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Sparò con il fucile all’orsa Amarena: rinviato a giudizio per “uccisione di animale”, con l’aggravante della crudeltà

L’udienza dibattimentale per Andrea Leombruni è stata fissata per il 19 gennaio 2026 dal Tribunale di Avezzano
Sparò con il fucile all’orsa Amarena: rinviato a giudizio per “uccisione di animale”, con l’aggravante della crudeltà
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Aveva ucciso a colpi di fucile l’orsa Amarena, uno dei simboli del Parco nazionale d’Abruzzo, il 31 agosto 2023 alla periferia di San Benedetto dei Marsi (L’Aquila). Ora Andrea Leombruni è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Avezzano con l’accusa di uccisione di animale, aggravata dalla crudeltà. L’udienza dibattimentale è stata fissata per il 19 gennaio 2026 alle ore 9.

L’esemplare di orso bruno marsicano, specie protetta, morì poco dopo essere stato colpito davanti all’abitazione di Leombruni, mentre aveva con sé due cuccioli dei quali subito dopo si persero le tracce. Alla conclusione dell’indagine preliminare, nell’estate 2024, gli atti dell’inchiesta riportavano che l’uomo non solo aveva ucciso Amarena, ma “sparando ad altezza d’uomo, ha agito con crudeltà, volta anche a eliminare i due cuccioli che si trovavano con l’animale”. Leombruni ha sparato “utilizzando munizioni realizzate artigianalmente – proseguivano gli atti – allo scopo di causare il maggior danno possibile all’animale”.

L’uomo all’epoca 56enne, pochi giorni dopo l’accaduto, aveva dichiarato: “Ho sbagliato. L’ho capito subito dopo aver esploso il colpo. I carabinieri li ho chiamati io. Ci devi passare per capire quello che sto provando ora”. “Amarena non era soltanto un animale – si legge in un comunicato dell’Ente nazionale protezione animali, costituitasi parte civile – ma rappresentava un patrimonio di biodiversità e un simbolo della convivenza possibile tra fauna selvatica e comunità locali. La sua uccisione non solo ha privato l’ecosistema di un esemplare prezioso, ma ha anche messo a rischio la sopravvivenza della sua prole”.

Immagine in evidenza d’archivio

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