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Belfast, inizia il processo contro il “soldato F”: è l’unico incriminato per il massacro del “Bloody Sunday”

Dopo 53 anni dal massacro che è diventato il simbolo del conflitto in Irlanda del Nord, i familiari delle vittime attendono giustizia. L'ex paracadutista, la cui identità rimane segreta, si è dichiarato non colpevole delle accuse
Belfast, inizia il processo contro il “soldato F”: è l’unico incriminato per il massacro del “Bloody Sunday”
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È iniziato a Belfast il processo contro l’unica persona incriminata per il massacro del “Bloody Sunday“. Il 30 gennaio 1972 a Londonterry, in Irlanda del Nord, i soldati britannici aprirono il fuoco contro una folla di manifestanti disarmati e pacifici. A processo l’ex paracadutista delle forze di Sua Maestà, noto solo con il nome di “soldato F” per mantenere segreta la sua identità, come stabilito dalla corte.

L’uomo si è dichiarato non colpevole di due accuse di omicidio e cinque accuse di tentato omicidio. Il massacro fu la sparatoria con più vittime nei 30 anni di violenze in Irlanda del Nord note come “Troubles”, in cui ci furono tensioni fra i sostenitori cattolici di un’Irlanda unita e le forze prevalentemente protestanti che volevano rimanere parte del Regno Unito.

I civili non rappresentavano una minaccia per i soldati e nemmeno i soldati potevano credere che lo fossero”, ha detto il procuratore Louis Mably. “I civili erano disarmati e sono stati semplicemente uccisi mentre scappavano”. “Ci sono voluti 53 anni per arrivare a questo punto e abbiamo combattuto contro ogni previsione per arrivare qui”, ha dichiarato John McKinney, fratello di una delle vittime.

In un primo momento il governo inglese aveva affermato che i soldati avevano aperto il fuoco contro uomini armati e un’indagine formale aveva scagionato le truppe da ogni responsabilità. Nel 2010 ci fu una prima revisione, che giunse a conclusioni diverse. I soldati avevano sparato a persone disarmate in fuga e poi avevano mentito al riguardo. L’allora primo ministro David Cameron si scusò e affermò che le uccisioni erano “ingiustificate e ingiustificabili“. I risultati hanno aperto la strada al successivo processo a carico del soldato F, ma pure questo è stato ostacolato da ritardi e impedimenti. Ci sono voluti altri sette anni perché i pubblici ministeri incriminassero il soldato F.

Tony Doherty, il cui padre Patrick è fra i morti, ha affermato che la campagna per la giustizia iniziata nel 1992 aveva tre richieste: una dichiarazione di innocenza per i morti e i feriti, il rigetto delle conclusioni dell’inchiesta iniziale e il perseguimento dei responsabili. “Le prime due richieste sono state soddisfatte – ha detto – e quando lunedì (15 settembre) un soldato britannico si presenterà al banco degli imputati per rispondere delle accuse di omicidio plurimo e tentato omicidio, vedremo soddisfatta anche la terza richiesta”.

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