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Caos mappatura nei in Veneto: ecco quando è garantita dal Ssn. La Regione: “Problemi solo a Belluno e Treviso”

Nel Bellunese e nel Trevigiano si sono verificati casi di richieste respinte "per problemi di rendicontazione". Alla base c'è una questione burocratica: se nell'impegnativa si fa ancora riferimento al vecchio tariffario dei Lea, le aziende sanitarie possono rifiutarla
Caos mappatura nei in Veneto: ecco quando è garantita dal Ssn. La Regione: “Problemi solo a Belluno e Treviso”
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In Veneto c’è molta confusione intorno al tema dell’esclusione della mappatura dei nei dai Livelli essenziali di assistenza (Lea), soprattutto nel Bellunese e nel Trevigiano. Un caos burocratico e amministrativo, iniziato con il nuovo anno e con l’introduzione del rinnovato nomenclatore tariffario, che probabilmente poteva essere risolto con una campagna di comunicazione più efficace. E di cui a farne le spese sono i cittadini. La prima cosa da chiarire, come specificato a ilfattoquotidiano.it dalla stessa Regione Veneto, è che la mappatura dei nei è ancora garantita per i pazienti che necessitano di un approfondimento diagnostico, ma non è offerta dalla sanità pubblica come servizio di prevenzione sistematico. Come screening, è ancora prevista dai nuovi Lea nella prima visita dermatologica.

Dopo il botta e risposta tra Regione e Ministero, e la presa di posizione della Federazione italiana medici di medicina generale, è possibile fare un po’ di chiarezza. La mappatura dei nei, intesa come screening preventivo, sistematico su un alto volume di popolazione, non è mai rientrata all’interno dei Lea, né in Veneto né a livello nazionale. La prestazione è garantita dai Lea solo se il paziente presenta un neo sospetto o qualunque lesione cutanea dubbia che necessiti di approfondimento. La differenza è che, con il nuovo nomenclatore – l’elenco di prestazioni sanitarie rimborsate dal Ssn – la mappatura non esiste più come prestazione a sé stante, ma è stata ricondotta e compresa nella nuova prestazione “Prima visita dermatologica”. E qui sorge la confusione di cui sono vittima i cittadini: se nell’impegnativa si fa ancora riferimento alla prestazione inclusa nel vecchio tariffario, le aziende sanitarie possono rifiutarla, in quanto la mappatura non esiste più come voce autonoma. Ed è quello che è successo ad alcuni cittadini veneti.

Secondo quanto dichiarato dagli uffici della Regione, il problema coinvolge due Ulss su nove: la 1, di Belluno, e la 2, di Treviso. Queste due aziende, avendo autonomia, hanno comunicato che non accetteranno più le impegnative che fanno riferimento alla vecchia dicitura. Questo perché, non essendo la mappatura più prevista come prestazione a sé nel nomenclatore, “diventa difficile giustificarla a livello di rendicontazione“. “Queste due Ulss pretendono che la richiesta venga compilata correttamente – spiega la Regione -. Il cittadino deve presentarsi con l’impegnativa con scritto ‘prima visita dermatologica’. Sarà poi lo stesso dermatologo dell’ospedale a fare gli approfondimenti. È solo una cosa interna di denominazione della presa in carico”, commentano gli uffici di Venezia.

Ma, come detto, questo vale solo a Belluno e Treviso. Le altre Ulss accettano le impegnative con entrambe le diciture: “Nelle altre aziende, se le richieste sono compilate in modo sbagliato, vengono comunque prese in carico come extra-Lea“, spiega la Regione. Le prestazioni extra-Lea sono servizi sanitari aggiuntivi, non compresi appunto nei Lea (ovvero quei servizi minimi che il Ssn è tenuto a fornire a tutti i cittadini in modo uniforme sul territorio nazionale), finanziati dalle Regioni stesse, con risorse proprie, anziché dal Ssn. In questo modo le regioni possono garantire più servizi rispetto a quanto previsto dalla legge nazionale, purché siano a carico del proprio bilancio regionale, e non diano nuovi obblighi di spesa per lo Stato centrale.

Non è chiaro, in tal senso, perché le altre sette Ulss venete, al posto di continuare a spendere soldi extra, non si adeguino al nuovo nomenclatore. Una mossa che gli permetterebbe di utilizzare i fondi dell’Ssn, smettendo di metterceli di tasca loro. Alla domanda sul perché non uniformare il trattamento in tutte le aziende del territorio, gli uffici rispondono: “Se c’è consuetudine è dura dire alla gente di farsi scrivere un’altra cosa nell’impegnativa. Bisogna essere concreti“.

Sul tema sono arrivate anche le dichiarazioni della Sidemast, la Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse. Il presidente Giovanni Pellacani conferma che “l’aggiornamento dei Lea non comporta una riduzione della tutela dei pazienti, bensì un chiarimento organizzativo“: “La valutazione del rischio di melanoma resta garantita attraverso la visita dermatologica, che mantiene un ruolo centrale e insostituibile”, spiega Pellacani.

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