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Se non puoi fermare i membri della Flotilla, stigmatizzali: così i civili palestinesi escono dal focus

Bene farebbero i politici che delegittimano in questi giorni gli attivisti della flottiglia a raggiungere velocemente le navi e imbarcarsi anche loro
Se non puoi fermare i membri della Flotilla, stigmatizzali: così i civili palestinesi escono dal focus
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Nell’epoca della Menzogna Universale, insegna George Orwell, due più due non fa quattro, ma cinque, sei, sette.

In queste ore le massime cariche istituzionali della Repubblica e i rappresentanti dei partiti politici di maggioranza e opposizione hanno iniziato a esprimere grande preoccupazione sulle conseguenze dell’avvicinarsi della Global Sumud Flotilla a Gaza. I proclami che si susseguono mostrano agitazione e invocano riflessione, prudenza, mediazione.

Nella comunicazione politica ogni volta che si parla si responsabilità implicitamente si passa un messaggio: chi non si ferma e tira diritto è un irresponsabile, chi non vuole mediare è un’estremista. E’ la tecnica della neutralizzazione, descritta così magistralmente da Carl Schmitt, che viene fatta esplodere con i social media all’ennesima potenza. Le conseguenze dei messaggi dei ‘buoni padri di famiglia’ agli scapestrati figli navigatori non raggiungono lo scopo di riportare alla ragione gli attivisti, ma rischiano la loro stigmatizzazione pubblica.

Sui social media è impressionante l’ondata di commenti feroci con cui gli attivisti della Flotilla sono descritti come: radical chic, irresponsabili incapaci di valutare gli effetti delle loro azioni, persone animate da narcisismo e voglia di protagonismo e, in ultima istanza, gente pericolosa per gli interessi della nazione (o della Patria di mussoliniana memoria per i molti, troppi nostalgici del fascismo in circolazione). Il mondo viene rappresentato alla rovescia: chi cerca una strada per sollevare l’attenzione dell’opinione pubblica su una tragedia di proporzioni inenarrabili è trasformato in pericolo pubblico, distruttore dell’ordine e della quiete pubblica, deviante sociale.

Per essere credibile, il gioco della delegittimazione non basta naturalmente a evidenziare la contrapposizione tra saggezza e irresponsabilità, ma deve anche legittimare eticamente la posizione di chi esprime il giudizio di riprovazione. Ecco allora che i messaggi si sostanziano sottolineando le buone intenzioni del comunicatore e la sua integrità morale. “Non mettete a rischio la vostra incolumità” afferma con tono grave il Presidente della Repubblica, mostrando preoccupazione verso gli irresponsabili: è occasione unica per ribadire la legittimazione simbolica delle forze in campo.

Non è chiaro se Mattarella si rivolga solo ai cittadini italiani imbarcati sulla flottiglia, o a tutti i naviganti e probabilmente poco importa. Ciò che conta è l’esercizio semantico che porta a circoscrivere il perimetro del concetto di incolumità. L’incolumità è quella di chi è simile a noi, dei nostri concittadini, e l’interesse è rivolto al figliol prodigo verso cui si indirizza l’amorevole richiamo del genitore.

Quello che rimane non detto, ciò che esce dal discorso e come tutte le cose che non hanno nome scompare è il tema dell’incolumità dei civili palestinesi e della carneficina quotidiana compiuta dall’esercito israeliano. Le stime riconosciute dalle stesse autorità militari dello Stato ebraico sono di duecentomila morti e feriti di cui come minimo i quattro quinti civili innocenti.

Come accadeva con le marce forzate degli Armeni nel 1915 e 1916 e con il genocidio degli ebrei durante il nazismo, le istituzioni sanno del massacro, anzi lo vedono ogni giorno in diretta televisiva e attraverso internet, ma non fanno niente per fermarlo. E’ eguale se a morire sono bambini, neonati, anziani, donne incinte, giornalisti. Il cinismo morale non ha più limiti.

Con espressioni corrucciate i politici esprimono al massimo un cauto dissenso alla reazione “sproporzionata” agli attacchi di Hamas, ma alle loro esternazioni non seguono azioni concrete, le poche che sono messe in atto hanno natura simbolica e tardiva e non fermano nessuna uccisione. La preoccupazione relativa all’incolumità degli esseri umani appare tragicamente in questo contesto per quello che è: nichilista, decadente, falsa.

La Menzogna implode infine nella modifica dei confini legittimi e del diritto. Attraverso le dichiarazioni del ministro Guido Crosetto, l’”Armiere”, ex rappresentante delle industrie private militari inopportunamente indicato dalla premier Meloni come massimo rappresentante dell’esercito e della difesa, il governo avverte che la protezione armata alle navi con equipaggi italiani terminerà nel momento in cui le imbarcazioni entreranno in acque israeliane.

Le acque israeliane davanti a Gaza non esistono. Esiste un blocco navale imposto da Israele con la forza dopo la vittoria alle elezioni di Hamas nel 2007. Secondo il diritto internazionale i blocchi navali possono essere consentiti solo in casi di legittima difesa e diventano illegali nel caso in cui una popolazione sia messa in difficoltà a causa di una inadeguata fornitura di mezzi di sussistenza. A Gaza, la Fao, l’Unicef, la Wfp e l’Oms hanno certificato lo stato di carestia. Quindi non solo non esistono acque israeliane, ma anche il blocco all’accesso a Gaza non è legale.

Come scriveva Orwell: “la libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Se è garantita, tutto il resto ne consegue.” Bene farebbero i politici che delegittimano in questi giorni gli attivisti della flottiglia senza fare niente per interrompere la carneficina in atto nella striscia di Gaza a raggiungere velocemente le navi della Flotilla e imbarcarsi anche loro per dare il segno che l’umanità e la ragione non sono ancora del tutto defunte.

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