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Festa del Fatto Quotidiano

Ultimo aggiornamento: 13:33 del 10 Settembre

Barbero alla Festa del Fatto: “Perfino Stalin distingueva tra popolo tedesco e nazisti. Oggi non siamo più capaci”

Dal video deepfake ai gatti russi banditi: Barbero e Travaglio smontano l’imbarbarimento dell’Occidente
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Alla festa del Fatto Quotidiano, in corso al Circo Massimo fino a domenica 14 settembre, Marco Travaglio ha intervistato lo storico Alessandro Barbero in un lungo dialogo che ha mescolato ironia, memoria storica e attualità politica.
Il direttore del Fatto ha aperto ricordando la manifestazione per la pace dello scorso aprile ai Fori Imperiali, a cui lo storico aveva partecipato: “Sei stato molto attaccato per quell’intervento, forse più che altro perché c’eri”.
Barbero ha risposto liquidando la questione con tono ironico: “Io non ho letto niente. Ho la buona abitudine di non leggere nulla di quello che si dice su di me. Quindi non ne so nulla, e non dirmelo adesso”.

Travaglio ha quindi rievocato il caso del video deepfake diffuso sui social dal giornalista satirico Luca Bottura, filmato in cui Barbero appariva pronunciare il contrario del suo pensiero. Una falsificazione che lo storico aveva già smentito e ribaltato proprio sulle pagine del Fatto.
Dal tema della manipolazione digitale, il discorso si è spostato alle conseguenze culturali del conflitto in Ucraina. Travaglio ha osservato: “In questi tre anni abbiamo bandito direttori d’orchestra, pianisti, soprani, persino i gatti dai concorsi felini internazionali perché erano russi. Far pagare ai popoli, agli intellettuali e agli sportivi le colpe dei loro governi: come ti fa sentire, da uomo di cultura?”.

Barbero ha risposto con un ricordo d’epoca berlusconiana: “Quando andavi a Parigi, ti dicevano “Ah, Berlusconìa”. E tu cercavi di spiegare: ma non conta il governo! Ecco, i popoli non si riducono ai governi. La vita dei popoli è fatta di città, tradizioni, lingue, cucine, libri, arte, persino del loro modo di bere. I governi sono un epifenomeno, un di più, spesso imbarazzante“.
Poi l’affondo: “Perfino Stalin sapeva distinguere: faceva la guerra ai nazisti, non al popolo tedesco. Oggi invece questa capacità sembra svanita, in un momento di imbarbarimento collettivo. Con Israele la distinzione ci riesce più facile, perché Israele lo conosciamo, mentre della Russia sappiamo poco. Ma non si può ridurre un miliardo di cinesi al Politburo di Pechino”.

Travaglio ha aggiunto: “Abbiamo anche dimenticato che russi e cinesi hanno contribuito a liberarci dal nazifascismo. L’altro giorno, per aver ricordato l’ottantesimo anniversario di quell’evento, la Cina è stata accusata di revisionismo dalla solita Kaja Kallas, che prima o poi speriamo torni a casa sua: ha già fatto abbastanza danni. Com’è possibile negare i milioni di morti dell’Unione Sovietica e della Cina? Fa parte di quel suprematismo occidentale che sta accecando completamente le nostre classi dirigenti“.

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