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Festa del Fatto Quotidiano

Ultimo aggiornamento: 19:22 del 14 Settembre

Il ministro Giuli alla Festa del Fatto: “Abbiamo liberato Cinecittà dall’Urss decadente e in decomposizione”

"È la prima volta dopo vent’anni che consenso e potere sono tornati marito e moglie". Il ministro della Cultura alla festa del Fatto
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All’ultima giornata della festa del Fatto Quotidiano al Circo Massimo, la discussione sulla cultura e sui rapporti di potere si è accesa con l’intervento del ministro della Cultura Alessandro Giuli. Sul palco, accanto al regista Marco Bellocchio e all’attore e produttore Andrea Occhipinti, fondatore di Lucky Red, Giuli ha dialogato con i giornalisti Paola Zanca e Thomas Mackinson, difendendo la linea culturale della destra di governo e respingendo l’accusa di “amichettismo”. Zanca ha incalzato: “Lei ha citato prima l’amichettismo, questo tema della destra che arriva al potere e dice adesso spaziamo via tutti quelli che hanno mangiato, non solo nel cinema… Non le sembra che abbiate una scarsità di truppe per fare questa sostituzione?”

Giuli ha risposto con ironia: “A Roma si direbbe magara, in romanesco”. Poi ha precisato: “Innanzitutto bisogna fare chiarezza sul concetto dell’amichettismo. Da me certe espressioni non le avete mai sentite e non le sentirete mai. Spazzare via, occupare, eccetera. No. È evidente che deve esserci una messa alla prova di una classe dirigente. Non si può accusare la destra di non averla e poi, quando la mette alla prova, vedi Cinecittà, dire che è amichettismo. E no”.
A sostegno del suo ragionamento, Giuli ha portato l’esempio del Museo Egizio di Torino: “Lì c’è Evelina Christillin alla presidenza, da me confermata, e Christian Greco, che è il più grande egittologo al mondo, soltanto perché Champollion è morto nel 1832, se no lo sostituivo. Dove ci sono figure oggettivamente eccellenti non me ne frega niente di occupare una casella”.

L’ex presidente della Fondazione MAXXI ha rivendicato un cambio di passo generazionale: “Io capisco le critiche di Franco Cardini e di Marcello Veneziani, che in taluni casi sono anche dettate da rapporti personali che si sono sedimentati nel tempo, con politici, con il partito di riferimento, ma è anche vero che un ricambio generazionale è in atto – ha continuato – La cosiddetta generazione Atreiu si sta mettendo in gioco nell’amministrazione degli enti locali. Ho conosciuto tanti assessori alla cultura di Fratelli d’Italia che hanno una formazione solida, scrivono libri, gestiscono case editrici. C’è una classe dirigente in formazione, e un’altra già all’opera. Nel ministero della Cultura si cerca di premiare il merito e dare cittadinanza anche a ciò che prima era meno rappresentato”.
Giuli ha sottolineato che, dopo anni di immobilismo, la destra si trova in una fase di sperimentazione: “C’è stata una profonda stagnazione culturale, riconosciuta anche da intellettuali di sinistra. Oggi siamo tenuti ad aprire il più possibile e a metterci in gioco. È la prima volta dopo vent’anni che consenso e potere sono tornati marito e moglie. Lasciate che vengano messi alla prova“.

Non sono mancate le polemiche. Mackinson ha ricordato una frase pronunciata dallo stesso Giuli: “Lei ha detto: abbiamo liberato Cinecittà dall’Unione Sovietica“. Lui ha chiarito: “Cinecittà sembrava non tanto l’Unione Sovietica come regime totalitario, ma l’Unione Sovietica decadente, in decomposizione. Non ci girava quasi più nessuno, o ci giravano i soliti amici. Era un luogo da rilanciare“. Una spiegazione che non ha però fermato i fischi di una parte del pubblico.

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