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Caso Almasri: 5 sedute, ministri invitati a “fornire chiarimenti” e 3 voti distinti. Entro ottobre la decisione. I tempi

Il cronoprogramma ufficializzato dall'ufficio di presidenza della Giunta per le autorizzazioni della Camera
Caso Almasri: 5 sedute, ministri invitati a “fornire chiarimenti” e 3 voti distinti. Entro ottobre la decisione. I tempi
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L’esito è, chiaramente, scontato: la maggioranza “salverà” i due ministri e il sottosegretario. Con i tre giudici del Tribunale dei ministri di Roma che hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione a processare sul caso Almasri il ministro della Giustizia Carlo Nordio, quello dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario delegato ai Servizi, Alfredo Mantovano, scattano i 60 giorni di tempo per arrivare al voto dei parlamentari.

E il cronoprogramma è stato ufficializzato mercoledì mattina dall’ufficio di presidenza della Giunta per le autorizzazioni della Camera che ha deciso all’unanimità i tempi dell’esame delle carte inviate dal Tribunale dei Ministri martedì, dando di fatto l’avvio ai lavori. La Giunta terrà “almeno cinque sedute” e i tre membri del governo Meloni – indagati per la liberazione del generale libico – verranno invitati “a fornire i loro chiarimenti”. Così entro la fine di settembre sarà pronta la relazione per l’Aula: “Sia la Giunta che l’Aula esprimeranno tre voti distinti, con voto palese in Giunta e segreto in Aula la quale voterà definitivamente entro ottobre”, ende noto il presidente della Giunta Devis Dori.

Nell’atto contro i componenti del governo Nordio è accusato di rifiuto di atti d’ufficio e favoreggiamento, Mantovano e Piantedosi di favoreggiamento e peculato per l’espulsione e il volo di Stato che riportò a casa il generale Osama Almasri Njeem. Inizialmente era indagata per favoreggiamento e peculato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La sua posizione è stata archiviata. L’obiettivo del governo pare ormai evidente: non solo votare contro l’autorizzazione a procedere – “salvando” così dal processo Nordio, Mantovano e Piantedosi – ma anche presentarsi come “vittima” dei pm. A Palazzo Chigi da tempo parlando apertamente di “politicizzazione” della procura di Roma, ma Meloni e i suoi vogliono giocarsi la vicenda anche come arma di propaganda per il referendum sulla separazione delle carriere del 2026.

L’altra questione che preoccupa l’esecutivo è quella che riguarda la capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, che però non è indagata. La sua versione fornita al Tribunale dei ministri che l’ha ascoltata come persona informata sui fatti, è “sotto diversi profili inattendibile e, anzi, mendace”, scrivono i giudici nella richiesta di autorizzazione a procedere che riguarda i tre membri del governo. Ai pm della Capitale è arrivato infatti un provvedimento del Tribunale dei ministri in cui si chiede di valutare se ci siano profili penali di altri soggetti. Adesso, pertanto, la sua posizione potrebbe essere esaminata anche dalla Procura di Roma.

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