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YouTube demonetizza il canale dell’attivista palestinese Hamzah Saadah che chatta con gli israeliani

"Ciao ragazzi, ho una brutta notizia", inizia il post indirizzato al milione e mezzo di iscritti al suo canale. "Se qualcuno può aiutarmi, per favore me lo faccia sapere"
YouTube demonetizza il canale dell’attivista palestinese Hamzah Saadah che chatta con gli israeliani
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A denunciare quello che chiama “tentativo di censura” è Hamzah Saadah, lo youtuber statunitense di genitori palestinesi che dopo il 7 ottobre ha moltiplicato i contenuti Pro Pal sul suo canale YouTube, lanciandosi in efficaci quanto controverse conversazioni con utenti israeliani su piattaforme come Tik Tok Live. Compresi militari dell’esercito israeliano (foto), che non si tirano indietro quando si tratta di rivendicare le operazioni a Gaza, ma anche giovanissimi pronti a negare le conseguenze umanitarie che Hamzah cita ricevendo insulti e minacce. Con un risultato che, per ragioni probabilmente legate agli inserzionisti, la piattaforma video del colosso Google avrebbe ora deciso di demonetizzare, impedendo al canale di essere associato a spot pubblicitari e, in sostanza, riducendone la visibilità perché incapace di produrre profitti. Non sarebbe la prima volta che le piattaforme social mettono in difficoltà i profili di Saadah. Recente la sua segnalazione rispetto al “tentativo di rimuovere l’account Instagram” da un milione di follower, che si sono poi mobilitati per superare la sospensione imposta da Meta per “presunte violazioni delle linee guida”.

“Ciao ragazzi, sono Hamzah. Ho una brutta notizia”, inizia il post indirizzato a chi segue il suo canale. “YouTube ha completamente demonetizzato il mio canale per aver parlato della Palestina. Stanno cercando di censurarmi, stanno cercando di mettere a tacere la verità”, denuncia. E pubblica il messaggio ricevuto dalla piattaforma: “La monetizzazione è sospesa per il tuo canale”. Una decisione che lui respinge lanciando un appello al milione e seicentomila iscritti al canale: “Non possiamo permetterglielo. Se qualcuno può aiutarmi, per favore me lo faccia sapere. Come sempre, Free Palestine”. Saadah, anche noto come Absorberyt, è nato nel New Jersey, ha 22 anni e prima di essere un attivista della Rete era già un creatore di contenuti, prevalentemente legati al mondo del gaming, con milioni di follower sulle più note piattaforme social. Che però non sembrano gradire la sua produzione più recente, dove di fronte a interlocutori israeliani sostiene che l’attacco di Hamas del 7 ottobre, che pure dice di non condividere, è anche la conseguenza dei soprusi e delle occupazioni subite dai palestinesi nei decenni passati.

E non ci sono solo i social, direttamente utilizzati per divulgare quella che i follower di Saadah definiscono controinformazione e veicolo di contenuti virali addirittura in Israele. A quanto ha raccontato lui stesso, a metà gennaio la polizia statunitense ha bussato alla sua porta. “La polizia si è presentata alla mia porta alle 3 del mattino. Era stata chiamata da israeliani/sionisti che dicevano che avevo delle armi e che stavo facendo del male alle persone. Questo è ciò che succede quando si dice la verità, purtroppo. Ma niente mi impedirà MAI di dire la verità. Continuerò a postare sulla Palestina fino al mio ultimo respiro”, ha postato sui suoi profili social. Da vedere ora quali conseguenze avrà la decisione di Google rispetto al canale video e ai suoi controversi contenuti. E se gli iscritti riusciranno a farsi sentire mettendo in discussione l’altrettanto controverso potere delle piattaforme sulla diffusione di contenuti e opinioni.

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