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Dopo il Leoncavallo toccherà alla sede di CasaPound? Il sofisma del ministro Giuli per dire “no”

Avvicinato al Meeting di Rimini il ministro della Cultura, la stampa ha posto la fatidica domanda: "Sgomberare la sede romana di via Napoleone III?"
Dopo il Leoncavallo toccherà alla sede di CasaPound? Il sofisma del ministro Giuli per dire “no”
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“Non devono esistere zone franche”, ha detto la premier Giorgia Meloni nel giorno in cui è stato sgomberato il Leoncavallo, storico centro sociale di Milano. Per questo lo sgombero ha rilanciato la questione dello stabile al civico 8 di via Napoleone III a Roma, immobile pubblico che da più di vent’anni “ospita” la sede del movimento neofascista CasaPound. Due pesi e due misure? Il Viminale ha lamentato di aver dovuto versare 3 milioni di euro alla proprietà dell’immobile occupata dal Leoncavallo, per i mancati sgomberi del passato. Secondo il demanio, i mancati affitti per gli ex uffici del ministero dell’Istruzione dove alloggiano i neofascisti di CasaPound (con tanto di condanne per l’occupazione) ha prodotto un danno erariale di 4,5 milioni di euro.

Avvicinato al Meeting di Rimini il ministro della Cultura Alessandro Giuli, Concetto Vecchio di Repubblica pone l’annosa questione: “A sinistra chiedono anche di sgomberare i centri sociali di destra, tipo CasaPound”. Segue la fatidica domanda: “Lei cosa ne pensa?”. La risposta: “Per quanto mi riguarda, ritengo che la posizione del governo sia quella, ovviamente, più ragionevole e cioè che non ci devono essere spazi di illegalità e incubatori di violenza ed è un ragionamento che vale per tutti, naturalmente. Quindi, se la domanda specifica è: bisogna sgomberare CasaPound? La risposta specifica è: nella misura in cui CasaPound si allinea a dei criteri di legalità, no”.

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