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Cremlino: “Vertice Putin-Trump nei prossimi giorni”. Il leader russo chiude su Zelensky, ma per la Casa Bianca dovrà vederlo

"Concordato un incontro bilaterale di alto livello", ha detto il consigliere presidenziale russo Ushakov. Il presidente ucraino: "L'Ue partecipi ai colloqui". Von der Leyen: "Avremo un ruolo". Secondo la stampa Usa, fonti della Casa Bianca hanno chiarito che Putin dovrà incontrare Zelensky prima di un eventuale bilaterale con Trump
Cremlino: “Vertice Putin-Trump nei prossimi giorni”. Il leader russo chiude su Zelensky, ma per la Casa Bianca dovrà vederlo
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Un faccia a faccia tra i presidenti russo Vladimir Putin e americano Donald Trump dovrebbe tenersi “nei prossimi giorni“. Lo ha annunciato il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, citato dall’agenzia Interfax. “Su proposta della parte americana è stato sostanzialmente concordato un incontro bilaterale di alto livello nei prossimi giorni, cioè un incontro tra il presidente Vladimir Putin e Donald Trump”, ha spiegato Ushakov. “Ora, insieme ai nostri colleghi americani, stiamo iniziando a definire i parametri specifici di questo incontro e il luogo in cui si terrà”, ha aggiunto. Tra posti adatti a ospitare il vertice ci sarebbero gli Emirati arabi uniti. “Abbiamo molti amici – ha sottolineato lo “zar” – pronti ad aiutarci a organizzare eventi di questo tipo. Uno di questi amici è il presidente degli Emirati arabi uniti. Penso che decideremo, ma sarebbe uno dei luoghi adatti, del tutto adatti”.

Ushakov ha anche spiegato che durante l’incontro di ieri, mercoledì 6 agosto, tra Putin e Steve Witkoff l’inviato Usa “ha accennato” alla possibilità di un trilaterale fra i presidenti di Russia, Usa e Ucraina ma che “la parte russa ha lasciato questa opzione completamente senza commenti“. Oggi Putin ha chiuso la questione affermando che si è ancora “lontani” dal creare le condizioni per un vertice con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky. Tuttavia, secondo quanto riferito da Politico, fonti della Casa Bianca avrebbero chiarito che Putin dovrà incontrare Zelensky prima di un eventuale bilaterale con Trump. Non è chiaro, al momento, come questa condizione possa incidere sulla scadenza fissata dal presidente americano per l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia, prevista per domani, 8 agosto. Anche il New York Post, citando alcune fonti della Casa Bianca, scrive che “Putin deve incontrare Zelensky affinché l’incontro con Trump abbia luogo”.

Il presidente ucraino, del resto, non si rassegna a essere estromesso dai tavoli che contano e oggi è tornato a chiedere un incontro con il capo del Cremlino. “Per trovare soluzioni concrete può essere davvero efficace parlarsi a livello di leader. È necessario stabilire i tempi per un simile incontro e la gamma di questioni da affrontare”, ha scritto sui social media Zelensky, rilanciando: “Oggi è una giornata di numerosi contatti per fare progressi concreti sulla via della pace e garantire l’indipendenza ucraina: sono previsti diversi colloqui” tra cui “una chiamata con il cancelliere Merz, già in programma. Saremo anche in contatto con colleghi francesi e italiani”, ha aggiunto il presidente ucraino. “Ieri, dopo la conversazione con Trump e i leader europei, ho parlato anche con il Segretario generale Nato e il presidente finlandese. Lavoriamo insieme”, ha proseguito Zelensky chiedendo che anche l’Europa partecipi ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina.

“Ho parlato con Volodymyr Zelensky degli sviluppi degli ultimi giorni – ha risposto su X la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen -. Abbiamo discusso dei prossimi passi da compiere per raggiungere un accordo di pace negoziato e dell’adesione futura dell’Ucraina all’Unione europea, nonché della sua ricostruzione”. “Continueremo a svolgere un ruolo attivo per garantire una pace giusta e duratura”, ha aggiunto il capo dell’esecutivo comunitario. In questo scenario, tuttavia, sia Zelensky che l’Europa restano alla finestra.

L’annuncio dell’incontro arriva dopo il faccia a faccia tra Putin e Witkoff, ma soprattutto 24 ore prima della scadenza dell’ultimatum lanciato da Trump al presidente russo il 28 luglio. “Sono deluso da Putin”, aveva detto quel giorno il tycoon durante l’incontro con Keir Starmer avvertendo che avrebbe ridotto la deadline di “50 giorni” data in precedenza al Cremlino per approvare l’accordo di pace. In assenza di un’intesa, era la minaccia, Washington avrebbe imposto ingenti “dazi secondari” sui partner commerciali di Mosca. “Fisserò una nuova scadenza per la Russia di circa 10-12 giorni da oggi» per una soluzione del conflitto, aveva quindi chiosato al termine del bilaterale con il premier britannico. L’ultimatum sarebbe scaduto domani, 8 agosto.

In questo quadro, alcuni media israeliani hanno adombrato il possibile ruolo di Benjamin Netanyahu. Il 5 agosto la tv pubblica Kan, citando la seconda telefonata in 7 giorni tra Netanyahu e Putin avvenuta 4 agosto e alcune fonti vicine al premier, riferiva che il capo del governo di Tel Aviv avrebbe cercato di ritagliarsi quello di mediatore tra Washington e Mosca, anche per contrastare l’attivismo della Turchia, che in tre occasioni (le ultime due a giugno e a luglio) ha ospitato colloqui tra le parti. I due non si sentivano al telefono dal dicembre 2023 e nelle ultime settimane lo hanno fatto spesso: il 6 maggio, il 13 giugno, il 28 luglio e, appunto, il 4 agosto. Nelle stesse ore è entrato in scena Steve Witkoff: prima di volare al Cremlino il 6 agosto, l’inviato di Trump era stato in Israele per visitare i centri di distribuzione degli aiuti umanitari della Gaza Humanitarian Foundation. Una cronologia che evidenzia l’intensificarsi e l’intrecciarsi dei rapporti tra le tre sponde alla vigilia dell’annuncio del Cremlino.

L’incontro tra Putin e Trump sarebbe il primo da quando il presidente Usa ha iniziato il suo secondo mandato. Si tratterebbe di un evento significativo nella guerra che dura da oltre 3 anni, sebbene non vi sia alcuna promessa che un simile incontro porti alla fine dei combattimenti, poiché Russia e Ucraina rimangono molto distanti sulle loro richieste. Secondo un nuovo sondaggio condotto da Gallup, sempre più ucraini vogliono un accordo di pace. E’ una netta inversione di tendenza rispetto al 2022, l’anno di inizio della guerra, quando Gallup aveva rilevato che circa tre quarti degli ucraini desideravano continuare a combattere fino alla vittoria. Ora solo circa un quarto condivide questa opinione, con il sostegno alla continuazione della guerra in costante calo in tutte le regioni e in tutti i gruppi demografici.

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