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Pure alla Camera i microfoni si spegneranno in automatico: l’escamotage contro i “discorsi fiume” dei parlamentari

Lo stesso meccanismo sperimentato al Senato non si è però rivelato efficace per il rispetto dei tempi degli interventi: i presidenti, infatti, possono prolungare il tempo di parola
Pure alla Camera i microfoni si spegneranno in automatico: l’escamotage contro i “discorsi fiume” dei parlamentari
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Addio agli interventi infiniti dei deputati e alle lunghe maratone oratorie in Parlamento. O forse no. Alla Camera arriva il nuovo sistema audio con microfoni a tempo, che si spengono in automatico, e dovrebbe calare così il sipario sui “discorsi fiume”. Se si sfora il tempo concesso, la voce del deputato non sarà più udibile. Ma il meccanismo dei microfoni anti-comizio fa sorgere dubbi e potrebbe rivelarsi inefficace.

Capita spesso che i parlamentari superino i minuti che hanno a disposizione per i propri interventi. Per tattica di ostruzionismo oppure per scarse capacità di sintesi. “Onorevole, concluda” si sente ripetere di frequente dal presidente di turno della Camera durante i dibattiti in aula. Storico, in questo senso, l’intervento in aula dell’allora deputato dei radicali Marco Boato, durato oltre 18 ore nel febbraio 1981. Eppure sarebbero precise le tempistiche da rispettare in base ai vari tipi di seduta parlamentare. Ad esempio, deputati e senatori non dovrebbero superare il minuto d’intervento per interrogare i ministri su argomenti di attualità durante il question time.

Per cercare di mettere un freno ai campioni della parola, alla Camera sarà dunque sperimentato un sistema di microfoni “temporizzati“. Quando mancherà qualche secondo alla fine del tempo assegnato per l’intervento, la luce del microfono inizierà a lampeggiare avvisando il deputato che i minuti a disposizione stanno per scadere. Finito il tempo, il microfono si spegne da solo, in automatico. Chi sfora, dunque, resta “muto”.

Al Senato funziona già così. L’esperimento a Palazzo Madama non è però del tutto riuscito e solleva alcune questioni. Al presidente del Senato, così come accadrà per quello della Camera, resta assegnata la possibilità di prolungare il tempo di parola di chi sta intervenendo. Può quindi far slittare in avanti lo spegnimento del microfono nel caso venga richiesto dal parlamentare. Il microfono non si chiude perciò in automatico, ma a discrezione di chi presiede la seduta parlamentare. Questo significa non solo che i dibattiti possono comunque prolungarsi oltre i tempi, ma che pure alla Camera ci si dovrà forse affidare alla buona volontà del presidente di turno per far concludere i discorsi “prolungati”.

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