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New York Times: “Così JPMorgan favorì i traffici sessuali di Jeffrey Epstein”

"La più grande banca del paese non solo ha permesso l’attività di traffico sessuale di Epstein, ma lo ha anche arricchito, ricavandone profitti per la banca", scrive la testata americana
New York Times: “Così JPMorgan favorì i traffici sessuali di Jeffrey Epstein”
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Non solo uno scandalo di abusi sessuali, ma anche finanziario. Il New York Times ha rivelato retroscena inediti riguardo ai legami tra il finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, morto in carcere nel 2019, e la multinazionale di servizi finanziari JPMorgan. “La più grande banca del paese non solo ha permesso l’attività di traffico sessuale di Epstein, ma lo ha anche arricchito, ricavandone profitti per la banca”: scrive la testata americana. Una vicenda che emerge mentre le vittime del finanziere continuano a chiedere a gran voce la pubblicazione di tutti i file che erano in suo possesso, con i nomi di chi fu coinvolto negli abusi. Documenti in cui, secondo Elon Musk, ci sarebbe anche il nome di Trump.

Secondo le ricostruzioni del quotidiano, JPMorgan ha elaborato per Epstein oltre 4.700 transazioni finanziarie, per un totale di oltre un miliardo di d0llari. Tra queste, risultano anche i pagamenti alle sue vittime. Il colosso della finanza mondiale ha anche trasferito i fondi dell’imprenditore a banche russe e dell’Europa orientale che sembrano collegate ai suoi traffici a sfondo sessuale. Tutto ciò mentre il finanziere violentava dozzine di donne minorenni. Epstein si è dunque appoggiato in modo determinante a JPMorgan nelle sue operazioni di traffico sessuale senza che la banca intervenisse. Anzi, agevolando le azioni di Epstein.

Il Nyt denuncia anche il fatto che la banca non ha fatto scattare adeguati allarmi per i prelievi in contanti, che consentiva a Epstein al ritmo di decine di migliaia di dollari al mese. JPMorgan ha inoltre aperto conti intestati alle vittime e agli assistenti di Epstein, talvolta senza effettuare controlli ed evitando di approfondire i motivi delle sue operazioni. Furono i dipendenti stessi della banca a dare l’allarme, senza però essere ascoltati.

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