, l’eroismo di chi non si piega alle mode del momento, alle richieste dei galleristi, l’eroismo di chi crede che senza libertà non può esserci arte. Nado è quindi l’eroe dei due mondi: l’eroe della Storia e l’eroe dell’Arte.
Il film sta cercando un distributore coraggioso che lo faccia uscire nelle sale, perché non si vive di solo “Adrianaaa”, vero Daniele? Ti faccio i miei complimenti, caro cugino, anche tu hai avuto coraggio, il coraggio della dedizione e di credere nel tuo bellissimo e necessario progetto. Oggi più che mai.
Troverete dopo questo pezzo due link, uno al trailer del film di Daniele e un link che vi rimanda a un mio video ritratto Chisciotte a Nado, una cosettina al confronto del documentario, ma pur sempre qualcosa. Un caro saluto a tutti, ma in modo speciale ai coraggiosi, perché come dice un aforisma che amo “per essere felici ci vuole coraggio”.
Ps. Ah, mi sono dimenticato di dirvi che il documentario di Daniele Farina “Nado” ha già vinto numerosi primi premi in festival sia italiani che internazionali, ora aspetta solo di uscire nelle sale…