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Mattarella grazia quattro detenuti: tra loro l’assassino di un padre violento e il vigilante che uccise un ladro in fuga

La clemenza presidenziale è stata concessa tra gli altri a Gabriele Finotello, condannato per l'omicidio del genitore alcolista, e a Massimo Zen, guardia giurata che sparò a un giostraio
Mattarella grazia quattro detenuti: tra loro l’assassino di un padre violento e il vigilante che uccise un ladro in fuga
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Due condannati per omicidio, una per furto ed estorsione, un’altra per estorsione e violazione della normativa sugli stupefacenti. Sono i quattro detenuti a cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto di concedere la grazia, il provvedimento di clemenza previsto dalla Costituzione che estingue, totalmente o parzialmente, la pena residua da espiare. Il beneficiario più giovane è Gabriele Finotello, 34enne di Porto Viro (Rovigo): nel 2021 uccise a martellate il padre dopo anni di violenze subite da parte dell’uomo, che aveva problemi di alcolismo. Fu lo stesso figlio, subito dopo l’aggressione, a chiamare i soccorsi rendendosi conto della gravità delle ferite. Il capo dello Stato, comunica il Quirinale, ha deciso di annullare totalmente la pena residua di quattro anni e tre mesi, tenendo conto “dei pareri favorevoli formulati dal Procuratore generale e dal magistrato di sorveglianza, delle condizioni di salute del condannato e del particolare contesto in cui è maturato l’episodio delittuoso, caratterizzato da ripetuti atti di violenza e minaccia da parte della vittima nei confronti dei propri familiari”.

Altro omicida graziato è Massimo Zen, classe 1971, ex guardia giurata di Cittadella (Padova) condannato a 9 anni e 6 mesi per l’omicidio nel 2017 del giostraio Manuel Major, in fuga dopo un furto a un bancomat. A chiedere la clemenza per il vigilante al Quirinale, lo scorso giugno, era stato il consigliere regionale della Lega in Veneto Giulio Centenaro, allegando una petizione di 1.500 firme. In questo caso la grazia è parziale e estingue tre anni e tre mesi della condanna residua: in questo modo, si legge, “all’interessato rimarrà da espiare una pena non superiore a quattro anni di reclusione, limite che consente al Tribunale di sorveglianza l’eventuale applicazione dell’istituto dell’affidamento in prova al servizio sociale“. Nell’istruttoria sul caso, Mattarella “ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal magistrato di Sorveglianza, dell’intervenuto risarcimento del danno, nella somma concordata con i congiunti della vittima, e delle condizioni di salute del condannato”.

Grazia totale invece per Patrizia Attinà, nata nel 1972, condannata alla pena complessiva di due anni, otto mesi e venti giorni di reclusione per i reati di furto e estorsione, commessi nel 2012 e nel 2016. “Il presidente della Repubblica”, comunica il Colle, “ha tenuto conto del parere favorevole espresso dal magistrato di Sorveglianza, del tempo trascorso dalla commissione dei reati, del perdono concesso dalla persona offesa del reato più grave e delle condizioni di vita e di salute della condannata”. Infine, Ancuta Strimbu, nata nel 1986, condannata a nove anni e sette mesi per estorsione e di violazione della disciplina in tema di sostanze stupefacenti, ha avuto uno “sconto” di un anno e sei mesi che le consentirà di ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale: in questo caso è stato considerata anche “la circostanza che Strimbu, prima del passaggio in giudicato della seconda condanna, stava proficuamente eseguendo la pena detentiva in affidamento in prova al servizio sociale”.

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