29 settembre 1975 – 50 anni fa il massacro del Circeo. Ascolta A nudo, il podcast che racconta l’Italia di allora. E come è cambiata
Sono passati 50 anni esatti dalla sera del 29 settembre 1975, quando tre ragazzi della Roma bene sequestrarono, seviziarono e violentarono Donatella Colasanti, 17 anni, e Rosaria Lopez, 19, in una villa a San Felice Circeo, fino a causare la morte di quest’ultima. Donatella Colasanti si salverà solo fingendosi morta: l’immagine che la ritrae uscire dal bagagliaio della Fiat 127 in cui era stata lasciata, mentre i suoi aguzzini andavano beatamente a cena e poi si perdevano in una rissa, è un tassello lugubre e simbolico della storia di questo Paese. Così come le parole del metronotte che per primo allerterà i carabinieri – “Cigno, cigno… c’è un gatto che miagola dentro una 127 in viale Pola” – sentendo i rumori che provenivano dall’auto. E altrettanto simbolici sono stati il processo, l’indignazione popolare, le foto delle vittime sbattute in prima pagina.
Una vicenda passata alla storia con una definizione che oggi pare quasi riduttivo – il Massacro del Circeo – e che spesso è diventata oggetto di narrazioni figlie del loro tempo: racconti che indagano la mente dei carnefici, ma che non mettono mai al centro le vittime, due ragazze della periferia romana che desideravano una vita migliore. “A nudo. Il massacro del Circeo“, un podcast realizzato da Emons Record in media partnership con Il Fatto Quotidiano, grazie al lavoro e alle voci di Angela di Berardino e Giulia Mariani, vuole tentare di cambiare questa prospettiva nel ripercorrere quelle ore e gli sviluppi successivi, con uno sguardo critico nei confronti di una mentalità che negli anni 70 – e in parte ancora oggi – accomunava una buona parte della popolazione, mentre il Paese si evolveva nel costume e nella cultura.
Appuntamento in otto puntate, “A nudo” indaga il contesto sociale, economico e politico del tempo per capire cosa abbia reso possibile quella notte e prendere coscienza di ciò quello che è accaduto dopo: due processi, tre latitanze e molti altri reati. Un racconto che non è solo un pezzo dell’Italia nero-rossa degli anni 70, ma anche di quella di oggi, perché le battaglie portate avanti durante il processo del massacro del Circeo sono state uno spartiacque nella storia delle donne italiane. Dal ruolo del femminismo durante il primo grado alle leggi di iniziativa popolare, le autrici raccontano la sollevazione che ha prima ispirato e poi guidato il Paese alla approvazione della legge contro la violenza sessuale, arrivata solo nel 1996. Il tutto legato da un unico filo conduttore, ovvero la condanna dell’impunità di una classe sociale, della prevaricazione del più forte sul più debole, la denuncia del racconto sensazionalistico del dolore. Il podcast vuole offrire un punto di vista ribaltato: una storia messa completamente a nudo.
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LE AUTRICI
Nata a Roma, dove vive, o meglio, sopravvive come tutti i romani Angela Di Berardino ha vissuto per un po’ a Londra tra té e cibi multietnici. Viaggerebbe continuamente tra Balcani e sud ovest asiatico, si interessa principalmente di paesi in crisi, anni 70 e lotte per i diritti, in particolare quelli di genere. Si definisce una persona poliedrica, che tradotto significa che si entusiasma per qualsiasi essere vivente. Adora ascoltare le storie delle persone e raccontarle per dare voce a chi rimane ai margini. Non potrebbe vivere senza queste tre cose: il caffè, il mare al tramonto e le discussioni politiche.
Ha scritto per MicroMega e L’Espresso.
Nata in Umbria, ora a Roma, per un po’ a Siviglia. Giulia Mariani è giornalista pubblicista, crede che l’utilizzo consapevole del linguaggio sia la chiave di volta. Si sente al suo posto tra gli articoli ingialliti degli anni 70, su un aereo per la Serbia, tra i marginalizzati: per raccontare le loro storie. Quando non cerca di scavare in qualche storia complicata, mangia cibo etnico o fa la lucertola che legge al sole, meglio ancora se con i piedi a bagno o un gatto addosso. Si interessa di esteri e questione femminile e i podcast non solo li fa, ma crede che stiano rivoluzionando il giornalismo. Ha scritto per Il Foglio e L’Espresso.
