Esprimi un desiderio, La famiglia Leroy e Il padre dell’anno: i legami declinati in tre film
In queste uscite in sala del 25 settembre prevale il tema della famiglia, declinato in maniere molto differenti tra Italia, Francia e Usa.
Partiamo con l’italiano Esprimi un desiderio. Torna con una nuova commedia dai buoni sentimenti Volfango De Biasi, dirigendo Max Angioni alla sua prima volta sul grande schermo. Il suo cinico commesso trentenne finisce per scontare alcuni mesi di servizi sociali per un tragicomico incidente sul lavoro. Scena catastrofica e succosa che fa partire forte il film. Con il veterano Diego Abatantuono comporrà una strana coppia niente male. L’attore milanese è infatti il più burbero e astuto degli anziani nell’RSA dove si sviluppa la vicenda.
La presenza di questo ragazzotto inesperto porterà sconquassi, vendette, qualche lezione e soprattutto una ventata di vitale novità tra i vecchietti. La scrittura non è per niente banale, anche se remake di una commedia francese, ma arricchita di buone battute. Nel cast anche tanti attori di caratura per gli altri ruoli. Come Giorgio Colangeli, qui buffo terrapiattista complottista, Marco Messeri, romantico maritino sognatore, Elisabetta De Palo, qui fattucchiera pensionata; e poi i più giovani Herbert Ballerina, avvocato e amico consigliere del protagonista, Neva Leoni, nei panni della rassicurante infermiera e Alessio Praticò, attore calabrese qui manager milanese. Bel cameo infine di Maria Grazia Cucinotta. Si tratta di una commedia leggera e spensierata che ironizza sulla terza età confrontandola con la rigidità e la creatività dei giovani. “E sulla famiglia?”
Vi chiederete. Tra le varie linee narrative si allacciano bene i temi del rimpianto e del rapporto con i figli fuori dall’istituto.
Francese invece La famiglia Leroy, di Florent Bernard. Una commedia amara sulla crepa e la tentata ricomposizione di una famigliola in Borgogna. L’agente turistica di Charlotte Gainsbourg va in burnout per il contenimento di un amore oramai troppo fioco verso il marito. Lui, José Garcia, non molla e organizza un viaggio in auto anche insieme ai figli adolescenti per riverdire un matrimonio stanco. Ce la farà?
Con toni realisticamente altalenanti il film procede tra battute, ferite e segreti dietro l’angolo. Onesto e schietto nei suoi intenti, apre i battenti sulla crisi matrimoniale di una famigliola europea medio borghese. Protagonisti ben settati sui loro ruoli in un momento delicato, e una regia che non vuole fare niente di più che aprirci lo sguardo. Ma non il cuore o le risate.
Ogni volta che prende in mano un ruolo, Michael Keaton in un modo o nell’altro ti stupisce. Ne Il padre dell’anno interpreta Andy Goodrich, un padre in tarda età, direttore impegnatissimo della sua galleria d’arte in crisi, la Goodrich appunto. Il gemellini avuti dalla giovane moglie che si allontana all’improvviso restano con lui, tra scuola primaria e tempi impossibili per un mercante d’arte. Complica le cose la figlia adulta dal suo primo matrimonio, pure incinta, Mila Kunis.
Hallie Meyers-Shyer ha scritto e diretto questa sua opera seconda. Le sue mani sono capaci di mescolare pathos famigliari a momenti di tenerezza mai languidi, ma anche ironie ai fallimenti della vita in una esemplare fisarmonica di generazioni. Kunis e Keaton danno vita a tanti splendidi duetti padre/figlia snocciolando gli inciampi dell’accettazione, certi abissi tra generazioni, e infine il multitasking del maschio alpha. Per questo aspetto di mediazione a trottola, il grande Keaton, un po’ come un buon mosto che matura in un grande vino, ci potrebbe ricordare il protagonista di Gung Ho – Arrivano i giapponesi, di Ron Howard. Ma più maturo, più borghese e a tinte più sfumate. Una di quelle interpretazioni che te lo fanno immaginare come outsider all’Oscar per il Miglior attore.
L’unica cosa che non ci piace di Goodrich è il titolo italiano, per il resto è un gioiello. #PEACE