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In Veneto la mappatura dei nei non sarà più garantita dal Servizio sanitario regionale. Pd: “È un esame salvavita”

La Regione, governata dal leghista Luca Zaia, ha comunicato ai medici di medicina generale la rimozione dell'esame dai Livelli essenziali di assistenza. La mappatura è riconosciuta come uno strumento essenziale per la diagnosi precoce dei tumori della pelle
In Veneto la mappatura dei nei non sarà più garantita dal Servizio sanitario regionale. Pd: “È un esame salvavita”
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In Veneto, la mappatura dei nei, un esame fondamentale per la prevenzione dei tumori della pelle, non sarà più coperta dal Servizio sanitario regionale. A stabilirlo, come riportato da Il Gazzettino, è una delibera regionale che ha escluso questa prestazione dai Livelli essenziali di assistenza (Lea), rendendola disponibile solo a pagamento. L’allarme è stato sollevato nei giorni scorsi dal segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), Giuseppe Palmisano, con un’intervista pubblicata dal giornale diocesano La Vita del Popolo.

La Regione, governata dal leghista Luca Zaia, ha comunicato ai medici di medicina generale la rimozione della mappatura dei nei dalle prestazioni erogabili con impegnativa del Ssn. La decisione, che sarebbe motivata da ragioni di contenimento della spesa e appropriatezza delle prestazioni, sta sollevando forti preoccupazioni tra medici e rappresentanti istituzionali, che temono un aumento dei rischi per la salute pubblica. La mappatura dei nei è riconosciuta come uno strumento essenziale per la diagnosi precoce del melanoma e di altri tumori cutanei. Privare i cittadini della possibilità di accedervi gratuitamente – o con il solo ticket – significa esporre le persone, soprattutto la parte meno abbiente della popolazione, a pericoli evitabili. Ancora una volta, dunque, si sceglie di tagliare sulla prevenzione.

“È allarmante la denuncia fatta nei giorni scorsi dal segretario regionale Palmisano, circa la cancellazione delle impegnative riguardanti la mappatura dei nei”, ha commentato la consigliera regionale del Pd e vice presidente della commissione sanità, Anna Maria Bigon. “Una decisione che viene giustificata con la necessità di contenere i costi e di valutare l’appropriatezza delle prestazioni, ma che priva i cittadini di un fondamentale esame preventivo che il sistema pubblico dovrebbe garantire – prosegue -. La prevenzione attualmente è affidata in primo luogo ai medici di famiglia: visto che non vengono liberati dai pesi burocratici, la Regione che fa? Li libera dal fare prevenzione. Un fatto molto grave“.

Secondo Bigon “siamo arrivati alla punta dell’iceberg di un processo di graduale crollo degli investimenti sulla prevenzione. Dai 625 milioni di euro del 2022, si è passati a 505 milioni nel 2023. Un taglio netto, inaccettabile, che dimostra una pericolosa disattenzione verso la salute pubblica e verso la prevenzione, che è la prima vera forma di cura. Chiediamo alla Giunta di invertire la rotta e di investire con decisione in questo ambito essenziale. La mappatura dei nei è un esame salvavita che deve rientrare nei servizi garantiti dal Ssn. Eliminarla significa favorire diagnosi tardive“, conclude.

Fa eco alla denuncia di Bigon anche Giovanni Manildo, candidato presidente del Veneto per la coalizione di centrosinistra: “Chiediamo alla Regione di fermare questa follia. È una scelta miope, pericolosa e inaccettabile. Facciamo anche un appello a tutti i Comuni del Veneto: fatevi sentire a tutela dei vostri cittadini, approvando in consiglio comunale un ordine del giorno che chieda alla Regione di ripensarci”. “Ci schieriamo con fermezza – continua – al fianco dei medici di medicina generale, dei comitati civici, dei sindacati e delle realtà professionali che hanno denunciato pubblicamente questa scelta. Non si risolve un problema strutturale tagliando servizi fondamentali. La prevenzione è l’unico modo efficace e sostenibile per garantire salute e contenere la spesa. È il contrario di ciò serve al Veneto”.

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