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L’avvocato filo-Israele lancia esposti a raffica contro i giornalisti critici. Il presidente dell’Ordine: “Intimidazione”

Tra le vittime delle denunce di Iuri Maria Prado i direttori di "Corriere della sera" e "Stampa"; oltre a Giovanna Botteri, Aldo Cazzullo e Luca Telese
L’avvocato filo-Israele lancia esposti a raffica contro i giornalisti critici. Il presidente dell’Ordine: “Intimidazione”
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Una valanga di esposti disciplinari agli Ordini regionali dei giornalisti di tutta Italia, in cui si ipotizzano violazioni deontologiche per dichiarazioni e articoli sulla guerra a Gaza chiedendo di adottare provvedimenti nei confronti degli autori. L’iniziativa di Iuri Maria Prado, avvocato filo-israeliano e collaboratore del quotidiano il Riformista, ha provocato la reazione del presidente nazionale dell’Ordine Carlo Bartoli, che – senza citarlo – è intervenuto con una nota per condannare “l’abuso dello strumento dell’esposto ai Consigli di disciplina nei confronti di giornalisti rei di fare il loro mestiere“. Tra le “vittime” delle denunce di Prado, postate integralmente sul suo profilo X, nomi noti come i direttori del Corriere della sera e della Stampa, Luciano Fontana e Andrea Malaguti, oltre ad Aldo Cazzullo, Giovanna Botteri e Luca Telese. Le accuse vanno dall’aver esagerato il numero di morti civili nella Striscia (Botteri e Cazzullo) all’aver consentito la pubblicazione di informazioni presuntamente false (i due direttori): tutti gli esposti si concludono chiedendo di valutare se il giornalista “si sia reso responsabile di un comportamento censurabile sotto il profilo deontologico” e “che siano adottati, in caso di accertata violazione, i provvedimenti di ragione”.

Il presidente Bartoli ha condannato il metodo in un comunicato pubblicato sul sito dell’Ordine: “In una fase di crescenti tensioni internazionali e nazionali, si sta intensificando l’abuso dello strumento dell’esposto presentato ai Consigli di disciplina nei confronti di molti colleghi colpevoli, in molti casi, solo di avere svolto il proprio dovere. Questo rinnovato attivismo di certi “presentatori seriali di esposti” ha lo scopo di intimidire e intimorire i colleghi e, come effetto secondario ma non meno importante, quello di svilire lo strumento dell’esposto disciplinare che deve essere utilizzato per segnalare comportamenti scorretti e non per cercare di mettere a tacere voci sgradite. Il pluralismo può essere talvolta indigesto, ma è l’unica alternativa al pensiero unico, a cui evidentemente certe persone sono affezionate”, ha affermato.

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