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“Vassallo era un cretino che non stava bene con il cervello”: l’astio dei carabinieri contro il sindaco di Pollica

Nel quindicesimo anniversario della morte del sindaco pescatore pubblichiamo le intercettazioni di un ex ufficiale e di un ex comandante della Stazione campana nelle settimane successive al delitto
“Vassallo era un cretino che non stava bene con il cervello”: l’astio dei carabinieri contro il sindaco di Pollica
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Angelo Vassallo era un cretino, con due fratelli coglioni, non stava bene con il cervello, era a capo di una cosca, non era un sindaco eroe, ma uno che si portava appresso due puttanelle e faceva paura a tutti quanti”. Nelle settimane successive all’omicidio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, avvenuto la sera del 5 settembre 2010, i pm della Dda di Salerno mettono sotto controllo decine di cellulari. Alla ricerca di tracce utili per instradare le indagini, ascoltano e trascrivono migliaia di intercettazioni di persone che discutono e commentano il delitto. Tra le quali gli insulti a Vassallo che avete letto. E che fa una certa sensazione leggere oggi, che ricorre il quindicesimo anniversario di un crimine tuttora privo di una sentenza di colpevolezza.

Gli insulti infatti non provengono da ambienti di malavita cilentana, faccendieri, spacciatori e delinquenti che il primo cittadino aveva osteggiato in vita. Sono le parole di due carabinieri, un alto ufficiale originario di Pollica e l’allora comandante della stazione del paese. Che mentre parlano tra loro vomitano ingiurie sulla memoria ancora fresca del “sindaco pescatore”, e preparano azioni legali contro la sua famiglia.

La circostanza non sfugge agli investigatori. “Nel corso delle telefonate in esame, si evidenzia un particolare livore nei confronti dei fratelli Vassallo sia da parte del comandante che da parte del generale che riporta anche una frase dell’avvocato da lui contattato per la vicenda: Li massacriamo“, scrive il capo della direzione investigativa antimafia di Salerno in una nota alla Procura. Quel “li massacriamo” è riferito a una querela in corso di deposito contro i fratelli Massimo e Dario Vassallo che nelle ore successive all’omicidio hanno ricordato i pessimi rapporti tra il sindaco e i militari dell’Arma locale, affermando: “Lo hanno lasciato solo”.

I brogliacci delle intercettazioni sono depositati agli atti del processo che inizierà il 16 settembre con l’udienza preliminare a Salerno. Sono imputati di concorso in omicidio con l’aggravante camorristica il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e il collaboratore Romolo Ridosso. Un quinto imputato, Giovanni Cafiero, clan Cesarano, risponde con Cagnazzo, Cioffi e Cipriano solo del traffico di stupefacenti che secondo l’accusa costituiva il movente dell’assassinio: Vassallo andava fatto fuori perché lo aveva scoperto e stava per denunciarlo. I due fratelli Vassallo, difesi dall’avvocato Antonio Ingroia, si sono costituiti parte civile.

I due carabinieri ascoltati mentre offendono il primo cittadino appena assassinato sono totalmente estranei alle accuse al centro del processo che inizierà di qui a pochi giorni. Però quelle telefonate fanno impressione. Provengono da persone che per lavoro avrebbero dovuto proteggere Vassallo, stargli vicino nelle sue battaglie di legalità. E nell’ambito di un processo che vede imputati altri carabinieri, rappresentano un tassello del puzzle delle tensioni e dei rancori tra Vassallo e l’Arma.

Il 27.9.10 il comandante dice al generale che le liti tra Vassallo e gli spacciatori al porto di Acciaroli derivavano dal fatto che alcuni familiari consumavano droga “quindi non è il Sindaco eroe” ma “il papà eroe che andava a guardare i fatti suoi” e quindi “non ci vorrebbe il funerale di Stato”. Inoltre, sostiene sempre il carabiniere, Vassallo si portava appresso “due puttanelle…”. “Se esce fuori che questo non è stato un omicidio di camorra, qualcuno non fa una bella figura”. Il generale rincara, “ha fatto la figura del cretino”. Il 30.9.10 il comandante riferisce al generale di aver detto alla Finanza che “il sindaco non stava bene con il cervello”.

La conversazione va in picchiata sulle iniziative giudiziarie contro i fratelli Vassallo che con le loro dichiarazioni a caldo avrebbero diffamato l’Arma. Per il generale “non si meritano niente… avrebbe giustificato di più il figlio e la moglie ma non questi due coglioni, uno dei quali fa il medico a Roma e non sa niente”. Si riferisce a Dario Vassallo, che poi farà nascere la Fondazione Vassallo attiva e itinerante in tutt’Italia. Il generale commenta: “L’hanno lasciato solo! Domanda: ma a combattere contro chi? È rimasto solo? Contro chi? Se era lui (il sindaco, ndr) che faceva paura a tutti quanti”. E poi una critica velenosa al pm di Vallo Della Lucania “Non poteva, dopo un’ora dal fatto, rilasciare dichiarazioni di quel tenore” definendo il sindaco “un eroe”. Il 3.10.10 il comandante sostiene che gli inquirenti hanno capito “che qua c’era una cosca… quella del sindaco… che faceva cose strane… “. Poi il colloquio va alla deriva da un’altra parte.

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