Mondo

Israele dà il via libera all’invasione di Gaza City: iniziata l’evacuazione. Richiamati 60mila riservisti

Operazioni Idf nella periferia del centro abitato: avvisati "i civili di spostarsi a sud per la loro sicurezza". Dall'alba, sono 81 le persone uccise a Gaza dai raid israeliani, 30 stavano cercando aiuti

Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha approvato il piano di attacco dell’Esercito israeliano a Gaza City con la chiamata alle armi per 60mila riservisti, sollevando le aspre critiche dei famigliari degli ostaggi timorosi per la sorte dei loro cari, ancora nell’enclave palestinese. Anche Germania e Francia hanno sollevato dubbi pesanti sull’opportunità di invadere il principale centro abitato della Striscia. Intanto, con un post su X, l’esercito israeliano ha annunciato l’inizio dell’evacuazione della città: “Negli ultimi giorni, le truppe dell’Idf hanno ripreso le operazioni a Jabalia e nella periferia di Gaza City”, si legge nel post sul profilo ufficiale delle forze armate. “Le truppe stanno smantellando le infrastrutture militari sopra e sotto terra, eliminando i terroristi e consolidando il controllo operativo nella zona, avvisando al contempo i civili di evacuare a sud per la loro sicurezza”. E il primo ministro Benjamin Netanyahu chiede all’esercito di fare presto: “Accorciate i tempi per la conquista delle ultime roccaforti terroristiche e per la sconfitta di Hamas”.

Chiamata alle armi, via libera del governo israeliano – Secondo il Times of Israel, i sessantamila riservisti verranno richiamati a scaglioni: per la maggior parte, circa 40-50mila, la data sarà quella del 2 settembre; la seconda fase sarà tra novembre e dicembre, infine tra febbraio e marzo 2026. I sessantamila si aggiungono alle decine di migliaia di riservisti già in servizio. Non tutti parteciperanno all’operazione per la conquista di Gaza City, alcuni sostituiranno le truppe permanenti dell’esercito su altri fronti. Per rinvigorire le forze armate, nei giorni scorsi è stata ventilata l’ipotesi dell’arruolamento di ebrei della diaspora, residenti in Francia e Germania,

Prima l’evacuazione dei residenti, poi l’occupazione del centro abitato – Il piano di invasione è stato presentato ieri al ministro Katz dal capo di stato maggiore dell’esercito, il tenente generale Eyal Zamir, L’offensiva è stata battezzata “Carri di Gedeone B”, lo stesso nome dell’operazione con cui le Idf hanno preso il controllo del 75% del territorio della Striscia. Il ministro della Difesa ha anche approvato i “preparativi umanitari” per il milione di civili palestinesi che, secondo le stime, saranno sfollati da Gaza City verso il sud della Striscia. Già nella mattinata è stato diramato l’avviso di evacuazione dei residenti, mentre le Idf già preparano l’invasione del centro abitato con operazioni a Jabalia e alla periferia della city. Il tempo stimato per lo spostamento della popolazione è meno di due mesi.

Secondo l’esercito cinque divisioni delle Idf (composte da decine di migliaia di soldati) sono pronte all’offensiva contro Hamas nella City. Le forze includono 12 squadre a livello di brigata, ciascuna delle quali comprende fanteria, mezzi corazzati e artiglieria, oltre al supporto operativo. Le brigate settentrionale e meridionale della Divisione di Gaza, normalmente incaricate del controllo del confine, sono pronte a partecipare all’offensiva.

I famigliari degli ostaggi chiedono garanzie per i prigionieri nella Striscia – Il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi ha chiesto un incontro urgente con il ministro della Difesa e il capo di Stato Maggiore, invitando la popolazione a unirsi a loro questa sera in una marcia di protesta verso il confine della Striscia di Gaza. Secondo Haaretz, chiedono garanzie che l’offensiva a Gaza City non abbia conseguenze per gli ostaggi. “Approvare i piani per l’occupazione di Gaza, mentre c’è un accordo sul tavolo in attesa dell’approvazione di Netanyahu è una pugnalata al cuore – dichiarano i familiari dei prigionieri – il piano che avrebbe dovuto essere approvato era quello per il ritorno di tutti gli ostaggi”.

La proposta di tregua e la “linea rossa” dello sfollamento dei Gazawi – A Il Cairo, intanto, domani dovrebbe arrivare la risposta israeliana sulla proposta di tregua firmata dai mediatori arabi, ovvero il Qatar e l’Egitto. Ma Tel Aviv appare decisamente intenzionata a proseguire con il piano di occupazione. La proposta araba suggeriva la liberazione di metà dei 50 ostaggi nella mani di Hamas (circa venti ancora vivi): Israele invece li vuole tutti liberi, subito. Netanyahu subisce i condizionamenti dell’ala estremista del suo governo, capeggiata dal ministro della sicurezza Itamar Ben Gvir e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, il quale ha minacciato di dimettersi in caso di tregua. Rappresentano i coloni, la fascia di popolazione favorevole all’occupazione della Striscia come preludio a nuovi insediamenti israeliani.

I Paesi arabi invece temono l’occupazione di Gaza City e il piano di evacuazione come l’inizio dello sfollamento forzato dei gazawi, fuori dalla Striscia. Una “linea rossa” che sancirebbe la “fine della causa palestinese”, secondo il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty. “Non lo accetteremo, non vi prenderemo parte. E non permetteremo che accada”, ha dichiarato Abdelatty in un’intervista alla Cnn. “Non c’è alcuna ragione morale, etica, legale o politica”, ha rincarato.

Critiche a Israele da Francia e Germania – Secondo Emmanuel Macron, l’offensiva di Israele porterà a “un vero disastro per entrambi i due popoli”, innescando in Palestina “una guerra permanente”. Lo ha scritto in un post su X il presidente della Repubblica francese, riferendo dei suoi colloqui con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il re Abdullah di Giordania. L’Eliseo chiede una “missione di stabilizzazione internazionale”, in collaborazione con Egitto e Giordania.

Anche la Germania ha preso le distanze dal piano di occupazione di Gaza City. È “sempre più difficile capire come l’approccio di Israele possa portare al completo rilascio degli ostaggi” e a un “cessate il fuoco”, ha dichiarato Steffen Meyern, portavoce del cancelliere tedesco Friedrich Merz, nel corso di una conferenza stampa. Il governo tedesco ha criticato il processo di “intensificazione” dell’operazione militare israeliana.

Proseguono gli scontri – Sono 81 le persone uccise a Gaza dall’alba in seguito ai raid israeliani. Lo riporta Al Jazeera Arabic citando fonti mediche palestinesi. Tra le vittime ci sarebbero 30 persone in cerca di aiuti umanitari nel centro e nel sud di Gaza. In uno degli ultimi attacchi segnalati, le fonti hanno affermato che 12 persone sono state uccise quando le forze israeliane hanno preso di mira il personale addetto alla sicurezza del carico e persone che cercavano di ottenere aiuti umanitari vicino al valico di Zikim, nel nord di Gaza.

Sul fronte avverso, 14 miliziani di Hamas ha tentato di fare irruzione in un accampamento dell’Idf a Khan Younis, nell’area meridionale dell’enclave. Secondo l’esercito israeliano, alle 9 del mattino i miliziani sono usciti da un tunnel sparando con lanciarazzi e mitragliatrici contro le truppe della Brigata Kfir, avvicinandosi all’accampamento. Nello scontro sono morti almeno otto assalitori di Hamas, con gli altri probabilmente in fuga nei tunnel. Tre soldati israeliani sono rimasti feriti, uno in modo grave. “L’ attacco è ancora in corso e le truppe continuano a operare per eliminare i terroristi”, dice l’Idf.

L’attacco è stato rivendicato dalle Brigate Ezzedine al Qassam. Il braccio armato sostiene di aver ucciso il “comandante di un carro armato” e che uno dei loro combattenti “si è fatto esplodere in mezzo ai soldati israeliani” causando morti e feriti. Israele smentisce la ricostruzione dell’accaduto, in particolare l’attacco suicida, parlando di tre soldati feriti e di 10 terroristi uccisi. Si tratta del più massiccio attacco contro l’Idf a Gaza dall’inizio della guerra.

“Almeno 18.885 bambini” bambini uccisi a Gaza dopo l’eccidio di Hamas del 7 ottobre 2023. Lo ha riferito Al Jazeera citando Hamas, al governo nella Striscia dal 2007. Secondo l’organizzazione islamista sono “oltre 62.000 i palestinesi uccisi” dai raid israeliani.