Taser, seconda vittima in 48 ore: 41enne morto nel Genovese. Due carabinieri indagati per omicidio colposo
Salgono a due nell’arco di 48 ore i morti in seguito a un intervento col taser, la pistola elettrica in dotazione alle forze dell’ordine. Domenica sera un cittadino albanese di 41 anni, Elton Bani, è deceduto per arresto cardiaco a Manesseno, frazione di Sant’Olcese sulle alture di Genova, dopo essere stato colpito con la scarica dai carabinieri del Nucleo radiomobile. A chiedere l’intervento del 112 erano stati i vicini di casa: “Abbiamo chiamato i carabinieri perché ci ha minacciato. Prima avevamo chiamato il 118, ma lui ha minacciato anche i sanitari”, hanno raccontato all’Ansa. In base a quanto ricostruito, l’ambulanza era arrivata sul posto poco prima della pattuglia, ma i sanitari hanno atteso l’intervento dell’Arma per questioni di sicurezza: l’uomo, in stato di forte agitazione, ha aggredito i militari nell’androne di casa, scalciando e dimenandosi, spingendo uno di loro a utilizzare la pistola stordente. Secondo quanto riferisce l’edizione genovese di Repubblica, il primo colpo ha fallito, colpendo solo di striscio sia l’uomo che un carabiniere; dopo una seconda scarica, di nuovo senza effetto, il taser è passato di mano a un altro militare, che ha sparato la coppia di dardi elettrici risultata fatale. Il personale dell’ambulanza, immediatamente intervenuto, non ha potuto fare altro che constatare il decesso.
Due carabinieri indagati – Sulla vicenda la Procura del capoluogo ligure ha aperto un’indagine per omicidio colposo in cui sono formalmente indagati i due carabinieri che hanno usato l’arma. Si tratta di un atto dovuto per permettere ai militari di partecipare, tramite propri consulenti, all’autopsia che servità a verificare se la morte sia direttamente collegata all’utilizzo dell’arma o possa aver inciso anche l’eventuale utilizzo di alcol o sostanze stupefacenti da parte della vittima. Le indagini, affidate all’aliquota Carabinieri della polizia giudiziaria, dovranno anche verificare il rispetto dei protocolli di utilizzo dell’arma, nonché accertare se il carabiniere che ha effettuato l’intervento avesse ricevuto la necessaria formazione. Lo storditore elettrico, infatti, non si può usare all’improvviso: secondo le direttive del ministero dell’Interno, l’operatore di polizia deve prima mostrare il taser al cittadino, poi se necessario emettere una scossa di avvertimento (“warning arc”) e solo a quel punto può lanciare i dardi elettrici. Il ricorso all’arma deve rispettare i requisiti di proporzionalità, necessità e adeguatezza: subito dopo l’immobilizzazione, gli agenti sono tenuti ad allertare le autorità sanitarie.
Le opposizioni: “Arma pericolosa, va sospesa” – La morte di Elton Bani – si è verificata a poche ore dal caso di Olbia, dove sabato notte ha perso la vita un 57enne, Gianpaolo Demartis, fermato col taser dopo aver dato in escandescenze aggredendo i passanti per strada. Anche qui due carabinieri, il capo pattuglia e il militare materialmente intervenuto con la pistola elettrica, sono indagati per omicidio colposo dalla Procura di Tempio Pausania, come atto dovuto dopo la decisione di effettuare l’autopsia sul corpo della vittima. “In poche ore ben due vittime colpite da un taser. Salvini, la Lega e compagnia possono anche strillare quanto vogliono ma è evidente che esiste un problema con questo strumento che va intanto bloccato”, incalza il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Filiberto Zaratti. Il segretario di +Europa Riccardo Magi chiede che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi “sospenda immediatamente l’uso del taser alle nostre forze dell’ordine, compresa la Polizia municipale, a cui questo governo l’ha estesa quasi un anno fa”: la pistola elettrica “si conferma un’arma troppo pericolosa”, denuncia. Mentre la Garante sarda dei detenuti, Irene Testa, ha definito l’arma uno “strumento di tortura legalizzata”.
La destra: “Strumento necessario” – Dal fronte opposto invece interviene il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, “falco” di Fratelli d’Italia: “Come per un riflesso pavloviano irresistibile, ogni sciagura è la scusa buona per la sinistra per disarmare le nostre forze dell’ordine, le nostre divise. Il taser non è strumento di “tortura”, ma di deterrenza e di sicurezza, necessario per vincere resistenze che sconfinano, spesso, in aggressioni fisiche. Nessuno stop al taser il cui corretto utilizzo quotidianamente agevola la deterrenza e garantisce sicurezza. Ancora una volta respingiamo le polemiche ideologiche della sinistra contro Carabinieri e forze di Polizia a cui assicureremo sempre gli strumenti per difenderci e difendersi”, afferma. Sulla stessa linea il sottosegretario leghista all’Interno Nicola Molteni: “Io difendo il taser perché si è dimostrato uno strumento efficace e fondamentale di deterrenza e sicurezza anche per gli operatori di polizia per evitare l’uso di armi ben più aggressive. Dopo la sperimentazione partita nel 2018 ha superato tutti i protocolli, anche quelli sanitari, e puntiamo a implementarne l’uso. Non bisogna criminalizzare il taser così come le forze dell’ordine. Spetterà all’autorità giudiziaria accertare cosa sia successo in questi due episodi. Ovviamente esprimo la massima vicinanza ai familiari delle vittime così come ai carabinieri di Olbia e Genova”, conclude.
L’azienda produttrice: “Nessun danno permanente nel 99,7% dei casi” – “A oggi non esistono evidenze scientifiche che dimostrino una correlazione diretta di causa-effetto tra l’utilizzo del Taser e il decesso dei soggetti colpiti”, afferma in una nota la Axon, azienda produttrice dell’arma in uso alle forze dell’ordine. “I dispositivi Taser sono progettati per ridurre i rischi sia per gli operatori delle forze dell’ordine sia per i cittadini, offrendo un’alternativa non letale all’uso delle armi da fuoco. Il funzionamento del Taser si basa su impulsi elettrici a basso amperaggio che inducono una temporanea incapacità neuromuscolare, con effetto che cessa immediatamente al termine del ciclo. Studi indipendenti hanno dimostrato che nel 99,7% dei casi non si registrano danni permanenti, se non lesioni lievi causate prevalentemente da cadute. Axon conferma la propria massima collaborazione con le autorità competenti e sottolinea l’importanza di attendere l’esito delle indagini e degli esami autoptici prima di formulare qualsiasi valutazione sulle cause dei singoli decessi“, si legge.