Vertigine della Soglia, un saggio straordinario di Davide Susanetti per Tlon
Davide Susanetti è una delle menti più interessanti e feconde del panorama culturale italiano contemporaneo.
Professore di Letteratura greca presso il dipartimento di Studi linguistici e letterari dell’Università di Padova, ha pubblicato già numerosi saggi sul pensiero greco, in particolare su Platone, la tragedia greca e la figura di Dioniso. Dopo aver curato per Feltrinelli nuove edizioni di opere di Eschilo, Euripide, Platone e Tucidide, negli anni ha pubblicato diversi saggi, sempre attorno all’aspetto simbolico ed esoterico della riflessione tragica e socratico-platonica, tra cui ricordiamo alcuni pubblicati per Carocci: La via degli dei. Sapienza greca, misteri antichi e percorsi di iniziazione, Il simbolo nell’anima. La ricerca di sé e le vie della tradizione platonica e il bellissimo L’altrove della tragedia greca. Scene, parole e immagini.
Ciò che colpisce in Susanetti, oltre la solidissima competenza filologica di stimato ellenista, è da un lato la profondità e la densità di scavo filosofico, dall’altro il dono di uno stile alto ma coinvolgente. Si sente agire nelle sue pagine come una lucida passione, scaturità da una meditazione che non è solo studio accademico ma autentica periagōgē, il movimento interiore indicato da Platone nel mito della Caverna, una “conversione dell’anima” verso l’idea stessa di verità filosofica.
Recentemente, è uscito per Edizioni Tlon un suo saggio breve ma di notevole impatto per sintesi ed efficacia concettuale, Vertigine della soglia. Ferite, passaggi, metamorfosi. Più che un saggio sull’iniziazione dionisiaca, è un itineriarium, presentato correttamente a livello editoriale come: “simbolico, filosofico e iniziatico lungo ventidue stazioni: ogni tappa è un frammento che respira, una scheggia che allude, un segno che accenna all’inaudito, una ferita che diventa promessa di un’unità nascosta”.
Il libro non è solo un’antologia, ragionata, di altissime voci mistiche, non è solo un ordinato mosaico di citazioni, appunto, vertiginose, è piuttosto una guida consapevole lungo l’avventura interiore che ognuno è chiamato a svolgere nel suo percorso esistenziale.
L’esperienza mistica e iniziatica è descritta come un distacco da identità e ruoli abituali, per aprirsi a una nuova relazione con il reale. La soglia è il punto in cui il limite si dissolve e si entra in un orizzonte trasformativo. Qui emerge la figura di Dioniso, dio della metamorfosi che riflette l’esperienza umana della divisione e della ricomposizione: lo specchio che mostra illusione e realtà insieme. La memoria non è semplice ricordo, ma riconnessione al divino, come insegnano Pitagora ed Empedocle. Eraclito invece mostra come la maggioranza degli uomini viva come addormentata, inconsapevole della verità che li attraversa. L’iniziazione è risveglio, riconoscere che il sonno dell’anima non è destino inevitabile. Bisogna liberarsi dalla schiavitù del tempo lineare per aprirsi a un tempo diverso, ciclico o eterno, che consente il distacco e la libertà interiore, l’essere “senza luogo” di Socrate.
Come insegnavano i neoplatonici, ogni cosa rimanda a una forza invisibile da cui scaturisce. Baudelaire e Pico della Mirandola vengono evocati per mostrare la “magia dei simboli”, che unisce le cose e ci libera dall’illusione della separatezza. Eraclito immagina Aión, il tempo eterno, come un bambino che gioca. L’esperienza del bello è quindi via iniziatica: nei neoplatonici e nei teosofi persiani essa appare come organo di conoscenza che rende visibile l’invisibile. L’Inno gnostico della perla e il poema persiano Il verbo degli uccelli evocano simili metafore.
Come in Novalis, Il “fiore dell’anima” è un richiamo a cogliere la vita come continua rivelazione del divino. La catabasi omerica è figura del viaggio interiore nei territori “immaginali”. La via mistica, in Plotino è una “morte” che apre a una nuova vita. Borges e Nietzsche offrono immagini di questa esperienza: l’Aleph, punto che contiene tutto, e l’eterno ritorno, Il linguaggio è descritto come luce e prigione insieme: le parole creano il mondo ma anche lo velano.
Questo libro stesso è una soglia. Non un trattato da leggere, ma un varco da attraversare. Una guida per la ricerca, per evocare verità sepolte quanto ancora ardenti.
Non è un saggio, è un rosario di frammenti, ventidue tappe come lettere di un alfabeto perduto. È un libro da leggere come si consulta un oracolo ambiguo quanto rivelatore, uno spartito sacro da dimenticare nell’attimo svanente e definitivo di un’illuminazione improvvisa.
