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Revenge porn e ricatti: la procura di Prato apre un’inchiesta sul caso Cocci, candidato di FdI in Toscana

"Si procede allo stato per i reati di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti senza il consenso dell’interessato e di diffamazione", ha spiegato il procuratore Luca Tescaroli
Revenge porn e ricatti: la procura di Prato apre un’inchiesta sul caso Cocci, candidato di FdI in Toscana
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“La procura sta effettuando investigazioni sui temi oggetto delle denunce presentate da Tommaso Cocci e da altri esponenti politici, al fine di verificare i fatti narrati e individuare le responsabilità penali ove esistenti. L’ufficio è da tempo impegnato a curare mirati accertamenti e, con riferimento ai fatti esposti, si procede allo stato per i reati di diffusione di immagini e video sessualmente espliciti senza il consenso dell’interessato e di diffamazione. Tale doverose indagini per la loro delicatezza, anche tenendo conto del periodo elettorale, esigono il massimo riserbo”. Così il procuratore di Prato Luca Tescaroli in una nota diffusa in merito al caso che ha coinvolto Tommaso Cocci, l’ex capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale pratese e candidato alle Regionali del 12 e 13 ottobre, al centro di un ricatto per una foto intima inviata dopo essere stato adescato on line. “Quella foto purtroppo è vera. Ho fatto una sciocchezza, ma non mi faccio ricattare”, aveva dichiarato Cocci al Fatto parlando delle lettere anonime ricevute nei primi mesi dell’anno con le foto hard che lo immortalano e accuse di pedofilia, pedopornografia, uso di droghe e affiliazioni massoniche.

L’inchiesta è nata dalla denuncia dello stesso Cocci, nei mesi scorsi, alla Digos pratese: revenge porn e diffamazione i reati ipotizzati. Due i plichi ricevuti dalla vittima, e fatti circolare anche ai vertici di Fratelli d’Italia. “Se continui a fare politica ti distruggiamo la vita”, una delle minacce ricevute e finalizzate a impedirgli di continuare a svolgere attività politica. Secondo Cocci verrebbero proprio da ambienti del suo partito, legate alla competizione interna per la corsa alle regionali che vede ai vertici il responsabile organizzativo di FdI Giovanni Donzelli e la deputata Chiara La Porta, non a caso destinatari di una delle lettere anonime. Compresa, appunto, quella dell’affiliazione alla loggia Sagittario di Prato-valle del Bisenzio, peraltro mai nascosta da Cocci che della loggia era il segretario e, dopo una riunione di partito, è “in sonno” da giugno scorso, quando un’inchiesta per corruzione dalla Dda di Firenze aveva travolto l’ex sindaca Pd Ilaria Bugetti e l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci (fino al 2020 gran maestro). La procura di Prato ha infatti acquisito gli elenchi degli affiliati alla loggia, parte della Gran loggia Alam (Antichi liberi accettati muratori). “Non ho mai avuto rapporti professionali con Matteini né con altri su cui indaga la Procura”, aveva spiegato Cocci al Fatto.

FdI aveva attaccato duramente il Pd per la “questione massoneria”, ma adesso potrebbe presentarsi alle elezioni in Toscana col segretario della stessa loggia. Tramite la quale, almeno stando alle conversazioni intercettate nell’inchiesta di Firenze sul caso Bugetti, Matteini Bresci avrebbe convogliato migliaia di voti per la corsa a sindaco. A fargli compagnia nelle liste elettorali che andranno chiuse il prossimo 7 settembre, l’uomo a Prato di Donzelli, Claudio Belgiorno, l’altro consigliere comunale meloniano attualmente in corsa per le regionali. Come già scritto nei giorni scorsi, è ora nel mirino della procura per una vicenda di rimborsi svelata dal Fatto mesi fa: tra il 2021 e il 2022 il Comune versò circa 36 mila euro alla società per cui lavorava come unico dipendente, giustificando le sue assenze con impegni istituzionali dubbi.

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