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Morto dopo intervento col taser a Olbia, due carabinieri indagati. Salvini: “Hanno fatto il loro dovere”

L'ipotesi di reato è di omicidio colposo: l'iscrizione è un atto dovuto in vista dell'autopsia. La Garante regionale dei detenuti contro l'arma: "Tortura legalizzata"
Morto dopo intervento col taser a Olbia, due carabinieri indagati. Salvini: “Hanno fatto il loro dovere”
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Due carabinieri sono indagati per la morte di Gianpaolo Demartis, il 57enne originario di Bultei (Sassari) deceduto sabato notte dopo essere stato fermato col taser a Olbia, dove aveva dato in escandescenze aggredendo i passanti per strada. Si tratta del capo pattuglia e del militare che è materialmente intervenuto con la pistola elettrica: l’ipotesi di reato è di omicidio colposo. L’iscrizione nel registro degli indagati, a quanto si apprende, è un atto dovuto dopo la decisione della Procura di Tempio Pausania di procedere all’autopsia sul corpo della vittima, che sarà effettuata giovedì. Dopo l’intervento con la scarica, Demartis è morto in ambulanza per arresto cardiaco: gli accertamenti puntano ad accertare le cause esatte del decesso – l’uomo, come confermato dai familiari, era cardiopatico – e a ricostruire nei dettagli la dinamica. A nemmeno 48 ore di distanza dal suo decesso, nel Genovese un’altra persona, un 41enne cittadino albanese, è morto dopo un intevrento con il taser.

“I miei assistiti sono profondamente dispiaciuti per quanto accaduto, ma hanno operato nel totale rispetto delle procedure e hanno svolto il loro lavoro in maniera proporzionata a tutela dell’incolumità della loro persona e dei cittadini”, dice all’Ansa la legale dei due carabinieri indagati, Maria Paola Marro. “L’uso del taser è stato fatto per evitare quello della pistola, in una situazione di escalation di violenza in cui il soggetto non rispondeva a nessun tipo di alt ed era incontenibile. Il capo scorta, ora indagato come atto dovuto, è stato aggredito e ferito al volto. Entrambi i militari hanno diversi anni di servizio alle spalle e sono esperti qualificati anche nell’uso del taser. In totale serenità attendiamo l’esito dell’esame autoptico che si svolgerà giovedì prossimo e che accerterà le cause della morte. Siamo sereni e fiduciosi del lavoro della Procura”, conclude.

Sulla vicenda sarda lunedì mattina è intervenuto il leader della Lega Matteo Salvini: “E adesso che nessuno se la prenda coi Carabinieri, che hanno difeso sé stessi e dei cittadini aggrediti, facendo solo il proprio dovere”, ha scritto sui social. Nelle stesse ore la garante regionale dei detenuti Irene Testa si scagliava contro l’arma: “Ancora una morte con il taser. Non è la prima volta che accade. Prima di lui pochi mesi fa un ragazzo di trent’anni. Uso di scariche elettriche per contenere il disagio, provocando effetti fisici e psichici devastanti. A volte la morte. Si può ancora consentire l’uso di strumenti di tortura legalizzata?”, scriveva.

La morte di Demartis ha turbato profondamente la comunità di Bultei, il suo paese d’origine: “Noi conosciamo bene la famiglia di origine di Gianpaolo, tutte persone di ottima morale, e anche lui è conosciuto come un ragazzo sveglio e intraprendente”, racconta all’Ansa il sindaco, Daniele Arca. “I genitori sono morti da tempo e in paese sono rimasti solo alcuni famigliari, anche il fratello più piccolo ha lasciato Bultei per trasferirsi per lavoro. Aspettiamo anche noi di capire cosa sia successo”, ha affermato.

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