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L’Istat corregge al ribasso i dati sull’occupazione rivendicati da Meloni: persi 120mila posti

A luglio 2025 il numero degli occupati si attesta a 24,2 milioni di unità, sotto le stime iniziali per giugno. La revisione mette fine all’anomalia per cui i posti di lavoro continuavano in apparenza ad aumentare nonostante l’economia stagnante
L’Istat corregge al ribasso i dati sull’occupazione rivendicati da Meloni: persi 120mila posti
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Il mercato del lavoro italiano ha perso 120mila occupati. Lo certifica l’ultima revisione dell’Istat, che ha ricalibrato al ribasso i dati diffusi appena un mese fa. Collettiva, testata della Cgil, commentando la notizia data dal Foglio sottolinea che “non si tratta solo di una correzione tecnica: la nuova serie destagionalizzata ridisegna l’intero quadro occupazionale degli ultimi mesi, con effetti significativi sulla lettura delle dinamiche in corso”.

A luglio 2025 il numero degli occupati si attesta a 24 milioni e 217 mila, lontano dai 24,32 milioni stimati per giugno. Una differenza che ridimensiona la traiettoria complessiva dell’occupazione, “riportandola a una crescita molto più contenuta e meno vigorosa di quanto apparisse”. L’onda lunga del rimbalzo post-Covid pare ormai esaurita. La crescita dell’occupazione, osservata su base annua, si è stabilizzata su ritmi deboli, inferiori all’1 per cento.

La revisione mette fine all’anomalia per cui i posti di lavoro continuavano in apparenza ad aumentare nonostante l’economia stagnante. Il nuovo quadro restituisce coerenza tra andamento del pil e dinamiche occupazionali, al prezzo di un ridimensionamento che riporta indietro le lancette.

Resta invece immutata la dinamica per cui la salita degli occupati si concentra solo nella fascia over 50: è frutto insomma della legge Fornero, che il governo Meloni tradendo le promesse elettorali ha confermato rendendo ancora più severi i requisiti per le uscite anticipate. La premier continua in ogni caso a intestarsi l’incremento dell’occupazione sostenendo che conferma “l’efficacia delle misure messe in campo”.

Venerdì il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in un’intervista a Repubblica ha detto che il governo deve restituire 1000 euro in media a ogni pensionato e lavoratore: sono “le tasse in più pagate in questi anni per effetto del drenaggio fiscale, 24 miliardi di maggiore Irpef”.

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